Addio Messina. Il capitano Carmine Coppola: «Ho sperato fino all'ultimo».

Addio Messina. Il capitano Carmine Coppola: «Ho sperato fino all’ultimo».

Redazione

Addio Messina. Il capitano Carmine Coppola: «Ho sperato fino all’ultimo».

venerdì 01 Agosto 2008 - 13:23

L'ormai ex centrocampista giallorosso esprime tutta la sua amarezza: «Cose che possono succedere solo in questa città». Sui Franza: «Non lascino per strada chi lavorava con il Messina»

Una delle cose più belle che possono accadere nella carriera di un calciatore è giocare nella squadra della propria città. Non è nato a Messina Carmine Coppola, ma è come se così fosse, visto che ormai si sente un abitante dello Stretto a tutti gli effetti, avendo trovato qui famiglia, avendo vestito la maglia giallorossa e indossato la fascia da capitano in giro per l’Italia, vivendo quel sentimento di appartenenza che forse dovrebbe essere da esempio anche per gli stessi abitanti di questo territorio. E anche per lui, a ventinove anni, dopo sette stagioni vissute in biancoscudato, lo stato d’animo oggi non può che essere di grande amarezza.

«Mi dispiace troppo. E’ una grossa delusione per come tutte le componenti in gioco, politica, imprenditoria, Federazione, hanno trattato il Messina. Solo in questa città possono succedere certe cose, basti pensare che siamo gli unici a non essere stati in grado di aderire al Lodo Petrucci. E’ veramente una cosa assurda. Mi sembra tutto un incubo, non riesco davvero a pensarci. E’ una mazzata da tutti i punti di vista».

Per Coppola il problema è anche, se non soprattutto, per coloro che lavoravano con e nella squadra: «Noi giocatori, per la professione che facciamo, bene o male una soluzione alternativa riusciremo a trovarla. Ma tutta quella gente che ruotava intorno al F.c.? Loro devono continuare ad avere uno stipendio, perché hanno l’esigenza di mandare avanti la famiglia. Nella nostra città ci sono già troppe emergenze lavorative, Castello, Molini Gazzi, tante situazioni di precariato. Se continua così rischiamo di avere tra qualche anno l’80% di tasso di disoccupazione. La nostra è veramente un realtà bastonata, che non può più vivere in questa maniera».

Da qui l’appello al Gruppo Franza: «Hanno preso una decisione, per me non condivisibile, ma non devono sbagliare due volte. C’è chi con il Messina ha gioito, io come tutti i tifosi, ma ci sono anche coloro che all’interno del club peloritano ci operavano: salvare i posti di lavoro ridurrebbe almeno le sofferenze dal punto di vista occupazionale. Questo chiedo alla famiglia Franza. Sono incavolato con loro, ma se non salveranno i posti di lavoro lo sarò molto, molto di più».

Infine sul piano personale: «Ho aspettato fino all’ultimo momento. Volevo capire chi sarebbe stato il proprietario e avrei dato la mia disponibilità per ripartire dalla C2. Adesso purtroppo sarò costretto ad andare via: ho quattro offerte dalla B, una dall’estero. Valuterò ed accetterò quella che mi permetterà di essere più vicino a casa».

Costretti ad allontanarsi dalla Sicilia anche Emanuele Manitta e Ciccio Galeoto: anche loro avevano aspettato fino ad adesso nonostante le diverse offerte provenienti dalla serie cadetta. Avevano invece già lasciato Messina altri protagonisti di questi anni, ma siamo certi che vedere scomparire così la squadra dello Stretto, sarà stato motivo di dispiacere anche per tutti quelli che qui avevano vissuto pagine importanti della propria carriera. Da Alessandro Parisi a Sasà Sullo, da Antonio Obbedio a da Vittorio Torino, da Mimmo Giampà a Enrico Buonocore, passando per Bortolo Mutti e Carlo Florimbi. Si è persa la realtà sportiva più importante e forse anche la dignità. Chi ha responsabilità in questa vicenda, dopo aver tolto quel minimo motivo d’orgoglio e uno svago settimanale alla gente, con un minimo di coscienza dovrebbe almeno adoperarsi per garantire una mensilità a quei lavoratori della città che in questo momento si trovano in difficoltà. E in questo appello ci uniamo a Carmine Coppola.

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