La replica di Sciacca: “Rimosso perché scomodo. Saranno felici di avermi tolto dai piedi”

E’ in ferie “forzate” fino al 17 novembre, in attesa di un incarico che chissà quando arriverà. Si disse che sarebbe stato trasferito all’Urega, l’ufficio regionale per le gare d’appalto, ma al momento questa nomina non c’è e desta sempre maggiori perplessità.

L’ing. Gaetano Sciacca riserva le prime critiche a Crocetta ed al meccanismo regionale che gli gira intorno. “Un meccanismo molto raffinato – afferma – che mi ha esautorato con la promessa di un ipotetico e futuribile incarico all’Urega. La rotazione doveva riguardare tutti e alla fine ha riguardato solo me, sono stato messo da parte dopo aver fatto il mio dovere, riconosciuto da tutti. Per la mia nomina all’Urega servirebbero tutta una serie di passaggi che negli ultimi mesi non sono mai stati neppure avviati. Doveva andare in giunta regionale per essere approvata, poi alla prima commissione affari istituzionali e infine era necessaria la firma di Crocetta. Finora nulla di tutto ciò e nutro seri dubbi sul fatto che possa accadere nei prossimi mesi. Per dirigere l’Urega serve la laurea in giurisprudenza, ma io sono un ingegnere. Mi hanno inviato una lettera in cui mi dicono che merito un incarico più prestigioso ma nel frattempo non posso fare niente. Se continuo ad essere pagato per non fare niente si configura anche un danno erariale. Avrei preferito mi si dicesse che mi mandavano da un’altra parte perché avevo rotto le scatole. Così, invece, è offensivo, mortificante e umiliante”.

Non si meraviglia dei toni utilizzati dall’Ordine degli Ingegneri e, del resto, i rapporti tra le parti non sono mai stati idilliaci. Risponde a muso duro alle accuse lanciategli e rivendica quanto fatto negli ultimi anni a difesa del territorio. “Ho sempre cercato il dialogo con tutti – prosegue Sciacca – ma mentre l’Ordine degli architetti ha avuto la capacità di rinnovarsi, quello degli ingegneri persevera sulle proprie ataviche posizioni. Sono stato un antesignano dell’idea del consumo di suolo zero, la stessa che oggi viene propugnata in tutta Italia. Il futuro del Paese è nella rigenerazione urbana, nel recupero edilizio e nella messa in sicurezza. Le alluvioni degli ultimi anni hanno lanciato segnali ben precisi. La nostra linea, quella di non aggredire il territorio, in particolare le colline e il mare, è stata sposata da tutti a livello nazionale. Evidentemente non dev’essere piaciuto il fatto di aver bloccato centinaia di lottizzazioni e di costruzioni non compatibili con l’assetto del territorio. Siamo andati contro gli interessi di alcune persone, ma se non avessimo agito in questa direzione ci saremmo ritrovati, ad esempio, tutta la vallata del torrente Trapani cementificata, per non parlare della linea di costa e di tante altre opere scellerate”.

Va orgoglioso soprattutto di quanto fatto a Giampilieri, Scaletta e nelle zone limitrofe, l’opera di ricostruzione del post alluvione. “Mi hanno criticato persino su questo, dicendo che si è usato troppo cemento – riprende -. Ma come si può confondere il cemento di nuovi palazzi con il cemento per la messa in sicurezza e la protezione del territorio? Sono state realizzate opere innovative e complesse, che vengono prese a modello in tutta Italia, ed anche in tempi brevi se si considera quanto di solito passa per le opere pubbliche. Ho contrastato le new town, che a L’Aquila sono costate miliardi, e adesso la magistratura le ha poste sotto sequestro perché se ne stanno cadendo a pezzi. Nel corso dell’ultima udienza sul processo per l’alluvione, sono stati sentiti i consulenti tecnici d’ufficio, luminari chiamati da diverse parti d’Italia. Il giudice ha chiesto quali lavori andavano fatti per evitare la tragedia e i consulenti hanno risposto che andavano fatti quelli che abbiamo realizzato. Pochi giorni fa, durante la commemorazione del 1. ottobre, ho ricevuto un lunghissimo applauso. La soddisfazione è quella della gente che mi ferma per strada e mi rivolge la sua stima”.

L’ultimo "pensiero" è per il suo successore, l’ing. Leonardo Santoro. “Ho sentito che vuol dare risposte senza veti – conclude Sciacca – e che vuole sbloccare l’articolo 32 della legge regionale 7/2003. E’ scellerato permettere di iniziare a costruire lo stesso giorno in cui si depositano i calcoli, senza che l’ufficio possa fare l’istruttoria in tempi ragionevoli”.

(Marco Ipsale)