Crac Demoter, il Riesame conferma gli arresti dei Borella

No secco del Tribunale del Riesame ai ricorsi degli avvocati. E' andato a vuoto, per gli arrestati dell'inchiesta sul crac Demoter, il passaggio davanti al TdR. Il collegio ha respinto le istanze, confermando in todo le ordinanze siglate dal Gip Maria Luisa Materia per Carlo E Zelinda Borella, il padre Benito, familiari e collaboratori. Il costruttore quindi resta in carcere, e restano ai domiciliari le altre sette persone coinvolte. L'accusa è per tutti di bancarotta fraudolenta.

Era andata meglio ai commercialisti indagati: tre su sei di loro sono tornati a lavoro, mentre il Gip aveva confermato l'interdizione temporanea dalla professione per gli altri tre.

Per il momento, peró, la magistratura messinese sembra avere una direzione univoca sulla vicenda: prima di far fallire la Demoter, la famiglia Borella ha messo in salvo una parte del patrimonio, spezzettando l'impresa con successivi cessioni di ramo d'azienda. Tutto ció a scapito dei creditori.

Una tesi sempre respinta dai Borella, che rivendicano la regolarità dell'operazione Cubo, cioé l'impresa inizialmente "destinataria" dei mezzi della Demoter, così come le successive cessioni, che sarebbero state effettuate salvando le garanzie dei creditori.

Non la pensano così il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, i sostituti Antonio Carchietti e Fabrizio Monaco, né il capo della Squadra Mobile Giuseppe Anzalone. Sono stati loro a scoprire che Carlo Borella, malgrado le interdittive antimafia e le istanze di fallimento, continuava a controllare le società nate dalle cessioni Demoter.

Un'impresa, la holding della famiglia Borella, che ha partecipato ad appalti in tutto il mondo. Fondata da Benito Borella, é passata poi alla gestione di Zelinda. Ben presto le è subentrato anche Carlo. Tra i molti lavori realizzati a Messina, anche il lotto per il completamento degli svincoli Giostra – Annunziata. Appalto passato poi nel 2010 all'impresa Ricciardello di Brolo, con una serie di perizie, ora all'attenzione dell'assessore comunale De Cola e del dirigente Mario Pizzino per via delle cifre lievitate vertiginosamente.