Lavoratori, licenziati, cassintegrati: gli auguri a chi continua a lottare per un Natale diverso

Buon Natale agli 85 ex Servirail che dormono sui tetti della stazione. Il loro posto di lavoro sui vagoni è stato cancellato insieme ai treni notte per la Sicilia, insieme a quell’Unità d’Italia costruita dai nostri padri e distrutta con un colpo di penna da Moretti. Buon Natale ai cassintegrati dei cantieri Palumbo, che hanno creduto, così come noi, che davvero l’imprenditore napoletano volesse rilanciare la cantieristica nella zona falcata e sono rimasti con un pugno di mosche in mano ed un lavoro che muore. Buon Natale alle centinaia di precari del Comune, della Provincia, degli Enti pubblici, presi con il sogno di una stabilizzazione che non arriverà mai. Buon Natale ai cassintegrati della Birra Triscele, che han dovuto dormire a Palazzo Zanca nell’aula consiliare nell’attesa che un consiglio comunale troppo “indaffarato” votasse dopo mesi e mesi una delibera per il cambio di destinazione d’uso dell’area dello stabilimento e che passeranno le feste a sperare che davvero i Faranda rispettino la promessa e in cambio delle palazzine in via Bonina riapriranno la fabbrica in un’altra zona e riporteranno gli operai al lavoro. Buon Natale a tutti i dipendenti delle cooperative sociali, quelli che non vedono stipendi da mesi anche quando il Comune liquida la fattura alla cooperativa, quelli costretti a firmare buste paga “insolite”, che non corrispondono proprio sempre sempre alla verità, quelli che manifestano per ore sotto Palazzo Zanca, ma non fanno mai mancare (i dipendenti veri….non quelli solo nominali….) il servizio alle fasce più deboli della città. Buon Natale ai lavoratori dell’Atm e di Messinambiente, che hanno una sola certezza: quella di esserlo ancora quest’anno, quanto al futuro, nessuno lo sa. Nessuna certezza non solo sugli stipendi ma sul futuro delle due aziende, sempre in bilico tra liquidazione e ricapitalizzazione.

Buon Natale ai dipendenti del Comune, perché anche per loro, un’amministrazione che sa di essere sull’orlo del dissesto ma finge di non saperlo, stringe la cinghia. Buon Natale ai licenziati di Feluca, che nessuno ricorda più, eppure hanno fatto i precari per 15 anni e poi son stati sbattuti fuori dalla porta del Comune con un trucco di magia e una falsa promessa. Un telegramma per mandarli via, due righe per dimenticare impegni presi e 15 anni di bugie. Buon Natale ai licenziati del Detective, ai forestali in eterna attesa di stabilizzazione, agli operai disoccupati della Cea, impiegati un tempo nella manutenzione delle strade e adesso dimenticati. Buon Natale agli operai dei cantieri lavoro, per i quali il futuro è a singhiozzo, dura un mese, due, forse tre e poi non è più futuro. Buon Natale alle commesse dei negozi, che neanche guardiamo in questi giorni di acquisti, mentre loro lavorano per pochi euro, magari in nero, ore ed ore e per loro sarà Natale solo quando incasseranno lo stipendio. Buon Natale ai colleghi giornalisti precari, quelli che lavorano per 3 euro a pezzo e nessuno dei lettori lo sa, a quei colleghi che non prendono lo stipendio da mesi, ma nessuno lo sa, perché si continua a lavorare lo stesso, perché se vai via, altri 10 prendono il tuo posto anche gratis, basta apparire e firmare…., ai colleghi disoccupati, per i quali il mestiere continua ad essere un sogno e una missione.

Buon Natale a quelle centinaia di disoccupati e licenziati che non conosciamo perché non sono talmente tanti da poter unirsi in piazza a protestare o perché per disperazione hanno deciso di non cercarlo più il lavoro. Buon Natale a tutti quei pensionati che fanno la fila al supermercato quando ci sono le offerte e ricordano un’Italia diversa, un’Italia migliore. Buon Natale a quei giovani costretti ad emigrare per studiare o lavorare e che tornano in questi giorni per trascorrere le vacanze con la famiglia, tra nostalgia e ricordi. Buon Natale ai nostri figli, con la segreta speranza che a loro non tocchi un giorno dover partire, per poi, magari tornare, ed accorgersi che Messina è morta, lentamente, nel silenzio, mentre tutti andavano via. Tornare e non trovare più nessuno che lotti per un Natale diverso.

ROSARIA BRANCATO