Crocetta: “Ci sono deputati che hanno incompatibilità grandi come i grattacieli”

"Nel settore della formazione c'è una incompatibilità per alcuni deputati, legati direttamente agli enti grande quanto un grattacielo. Sui familiari fino al terzo grado, invece, la normativa regionale è omissiva". Rincara la dose il presidente Crocetta dopo la bufera scatenata dalla trasmissione Report sulla formazione e se ieri ha annunciato di voler bloccare i pagamenti agli Enti legati a deputati regionali oggi va oltre, con riferimento alla normativa in materia d’ incompatibilità, rilevandone alcune lacune che son servite da alibi "E' stata fatta una legge per gli enti locali che prevede incompatibilità persino per i consiglieri comunali del paesino più sperduto della Sicilia- dichiara- ma non per i familiari dei deputati. Per questo proporrò una legge sulle incompatibilità per deputati, assessori e dirigenti sulle orme di quella in vigore per i Comuni. Queste incompatibilità dissipano il bilancio della regione. Chi ci dice se quando viene approvato il bilancio non vengono fatti abusi nella ripartizione delle risorse proprio alla luce di queste incompatibilità?" Nel mirino delle verifiche Crocetta ha inserito anche l’ormai nota tabella H, quel calderone dove confluivano tutte le prebende per enti ed associazioni vicini ai singoli deputati e sulla cui distribuzione vigeva una sorta di par condicio tra partiti. Nei programmi del governatore c’è anche la costituzione di una task force che vigili su ogni forma di spreco, con particolare attenzione al sistema dell’utilizzo dei fondi europei divenuto un pozzo talmente profondo ed insondabile da spingere l’Unione Europea a inviare ispettori in queste ore per far chiarezza sull’uso delle risorse comunitarie.

Il presidente della Regione quindi vuol accendere i riflettori su incompatibilità ed ineleggibilità, perché la prima può sanarsi con le dimissioni dall’Ente, l’ineleggibilità non è sanabile. Il messinese Fortunato Romano, eletto deputato regionale nell’Mpa, fu dichiarato ineleggibile perché non si era dimesso in tempo dalla carica di Presidente dell’Efal in seguito ad un ricorso presentato da Santi Catalano.

La legge regionale 29/1951 all’art.10, indica i casi d’ineleggibilità: per coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali, amministratori e dirigenti di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato o con la Regione per contratti di opere e per i rappresentanti, amministratori e dirigenti di società ed imprese volte al profitto di privati, che godano di contributi, concorsi, sussidi o garanzie da parte dello Stato o della Regione. Nel caso di Romano la Cassazione, con sentenza del luglio 2010 chiariva le motivazioni alla base della norma,volta “a garantire la par condicio tra i vari candidati e, dunque, ad evitare che tali soggetti possano assumere una posizione di privilegio rispetto agli altri, proprio in ragione dell'attività da loro svolta all'interno dei predetti enti, sì da essere potenzialmente in grado di influenzare la volontà degli elettori, con l'uso strumentale degli enti di cui gli stessi amministratori e sui quali incide in vario modo la Regione per il cui organo legislativo essi si candidano”.

La bufera si sta abbattendo su una galassia, quella della formazione, che ha i suoi pianeti anche a Messina, una costellazione di Enti collegati a Francantonio Genovese e Franco Rinaldi. In riva allo Stretto non mancano le reazioni alla vicenda.

“Avete sentito la (non) risposta, da consumato dribblatore, data da Francantonio Genovese, a Report- scrive Giusy Furnari, coordinatore del circolo Libertà e Giustizia- e le impunite dichiarazioni fatte dal cognato, il deputato regionale Franco Rinaldi, il quale ha rivendicato come legittimo l’uso elettorale dei fondi della formazione gestiti da enti che fanno capo a suoi familiari? Cosa ne pensa Rosario Crocetta lo sappiamo dalla sua presa di posizione. Aspettiamo di sapere cosa ne pensa Bersani. Noi crediamo che tutti i cittadini, che guardano con speranza alla “rivoluzione della dignità”, non debbano restare muti e indifferenti di fronte a queste oltraggiose affermazioni. In città ancor più che altrove è necessario che si apra un dibattito che metta in discussione ciò che si vuol promuovere come “bene comune” e quali debbano essere i nostri rappresentanti istituzionali”. Chiaro il riferimento a Bersani, candidato premier del centro-sinistra e che proprio a Messina e proprio grazie a Genovese ha superato il tetto del 74% dei consensi.

Cosa ne pensano i renziani messinesi lo sappiamo da settimane, dal momento che in piena campagna per le primarie, chiesero ufficialmente a Crocetta “l’azzeramento del sistema formazione,nelle logiche, nei modi, nelle pratiche gestionali e nei metodi di finanziamento”. Oggi i Comitati Adesso per Renzi rilanciano riprendendo il comunicato rimasto inascoltato e nel quale s’invitava anche ad un azzeramento dei progetti in itinere per riformularli alla luce delle reali esigenze professionali. I renziani chiedevano anche l’istituzione di un’Authority regionale indipendente dalla politica che vigilasse su tutta la filiera dei fondi Fes-Fesr e che le assunzioni avvenissero su bandi pubblici con selezioni aperte.

Doveva arrivare Report per sollevare il caso, peraltro già raccontato da un’inchiesta di Panorama molto dettagliata su nomi, partiti, parentele, scatole cinesi. Lo ricorda anche Reset che allo scandalo formazione dedicò il 2 agosto, pochi giorni dopo l’uscita dell’inchiesta di Panorama un incontro al Giardino Corallo, che si concluse con la proposta, tra le altre, di “Predisporre un disegno di Legge che neghi ai politici, dai consiglieri comunali fino ai deputati nazionali ed ai loro familiari a qualsiasi livello, il coinvolgimento in enti di formazione”. A quell’incontro si presentò l’allora sindaco Buzzanca, ma non si presentò Genovese.

“Ci sorprese il silenzio di molti che adesso si scandalizzano- scrive Reset- Evidentemente, “i giovani” del PD così come quelli del PDL, erano ciechi e sordi e non si sono accorti di quanto fosse “naturale” per i loro partiti fare politica acquisendo società di formazione al fine di costruire consenso ed “utilizzando” la necessità di chi cerca disperatamente una collocazione lavorativa”.

Fa riflettere il fatto che a febbraio una commissione dell’Ars, presieduta da Filippo Panarello, arrivò alle stesse conclusioni lanciando l’allarme sulle “troppe incursioni della politica” Dal ’76, data di nascita del sistema, ad oggi sono state assunte 7.500 persone, ma il 60% di queste solo dal 2000 al 2008, ed anzi il 45% del totale dal 2006 al 2008, in coincidenza con le regionali. Tutti i dipendenti della formazione siciliana rappresentano il 46% del settore a livello nazionale. Brillanti deduzioni, rimaste ovviamente sulla carta da febbraio ad oggi.

Rosaria Brancato