Maltrattata, picchiata e segregata in camera per anni: arrestati genitori orchi

L’hanno tenuta rinchiusa in camera per anni, senza darle la possibilità di andare a scuola, respirare aria pulita, conoscere amici e compagni. Le concedevano solo pochi minuti per la colazione, il pranzo e la cena, e poi la rimettevano nella stanza, dove era obbligata a stare ore intere. Non poteva scappare perché la porta non aveva maniglia ed alla finestra c’era una grata, eppure diverse volte aveva pensato di “evadere” da quella tortura con gesti estremi.

E’ una storia raccapricciante quella che, ieri mattina, una quindicenne di origini filippine ha raccontato ai carabinieri della Stazione di Camaro. La ragazza ha spiegato ai militari le sofferenze e le torture inflittele dai suoi genitori, sul cui capo gravano adesso le pesanti accuse di maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona.

Tutto è cominciato nel 2012, quando la ragazza viveva a Roma con uno zio paterno e frequentava la terza media. In quell’anno i genitori l’hanno strappata via dalla Capitale per portarla a Messina, raderle i capelli a zero, rinchiuderla in una stanza e proibirle di uscire. Non hanno mai esitato a picchiarla con un bastone di legno per farle rispettare le regole. La quindicenne ha raccontato come non potesse mai guardare la televisione o chiedere aiuto a qualcuno, neanche al fratello. Era costretta a far colazione e pranzo alle 9 di mattina e poi aspettare a letto i genitori fino alle 18. Se loro si allontanavano da casa per più di un giorno, nessuno si preoccupava di lei, del suo nutrimento, delle sue esigenze fisiologiche. Un incubo durato mesi e mesi.

Soltanto ieri mattina, per un fortuito caso, la ragazzina è riuscita ad urlare dalla sua finestra tanto da attirare l’attenzione di un passante. I carabinieri si sono fiondati, hanno aperto la porta di casa ed hanno scoperto quella storia drammatica. I genitori della giovane sono stati arrestati e messi nelle camere di sicurezza della Compagnia di Messina Sud. La quindicenne ed il fratello minore sono stati affidati invece ad una casa famiglia. (Veronica Crocitti)