Nella seconda seduta straordinaria, il consiglio ritira il documento sul doppio incarico

Da qualunque parte la si guardi, che sia destra, sinistra o centro, l’esito della seduta straordinaria di consiglio sul doppio incarico (la seconda dopo il rinvio del 1.dicembre) sull’ordine del giorno sottoscritto da 22 consiglieri (sindaco o deputato questo il dilemma), rappresenta un fallimento. Alla fine delle chiacchiere, che ormai stanno veramente a zero, la decisione è infatti stata quella di ritirare la “carta”. Il problema però stavolta va bene oltre il numero, legale, che peraltro anche in questo caso sarebbe mancato. Se da un lato, infatti, va certamente condannato l’atteggiamento assunto dai proponenti (Pd, Fli, Mpa, Risorgimento Messinese) del documento che, ad eccezione di qualcuno, anche stavolta non sono stati presenti in aula per sostenere la propria idea, dall’altro non va trascurato l’atteggiamento di un sindaco che, seppur fisicamente presente al Comune (il giorno era stato concordato perché il sindaco non sarebbe stato a Palermo), ha deciso di non prendere parte al dibattito. Un dibattito che però, lo ribadiamo, si è trasformato nell’ennesima farsa anche a causa di quanti lo hanno voluto e poi “boicottato”. Ecco perché, come sottolineato, da qualunque parte la si guardi, l’odierna seduta ha rappresentato una beffa nei confronti di una città che, al di là di semplici questioni politiche, qualche risposta in più vorrebbe averla e dovrebbe pretenderla.

Tornando alla “cronaca” dei lavori, se tali possono essere definiti, la maggior parte degli interventi – col senno di poi da considerare inutili visto il ritiro del documento – sono stati diretti a condannare l’atteggiamento assenteista di Buzzanca, (Carreri, Caliò Pergolizzi, David). In fase di dichiarazione di voto, dopo qualche minuto di pausa, il capogruppo dell’Udc, Cilento, manifesta l’astensione del proprio partito ma si dichiara disposto a non abbandonare l’aula per mantenere il numero legale; il capogruppo del Pdl, Capurro, propone il rinvio a patto che nella prossima seduta siano presenti tutti i 22 consiglieri firmatari; Calabrò, infine, avanza la proposta, accordata, di ritirare il documento, ma tenendo a specificare che «non c’è più bisogno di votare perché la farsa è già ampiamente esaurita. Gli attori però non siamo noi, i 22, perché protagonisti e interpreti sono da un lato la maggioranza e dall’altro l’amministrazione». Cala il sipario, gli attori, i pochi rimasti, tornano dietro le quinte. Per fortuna non ci sarà un “tris”, il bis è stato indigesto. (ELENA DE PASQUALE)