Progetto edilizio Pompei, il Tar dà ragione al “territorio”: rigettata la richiesta di sospensiva della concessione

La giustizia è stata dalla parte del territorio. Sono in tanti, questa mattina, a festeggiare per il “verdetto” dei giudici del Tar di Catania che hanno rigettato la richiesta di sospensiva del provvedimento di diniego della concessione edilizia per l’area dei campetti di Pompei, avanzata dal ditta Bombaci e dall’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. La vicenda è ormai nota (vedi articoli correlati), “azzerare” uno dei pochi spazi verdi e società rimasti nel territorio cittadino, per costruire l’ennesima, mastodontica palazzina. Lunga e “centrale” l’operazione svolta dal IV quartiere che, in piena collaborazione con gli abitanti della zona, ma non solo, ha avviato una battaglia sociale che ha pian piano coinvolto territorio e istituzioni.

«La legittimità amministrativa dell’atto di Diniego prodotto dal Comune di Messina – afferma con soddisfazione il presidente della circoscrizione Quero – è la conferma che la lunga azione di stimolo effettuata con i cittadini per la sostenibilità degli interventi di nuova edificazione in assenza di infrastrutture viabilistiche, per la tutela delle aree destinate alla socialità e allo sport, per la riduzione del consumo di suolo e non in ultimo per l’attenzione agli elementi di pregio architettonico rappresentati dal santuario di Pompei. Quando il buon senso delle analisi, la correttezza delle ragioni e la linearità procedurale riescono a coniugarsi, sicuramente è l’intera comunità Messinese che ne trae vantaggio per il presente e per suo futuro».

A commentare anche il consigliere Armando Hyerace, che coordina il Comitato Pro Pompei nell’azione legale: «Seppur è stato inferto un primo e simbolico “colpo” all’imponente progetto residenziale, è comunque necessaria una seria riflessione non solo sullo stato dell’intera zona, ma anche su tutte quelle aree della Circoscrizione violentate in questi anni da sproporzionati interventi edilizi – si pensi ai complessi residenziali di via del Pozzo o al complesso realizzato alle spalle dell’Archimede – non supportati da quelle opere viarie necessarie e funzionali, in primo luogo, alla sicurezza di tutti i residenti».

Secondo quanto emerso, alla base della decisione dei giudici, l’inadeguatezza dell’unica via d’accesso al nuovo edificio, la via delle Mura, per sostenete il carico veicolare derivante dal nuovo insediamento. A difendere la ditta Bombaci, il legale Carmelo Briguglio, cui si sono opposti il Comune, difeso dall’Avv. Bonaventura Candido e da un gruppo di cittadini residenti in Via delle Mura, costituiti in Comitato civico, difesi dal Prof. Avv. Antonio Saitta, che non nasconde il suo compiacimento: «Sono soddisfatto per questa prima risposta del Tar, si tratta di un riconoscimento significativo per una battaglia condotta in questi anni dai residenti della zona e dal Consiglio circoscrizionale, per impedire un intervento edilizio che, non solo avrebbe privato la comunità di uno storico luogo di aggregazione, ma avrebbe aggravato notevolmente le già precarie condizioni di transitabilità dell’unica strada di accesso agli edifici esistenti, con tutte le conseguenze del caso in tema di sicurezza pubblica. Si tratta – prosegue il difensore del Comitato civico –, di una pronunzia destinata ad affermare un importante precedente interpretativo del P.R.G. di Messina perché, in mancanza di adeguate opere di urbanizzazione, non è possibile rilasciare concessioni edilizie ancorché il Piano indichi i terreni interessati come astrattamente edificabili». (EDP)