Due piccole storie controcorrente nell’oceano del marasma politico

Nella politica dei politicanti ci sono due storie che vanno controcorrente, non hanno dietrologie ma nascondono semplicemente la passione per la “Politica”, quella che spinge un cittadino qualunque, un giorno, a rimboccarsi le maniche e chiedersi cosa può fare lui per gli altri piuttosto che il contrario.

La prima l’ha scritta un giovane dirigente del Pd, Giuseppe Ciraolo, con un appello al quale ha risposto il segretario cittadino Giuseppe Grioli. La seconda l’ha scritta il consigliere provinciale Stefano Mazzeo, che nel momento in cui c’è il via vai da una stanza all’altra per andare dove soffia il vento giusto, ha lasciato l’Udc, senza polemiche, senza clamore.

Iniziamo con Giuseppe Ciraolo , dirigente Pd,neo laureato a Roma, che con una lettera aperta ha spiegato perché voterà Claudio Fava.

" Sostenere Fava vuol dire sostenere un’ idea di politica, di società, di cultura che la sinistra non può ignorare in nome di un’alleanza suicida con il peggio del cuffarismo locale. Sto con Fava perché rappresenta quella rottura che avremmo dovuto fare noi del Pd, ma l’eccesso di potere di certi personaggi ci ha messo nelle mani dell’indagato per mafia Lombardo sacrificando ideali, ignorando gli insegnamenti di La Torre e Mattarella. Inseguendo l’ Udc locale non facciamo altro che alimentare la disillusione dei nostri militanti e del nostro elettorato.

Il centrosinistra in Sicilia appoggiando Lombardo ha ridotto la politica ad affare personale e a gruppi di potere, consegnando la seconda Regione d’Italia a chi per anni ha contribuito a distruggerla.

Ho sempre creduto nella mia Terra, l’ho sempre amata, è una terra che può disporre di tutto sotto il profilo turistico, ambientale, climatico, sociale e culturale,ma per troppi decenni è stata spremuta come un limone. Abbiamo sopportato fin troppo ma ora siamo obbligati a dare una svolta, lo dobbiamo ai nostri padri, a chi crede ancora in una società migliore,lo dobbiamo a quei siciliani onesti che soffrono di più, che fanno più fatica a lavorare e a vivere. E lo dobbiamo alle generazioni future. Io sono certo che c’è un’altra Sicilia, si può sognare. Sarebbe bello se questa Sicilia vera, profonda, laboriosa, solidale, si facesse vedere, si mostrasse a se stessa e a tutta Italia. È l’era della partecipazione, del ritorno della “buona politica” che porterà domani al “buon governo”; è l’era dell’assunzione di scelte responsabili nell’esclusivo interesse dei cittadini. Le idee, la discussione, il confronto ed il dialogo sono il fuoco del nostro operare, noi siamo per la democrazia, non per l’oligarchia partitocratica locale. Claudio, fammi riassaporare il piacere di fare politica col cuore, i siciliani onesti sono tutti con te."

Giuseppe Ciraolo, dirigente Pd ha preso il cuore in mano ed ha scritto queste parole, e con la stessa passione gli ha risposto Giuseppe Grioli segretario cittadino di quel Pd che ha appoggiato il governo Lombardo e sostiene Crocetta a braccetto con l’Udc. “E’ questo il problema del nostro tempo. Alla democrazia delle idee abbiamo sostituito la democrazia dei leader. Come ha scritto Umberto Galimberti “nella democrazia delle idee esse si condividono o si contestano, nella democrazia dei leader essi si amano o si odiano”. In Sicilia il centrosinistra ha perso l’occasione per presentarsi unito. I partiti hanno inseguito auto candidature. Il PD ha deciso di sostenere Crocetta dopo che si è auto candidato, SEL e IDV sostengono Fava anch’egli autocandidato. Ciascuno individualmente si fa interprete del cambiamento e nessuno ha pensato che, forse, il confronto faticoso tendente alla composizione delle diversità ci avrebbe portato a costruire una coalizione del cambiamento sicuramente vincente.

Contesto anch’io al mio partito l’esperienza del Governo Lombardo così come si è consumata: doveva essere un governo tecnico di transizione ed invece il PD si è trascinato in un’esperienza che non ha dato segni netti di cambiamento e che ha logorato la base del partito.

Io ho la responsabilità di coordinare il PD nella città di Messina e sogno una politica che ritorni agli argomenti, allo studio della società, dei suoi problemi, delle sue contraddizioni, delle sue disuguaglianze, della vita delle persone. Voglio una politica che cerchi soluzioni ai problemi economici, che riporti le nostre città ad assicurare servizi ai cittadini, a garantire loro una buona qualità di vita. Vedo intorno a noi troppa propaganda e poche idee innovative . Dobbiamo superare il personalismo, il leaderismo che è la negazione della politica come servizio per il bene comune. Io sosterrò Crocetta convintamente ma con il rammarico di vivere un momento storico in cui il centrosinistra non è unito ed i conflitti tra forze della stessa area politica sembrano mossi dalla irrazionale ricerca di consensi per la singola formazione ”.

Queste due lettere rappresentano le due anime degli elettori siciliani del Pd oggi, quella dello stupore di chi vede con gli occhi di Nanni Moretti indimenticabile quando chiedeva “D’Alema, dì qualcosa di sinistra” e oggi lo chiede ai vertici di un partito pronto a tutto pur di conquistare la Regione e gli occhi di chi pensa come Machiavelli che il fine giustifica il mezzo. E tutto questo mentre nella coalizione per Crocetta presidente, a Messina, sono appena arrivate le truppe degli azzurri di Nino Beninati, transitate nell’Udc per restarvi. Così, nel 2013, il Pd che ha stretto un’alleanza di ferro con l’Udc seguendo la logica “crocettiana” se vorrà conquistare i due Palazzi messinesi, dovrà convivere con chi, negli ultimi 15 anni è stato in Forza Italia. E questo, a Giuseppe Ciraolo, sarà più dura per Grioli spiegarlo.

E qui arriviamo all’altra storia controcorrente, quella di Stefano Mazzeo, fino a ieri consigliere provinciale dell’Udc, da oggi transitato nel Gruppo misto. Mentre c’è la corsa verso dove spira il vento di vittoria lui è andato nel lato opposto e lo ha fatto con stile, senza polemiche, per scelta davvero personale che non guarda a nessun “interesse” se non quello, spassionato, del voler mettersi al servizio della città. Imprenditore, nel 2008 in punta di piedi si è affacciato alla politica e per quattro anni ha lavorato, sempre presente in Aula, senza protagonismi. E in punta di piedi se ne va. “E’ una mia scelta. Ringrazio l’Udc, l’onorevole Naro, al quale va sempre la mia stima. In questi mesi ho maturato la mia decisione senza diverbi con nessuno, semplicemente non ho condiviso alcune scelte”. Non guarda alla poltrona da rassicurarsi nel 2013, altrimenti non avrebbe mai lasciato il partito che “va di moda”. Non sa se si candiderà di nuovo “Per me la politica è gioco di squadra, quindi non deciderò da solo. Quel che è certo è che continuerò a pensare la politica così, senza individualismi e come ho vissuto questo ruolo finora continuerò a farlo se dovessi riprovarci”.

E mentre tutti da mesi corrono da una stanza all’altra nel gioco delle “sedie”, lui va controcorrente. Ma queste due storie raccontate, purtroppo, non fanno notizia. E non portano voti….., quindi non interessano a nessuno. Per questo le raccontiamo.

Rosaria Brancato