Il Movimento Cinque Stelle “smonta” il piano di riequilibrio pluriennale. Oggi il voto in Aula

Al Consiglio Comunale restano poche ore di tempo per approvare il piano di riequilibrio pluriennale 2013 – 2022, da cui dipende l’accesso al Fondo di rotazione istituito dal Governo ed al salva-comuni varato dalla Regione. Sommando le somme stanziate da Roma e Palermo per il Comune di Messina, dovrebbero arrivare in riva allo Stretto circa 83 milioni di euro: i 50 milioni di euro statali dovranno essere restituiti in 10 anni; i 33 milioni di euro regionali nei prossimi 5 anni. Il documento predisposto dall’area economico-finanziaria di Palazzo Zanca è approdato in Consiglio comunale già venerdì scorso, con il parere favorevole dei revisori dei conti (vedi correlato), oggi sarà il giorno del dibattito e della votazione. In attesa del responso dell’Aula, si registra la bocciatura del piano da parte del Movimento cinque stelle che, in vista delle ormai vicine elezioni ammnistrative, comincia a d entrare nel merito delle questioni locali.

I “grillini” temono che «questo piano avviso metterà a dura prova i già miseri bilanci familiari di molti nostri concittadini. Il problema fondamentale che riscontriamo – scrivono in un comunicato – è che non esiste una quantificazione chiara e precisa dei debiti del comune, in particolare mancano dati certi riguardanti l'ATM e le altre aziende partecipate, oltre i debiti fuori bilancio al 31 dicembre 2012. Quindi, mentre da un lato manca la certezza della spesa dall'altro vi sono solo stime e speranze per nuove entrate che ancora non hanno visto dalla loro atti amministrativi concreti».

Secondo il Movimento cinque stelle «risulta impossibile valutare con certezza la percentuale di rientro annua rispetto al debito complessivo, requisito richiesto tra l'altro dal TUEL, Testo Unico degli Enti Locali. Nel piano di rientro – spiegano – sono esclusivamente indicate le norme di indirizzo rispetto alle misure che il comune vorrà prendere e vengono inoltre esposte solo delle valutazioni economiche circa le maggiori nuove entrate e minori spese da realizzare, come si evince, ad esempio, dalle entrate previste per le alienazioni immobiliari» .

Il Movimento cinque stelle è, inoltre, convito che la cura avrà gli stessi effetti del male che si vuole evitare: «si osserva infatti che, nel piano di rientro, le tariffe delle vecchie e delle nuove tasse che i cittadini dovranno pagare sono portate ai massimi livelli, cosa paventata da molti solo in caso di procedura di dissesto, così come l'impossibilità di mantenere i livelli occupazionali attuali sia diretti che indiretti del comune. Pertanto, le paure di quanti hanno utilizzato questi argomenti in passato per sponsorizzare il NON dissesto si sono avverate comunque».

I “grillini” entrano, dunque, nel dettaglio del piano di risanamento e contestano la misura n°2, giudicata «inefficace», per le seguenti ragioni: « il passaggio dall'8.82% al 36% della copertura per i servizi a domanda individuale non sembra credibile, almeno nei termini indicati, a causa degli aumenti che dovranno necessariamente ricadere sui cittadini. Questi aumenti, come quelli riguardanti la refezione scolastica e l'assistenza agli anziani, non sono sostenibili dai messinesi. Questi aumenti si sommano a quelli previsti per le tariffe dell'acqua (per la quale paventiamo profili di illegittimità), dei trasporti pubblici e dei parcheggi a pagamento». In realtà, l’aumento del 36% dei servizi a domanda individuale è espressamente previsto dalla legge per quegli enti, come il Comune di Messina, strutturalmente deficitari. Tra l’altro il ragioniere generale Ferdinando Coglitore ha spiegato, qualche giorno fa in Commissione bilancio che, per evitare un’eccessiva contrazione della domanda di tali servizi, ne diminuirà del 10% il costo complessivo, applicando l’aumento del 36%, obbligatorio per legge, al nuovo prezzo.

Il giudizio del MoVimento 5 Stelle sul documento è “impietoso”: «questo piano di rientrosembra non un documento di programmazione contabile ma semplicemente un atto politico per evitare di analizzare i reali debiti dell'ente, prendere tempo e proteggere poteri forti che vantano crediti nei confronti dell'amministrazione. Inoltre, con tale scelta si tenta di continuare a proteggere la classe politica e dirigente che ha causato questa situazione».

I “grillini” criticano anche il ritardo con cui si è arrivati alla discussione del documento: «siamo arrivati come sempre all'ultimo giorno utile, all'ultima seduta utile per deliberare in favore del piano di rientro redatto, in modo da impedire un confronto serio tra le forze politiche per emendare o riscrivere il piano di rientro. La paura a questo punto – concludono- è quella di ritrovarsi in una fase delicatissima della procedura di dissesto, o di accesso ai fondi di rotazione, in piena campagna elettorale e che questa manovra venga utilizzata e cavalcata dalle forze politiche in campo proprio a fini elettorali». (DLT)