Concessa la cittadinanza italiana al messinese Anthony Farina, condannato alla pena capitale

Anthony Farina, la cui famiglia è originaria di S. Stefano di Camastra, da 20 anni attende la sua fine nel braccio della morte alla Union County Correctional Institution di Raiford per una rapina commessa a Daytona Beach, in Florida.

Aveva 18 anni quando, il 9 maggio 2002, in compagnia del fratello sedicenne Jeffrey, rapinò un fast food “Taco Bell”.
Dopo aver svuotato la cassaforte e legato i 4 impiegati, li condussero nella cella frigorifera.
Fu in quell’istante, così come raccontano gli atti processuali, che Jeffrey decise di uccidere e sparò in faccia a Derek Mason, al petto Gary Robinson Robinson ed alla testa Michelle Van Ness e, dopo che la pistola si era inceppata, accoltellò Kimberly Gordon.
Il giorno successivo Michelle Van Ness morì in ospedale a seguito delle ferite d’arma da fuoco mentre gli altri tre se la cavarono.
I fratelli Farina vennero arrestati poche ore dopo l’assalto al fast food ed al processo di primo grado la Corte Suprema condannò entrambi alla pena di morte.
Otto anni dopo Jeffrey ottenne la grazia e la commutazione della pena capitale in ergastolo visto che all’epoca dei fatti era minorenne.
Anthony, invece, pur non avendo sparato né ferito alcuno dei presenti, fu condannato alla sedia elettrica e da allora è in attesa della sua fine.
Attualmente il caso è pendente presso la Corte federale degli Stati Uniti d’Appello per il Undicesimo Circuito che ha concordato la revisione del caso e dovrà valutare se una nuova giuria debba considerare il fatto che Jeffrey, autore materiale dell’omicidio, è oggi all’ergastolo e giudicare anche la correttezza del comportamento del pubblico ministero nel corso del processo di primo grado.
Qualora anche questo appello fosse respinto l’ultima spiaggia sarebbe costituita dalla richiesta della clemenza al Governatore della Florida; una speranza tenue, quest’ultima, visto che l’ultimo caso in cui venne concessa risale al lontano 1983.

Ad ottobre è partita la campagna “Anthony non deve morire”, sostenuta da Amnesty International, “Nessuno tocchi Caino”, Comunità di Sant’Egidio e dal Partito Radicale.

Il primo risultato è stato raggiunto. Il consolato italiano a Miami, il 2 novembre scorso, gli ha riconosciuto la cittadinanza italiana ed ha rilasciato il passaporto permettendo così al governo Monti di intervenire sulle autorità statunitensi per fermare l’esecuzione capitale e chiedere l’estradizione di Anthony Farina che, se concessa, gli permetterebbe di scontare la pena alternativa in Italia, secondo modalità e tempi stabiliti dalla magistratura italiana, visto che qui dovrebbe rispondere solo del reato di rapina a mano armata.

Anche il sindaco di S. Stefano di Camastra, luogo in cui abitano ancora alcuni parenti di Anthony, si sta impegnando per evitare il terribile epilogo del caso. Recentemente il primo cittadino ha scritto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e a Papa Benedetto XVI, per chiedere il loro intervento.
“Se c’è la sua volontà, noi saremmo ben lieti di accoglierlo” – sostiene Francesco Re – “e pur riconoscendo la gravità dell’accaduto dobbiamo sostenere la causa di un uomo che non è stato autore del grave fatto di sangue per cui è condannato. Ad oggi sono soddisfatto per l’impegno profuso dalle Istituzioni, tramite l’Ambasciata e il Ministero degli Esteri, che ha portato alla concessione della cittadinanza. Noi ci siamo mossi con il parroco e abbiamo rapporti e collegamenti con le associazioni, con l’onorevole Elisabetta Zamparutti, anche con l’associazione di don Ciotti. La nostra non sarebbe solo un’accoglienza sulla carta, per ragioni di residenza e documenti, ma vorremmo offrirgli un’opportunità per il suo futuro”.

(Giuseppe Spano’)