Ricorso al Tar, i firmatari dell’appello a Calabrò si rivolgono ai consiglieri

I firmatari dell’appello a Felice Calabrò affinché prenda le distanze dal ricorso al Tar, dopo la replica di Paolo David e Giuseppe Santalco, rilanciano e la prossima settimana chiederanno un incontro ai consiglieri comunali.
“Noi firmatari dell’appello- scrivono- riteniamo Felice Calabrò capace di riprendersi l’iniziativa politica se saprà rinunciare ad una speranza di successo politicamente cinica, perché confidando nella decisione di un magistrato disconosce il giudizio sovrano degli elettori, inappellabile in uno stato di diritto”.
Il gruppo di messinesi nei giorni scorsi ha avviato una raccolta di firme per sottoscrivere l’appello a Calabrò, invitandolo a prendere le distanze e rinunciare al ricorso al Tar, dissociandosi pubblicamente da quanti hanno deciso di rivolgersi alla giustizia amministrativa. “L’elezione di Accorinti- si legge nell’appello- non è stata l’effetto di errori di scrutatori e presidenti di seggio certamente impreparati, ma è conseguenza della volontà civica di liberarsi di un potere vorace e incapace”.
Alla lettera dei cittadini hanno replicato i capigruppo di Pd e Felice per Messina Paolo David e Giuseppe Santalco, ricordando che Calabrò deve comunque rispondere a quel 49,94% dei messinesi che lo ha votato al primo turno e “che ha creduto e ancora crede in lui come sindaco”.
A queste dichiarazioni arriva oggi la risposta dei firmatari che nei prossimi giorni si rivolgeranno direttamente ai consiglieri comunali ed ai partiti per capire quali siano i costi (non solo economici) che derivano da questa vicenda.
“ David e Santalco- si legge nella replica- considerano il secondo turno come un insipido effetto facilmente revocabile del primo. Il ballottaggio invece è un’elezione nuova e assoluta che non si limita ad eleggere un sindaco di riserva. In base all’art. 50 della Costituzione chiediamo al Consiglio comunale di valutare i costi derivanti da questa operazione in termini: di tempo (se mesi o anni), opportunità di ripresa perse, impossibilità per l’amministrazione comunale di programmare e assumere impegni per il timore di non poterne garantire l’adempimento”.
In realtà, quest’ultimo punto si presta ad una serie di obiezioni, prima fra tutte quella che un’amministrazione comunale non opera in base a quanto tempo sa di poter essere in carica, ma in base al programma per il quale è stata eletta. Se così non fosse darebbe segnali di debolezza e scarsa determinazione.
“Quest’appello- sottolineano i firmatari- è un’iniziativa di democrazia partecipativa con cui i cittadini rivendicano il diritto di chiamare i politici a rendere conto con argomenti razionali e motivazioni convincenti delle loro scelte. Una candidatura bocciata nelle urne non può ora affidarsi per prevalere ad un artificio da legulei, perché sarebbe uno snaturamento del concetto di rappresentanza politica”.
Rosaria Brancato