Renato Accorinti candidato sindaco: “Lottiamo ogni giorno e costruiamo, come se fosse l’ultimo”

A Messina non si mai visto un candidato-sindaco che non riesce a parlare per l’emozione, con gli occhi rossi e il groppo in gola. E non si è mai visto un candidato-sindaco che finisce il suo primo discorso suonando la campana tibetana nel silenzio assoluto del Salone delle Bandiere. Ma Renato Accorinti non è un candidato come gli altri e quando ha preso il microfono in mano, davanti ad una sala affollatissima che non smetteva di applaudire, le parole gli son rimaste in gola, proprio a lui che quando lo intervisti diventa un fiume in piena e devi proprio tirarglielo via da sotto il naso il microfono. E se non si è mai visto in città un candidato che la prima frase che dice è: “Questa cosa non è per me, ma per noi. O è per noi o non la faccio”, non si è mai visto un sindaco che andrà al Comune con la bicicletta e che quando incontra una persona unisce le mani e fa un lieve inchino in segno di rispetto verso l’altro. Tutta la presentazione della candidatura a sindaco di Messina di Renato Accorinti è stata inusuale dalla “politica standard”, perché non c’è nulla di usuale nella sua vita, ma la cosa bella dell’incontro di oggi a Palazzo Zanca è stato scoprire che esiste una Messina “diversa”, che vuole emozionarsi ancora quando si parla del suo futuro e crede ancora nella politica “altra ed Alta”. Per Renato, come lo chiamano tutti, hanno raccolto 3.380 firme ed oggi in tanti, della cosiddetta società civile, giovani, meno giovani, sindacalisti, studenti, qualche magistrato, lo hanno applaudito mentre iniziava a fare i primi passi ufficiali della campagna elettorale con un simbolo “Cambiare Messina dal basso” che è già il programma. La giornalista Manuela Modica nel presentarlo ha letto i messaggi di chi non solo lo sostiene ma lo “abbraccia”, di quei testimonial molti dei quali sono intervenuti di presenza. Brevi discorsi, ma sentiti, come quelli di Francesca Fusco (Orsa): “la centralità del lavoro è il cuore della Costituzione, ma il diritto al lavoro a Messina è diventato cibo per il clientelismo”, Giovanni Renzo “il livello culturale di una città è lo specchio del livello sociale. Renato è l’uomo giusto per ridare cultura a Messina”, Anna Giordano “quando ha accettato ho pensato che era matto. Ma vedere questa sala piena di cittadini che amano questa città nonostante sia stata ridotta così riempie di speranza. Messina ha bisogno di essere amata”;, Piero Campagna “Sai quello che ti aspetta i veri politici guardano il popolo dal basso verso l’alto e non il contrario, come avviene a Messina”; Gianluca Manca “finora dei politici conoscevamo i curriculum criminis, di Renato esiste solo il curriculum vitae”. Così Renato Accorinti ha preso il microfono e lui, che è salito sul pilone, che ha lottato per l’Archivio storico e che il 31 dicembre ha inseguito Crocetta fin quando non gli ha risposto a proposito di Ponte, lui che è un oceano di parole è rimasto zitto. Ma poi non si è fermato di nuovo…..”Se sono qui è perché credo nell’energia di ognuno, perché ognuno è importantissimo. Dobbiamo avere fiducia nelle persone, altrimenti saremo perdenti. Dobbiamo recuperare il senso dello stare uniti, quella forza che trasforma un condominio freddo in comunità. Dobbiamo lottare ogni giorno come se fosse l’ultimo e costruire anche cose che non potremo mai vedere, perché le vedranno altri dopo di noi, l’importante è aver iniziato il cammino”.

Il leader del movimento No ponte, che per 30 anni, come ricorda, è stato trattato come un terrorista, guardato con sospetto perché parla di pace e non usa il cellulare, preso per pazzo perché ai suoi studenti fa fare l’ora di meditazione e li porta a visitare i luoghi della lotta alla mafia, sa bene che da solo non potrà mai farcela “Io so che sono il più scarso, che non sono competente. Ma nessuno lo è, tranne Silvio, ovviamente. Ma Messina ha milioni di risorse. Penso all’ingegnere Gaetano Sciacca, che da dentro le istituzioni ha cambiato le cose. Io non sono nessuno, ma tutti insieme siamo”. Ha invitato a guardare le cose “con gli occhi dei bambini” ed a immaginare idee a costo zero, ha rispolverato una delle sue battaglie da “folli”, quella del 2006 per la flotta comunale nello Stretto, ed ha annunciato che in caso di vittoria “Tutte le fatture saranno on line. Se si andrà in trasferta a Roma si dormirà in bed & breakfast”. Cita la vittoria di Maria Teresa Collica a Barcellona nel regno di Nania, se la società civile ce l’ha fatta lì, può accadere anche a Messina “Ma dobbiamo fare un patto, perché se anche non dovessimo farcela non dobbiamo sparire il giorno dopo le elezioni, ma continuare a lottare. La prima rivoluzione deve avvenire dentro di noi”.

L’emozione iniziale è passata ed ha lasciato spazio al Renato Accorinti di sempre, quello che alla fine è riuscito a salvare l’Archivio storico da un nemico peggiore della muffa e dell’umidità: l’indifferenza. Non possiamo sapere oggi come andrà a finire ma sappiamo che se Accorinti dovesse diventare sindaco lo vedremmo andare in missione a Roma in bici, con la fascia tricolore sopra la maglietta No ponte e magari dormire in un ostello. Perché è quello che ti aspetti da un candidato che finisce il suo primo discorso ufficiale citando Gaber: "voglio essere un uomo concreto come un sognatore" e suona i tre rintocchi della campana tibetana, nel silenzio del Salone delle Bandiere,che sono il simbolo del rispetto verso chi ci ha ascoltato fino a quel momento.

Rosaria Brancato