“Moffi, cauci, pugna e tumpulati”… a piazza Cairoli

Sarà capitato anche a voi di attraversare Piazza Cairoli il sabato pomeriggio, chissà quante volte la vostra attenzione sarà stata attirata da “branchi” di ragazzi esagitati che si aggirano nei paraggi, come lupi, a caccia di preda. Ebbene, non è il caso di fare il riassunto delle puntate precedenti, negli scorsi mesi (se non anni) sono già stati raccontati, ascritti e archiviati episodi di estrema gravità, fatti di cronaca “nerissima” accaduti durante le notti, sempre più “brave” e sempre più buie, della movida messinese. Ma se sulla notte le luci si spengono è inspiegabile come nei pomeriggi luminosi di primavera continuino a ripetersi aggressioni a tutto spiano, in piena strada e in pieno centro, davanti agli occhi di adulti indolenti: non sacciu nenti e non visti nenti è l’humus di una sottocultura becera che tende ancora a proliferare. E’ accaduto anche lo scorso sabato, alle 18:30 circa, allorquando quattro ragazzi che passeggiavano sulla via Garibaldi, nei pressi di Piazza Cairoli, sono stati aggrediti da una di queste bande di bulli o criminali, circa una decina, con “fimmineddi” al seguito. I malcapitati, incrociati sul loro cammino, sono stati fermati e pestati di brutto, senza apparente motivo. Uno di loro è stato soccorso dal 118 e trasportato di urgenza in ospedale, dimesso solo in nottata, senza riportare, per fortuna, gravi lesioni.

Malgrado il tempestivo intervento delle forze dell’ordine, del “branco” non è rimasta traccia, se non la testimonianza di un poliziotta svedese, che si trovava in zona per caso; l’unica che è riuscita in qualche modo a descrivere ai carabinieri quanto accaduto. Eppure da tempo ormai sono frequenti le aggressioni a giovani e meno giovani in zona centro: chi viene scippato del cellulare, chi dei pochi spiccioli che ha in tasca, chi addirittura del proprio giubbotto, tutto questo, il più delle volte, a suon di "cauci, pugna e tumpulati" e non solo. Per queste effimere azioni di violenza, questa volta, non possiamo estrarre dalla fondina l’arma del pregiudizio: gli attori non sono gli invasori extracomunitari. In queste storie di ordinaria guerriglia sono coinvolti altri protagonisti, criminali autoctoni, teppisti indigeni.

Tutti si danno appuntamento in pieno centro: Piazza Cairoli è terra di conquista per queste piccole bande emergenti, il domicilio coatto degli scalmanati, della delinquenza minorile e non solo, il nostro Bronx che brucia: «There it is, ladies and gentlemen, the Bronx is burning» ("È così, signore e signori, il Bronx sta bruciando"). A differenza della famosa frase pronunciata dal telecronista Howard Cosell negli anni settanta, durante la diretta televisiva di una partita di football americano, per raccontare ciò che stava accadendo in tempo reale nel famoso quartiere newyorkese, non suscita scandalo che anche a Messina questi episodi siano ormai di una frequenza inarrestabile, suscita sdegno e rabbia come tutto questo non faccia più notizia, come questi atti di fanatica prepotenza e di estrema brutalità vengano tollerati e assimilati con normale e consueta abitudine, non solo dai cittadini ignavi e indifferenti, ma anche dalle istituzioni e dalle forze dell’ordine che non hanno ancora messo in atto alcuna azione efficace per prevenire fenomeni di tale incivile indecenza. C'ama ffari? Aspettiamo prima il morto?