Gettonopoli, ecco le “condotte truffaldine” per accaparrarsi gettoni di presenza e indennità (VIDEO)

Si presentavano alle sedute delle Commissioni giusto il tempo per firmare, e quindi intascarsi i gettoni di presenza. Qualcuno di loro, velocissimo, impiegava solo 20 secondi per mettere nome, cognome e poi fuggire via. Talvolta era proprio uno scambio di favori, così qualche consigliere si ritrovava a firmare per il “collega” dello stesso gruppo o del capo gruppo, senza aver alcuna delega per farlo. Sui verbali, il numero legale veniva dichiarato, anche se poi le aule rimanevano praticamente deserte. E’ esploso anche a Messina il calderone di Gettonopoli che, stamani, ha lanciato nella bufera gran parte del Consiglio Comunale della città. Ventitre in tutto gli indagati nella maxi inchiesta coordinata dal Procuratore Aggiunto Vincenzo Barbaro e dal Sostituto Diego Capece Minutolo. Dodici i Consiglieri Comunali che adesso avranno l’obbligo di presentarsi alla Polizia Giudiziaria. Si tratta di Carlo Abbate, 56enne del PDR, Piero Adamo, 32enne del Movimento Siamo Messina, Pio Amadeo, 44enne del Movimento Articolo 4, Angelo Burrascano, 56enne del Movimento Il Megafono, Giovanna Crifò, 55enne del Partito Forza Italia, Nicola Crisafi, 38enne del Nuovo Centro Destra, Nicola Cucinotta, 44enne del Partito Democratico, Carmela David, 50enne del Partito Udc, Paolo David, 48enne del Pd, Fabrizio Sottile, 32enne capogruppo del Movimento Siamo Messina, Benedetto Vaccarino, 44enne del Pd, Santi Zuccarello, 35enne del Movimento Progressisti Democratici. Per tutti loro, a vario titolo, i reati contestati sono truffa aggravata, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e abuso di ufficio.

L’INCHIESTA. L’inchiesta scatta nel novembre del 2014 e riguarda un arco temporale che copre 3 mesi (novembre 2014 – dicembre 2014 – gennaio 2015). In tutto quell’arco di tempo, i consiglieri non sapevano che, nelle aule in cui avrebbero dovuto essere, i poliziotti della DIGOS stavano riprendendo tutto. Intercettazioni ambientali e video che testimoniano, inequivocabilmente, tutto quello che accadeva durante le sedute delle Commissioni consiliari permanenti. Immagini chiare e nitide che riprendono le presenze “lampo” dei molti consiglieri che arrivavano, firmavano e se ne andavano con l’unico obiettivo di accaparrarsi poi il gettone di presenza. Qualcuno è stato intercettato mentre diceva: “………….gliel’ho spiegato non si pesa su questo, compare, io lo voglio il coso, devo raggiungere 40 presenze……….non va pesato sul gettone di presenza il lavoro, non è il gettone di presenza, non è la commissione, perché nella commissione non fai un c….”. Qualcun altro: “ ……….il gettone diventa un modo per avere l’indennità che ci vuoi fare…me la devi riconoscere….. è fatto così ma io la devo avere l’indennità”. Comportamenti non occasionali, i loro, così come risulta dalle indagini, ma ben collaudati nei tre mesi presi in considerazione dall’inchiesta.

IL MAGICO AUMENTO DELLE SEDUTE. Nel settembre del 2013, dopo l’elezione dell’attuale Consiglio Comunale, il gettone dei consiglieri comunali era diminuito da 100 a 56 euro, fermo restando l’indennità mensile massima di 1.529 che però, nel dicembre del 2013, era aumentata a 2.184 euro. Il modo per raggiungerla era uno: avere un minimo di 39 presenze mensili. A partire da quella data, i consiglieri si sarebbero così attrezzati al meglio con presenze in commissioni, aumenti delle sedute ed apposizioni di sottoscrizione in sostituzione del capogruppo. “Vari sotterfugi – si legge – per comprovare la propria partecipazione alle sedute delle commissioni consiliari permanenti”.

IL RUOLO DEL COMUNE. Una condotta, quella dei Consiglieri, che avrebbe addirittura indotto in errore il Comune di Messina. Apponendo le loro firme lampo, infatti, loro stessi hanno fatto apparire la loro presenza come reale ed effettiva, quando in realtà non era così. L’unico vero scopo era quello di ottenere poi il gettone di presenza. Secondo il regolamento comunale, la legge regionale e il Testo Unico degli Enti Locali, infatti, per avere i gettoni di presenza bisogna dimostrare di aver effettivamente partecipato alle commissioni consiliari. Tuttavia, rimanere giusto quei 30 secondi per mettere la firma ed andarsene, non equivale a partecipare alle sedute. “Uno strumento subdolo – si legge nell’ordinanza – con il quale il consigliere di turno, strumentalizzando la funzione ricoperta, prende la presenza all’evidente ed unico fine di percepire l’indennità”.

LE INDENNITA’. Attraverso questo giochino, quei consiglieri che erano anche lavoratori dipendenti ottenevano l’esonero dal recarsi sul posto di lavoro e, al contempo, facevano percepire l’indennità al loro datore di lavoro. Tutto a danno delle casse del Comune e, di riflesso, dei cittadini. "Ciò che animava i consiglieri – ha dichiarato il Questore Cucchiara – era solo il bonus legato al raggiungimento del gettone e delle indennità. Utilizzavano le casse comunali come bancomat personali, altri soldi di cittadini messinesi che vanno via". Il danno patrimoniale, accertato per 3 mesi, è di oltre 37mila euro.

FIRMA ANCHE PER ME. Capitava che consigliere firmasse anche per chi non c’’era. Una sorta di scambio di favori per cui uno firmava per il collega dello stesso gruppo o per il capogruppo, senza averne la delega. La Digos è riuscita ad immortalare questa discussione: “………..io spesso e volentieri mi sostituisco con la XXXX tanto la XXXX non c’è mai e sostituisco lei perché tanto quella c’è poco, c’è soltanto alle 8 e mezza…. Oppure….il Capogruppo…. quando riesco…..”. Dalle indagini è anche emerso che, talvolta, è stata dichiarata a verbale l’esistenza falsa del numero legale, consentendo così di approvare illegittimamente i verbali della seduta precedente. In un’altra intercettazione, un consigliere afferma “………….io voglio questa c…. d’indennità! A me di fare le commissioni non me ne f…. niente, io voglio l’indennità……”. Ne veniva fuori un sistema secondo cui le prime convocazioni delle sedute delle commissioni, sempre deserte, facevano scattare il gettone di presenza anche ai consiglieri poi assenti alle seconde convocazioni. “Un sistema complesso e sistematico di condotte truffaldine – si legge ancora nell’ordinanza – che appare di particolare disvalore, considerato che ha inciso sulle già dissestate casse del Comune di Messina, rispetto alle quali i consiglieri coinvolti non hanno avuto alcuna remora, essendo mossi dall’unico intento di intercettare i gettoni di presenza. (Veronica Crocitti)