Carmen Currò: “La violenza sulle donne spesso è frutto di analfabetismo sentimentale”

Magari leggendo il titolo del cortometraggio: “Giulia ha picchiato Filippo”, decine di ragazzine penseranno “e ha fatto bene…chissà quello che gli faceva Filippo”, ed è proprio la provocazione scelta da Francesca Archibugi, regista nota sia per la sua bravura che per le sue battaglie al fianco delle donne, che sta alla base del messaggio della campagna nazionale contro la violenza di genere e lo stalking promossa dall’associazione Differenza donna di Roma e dal Cedav onlus. Il progetto è stato voluto e finanziato dal Dipartimento Pari opportunità con risorse dell’Unione europea ed è stato vinto proprio dall’associazione Differenza donna che ha affidato la docu-fiction proprio alla Archibugi, e tra gli attori figurano Riccardo Scamarcio e Licia Maglietta.

Il Cedav porterà nelle scuole di Messina e provincia (ed in Sicilia) il cortometraggio che rappresenta la “chiave” per innescare il dibattito tra gli studenti sui temi della violenza di genere, del bullismo e dello stalking, fenomeni ormai tristemente diffusi in tutta l’Italia e che vedono coinvolti adolescenti e bambini di età sempre più bassa. Il problema infatti non è solo la violenza in sé, ma il contesto nella quale nasce. Dietro ogni uomo che picchia una donna c’è una famiglia ed una madre che l’ha messo al mondo, maestre che l’hanno istruito, sorelle che l’hanno fatto passare per primo ed alla fine la compagna, che è diventata vittima. Allora non bastano i centri antiviolenza occorre che l’informazione e le storie escano dai centri e arrivino dentro la società, dove la società si forma, nelle scuole, per cambiare il messaggio.

“Non abbiamo scelto a caso il linguaggio del cortometraggio- ha spiegato Maria Palazzesi, dell’associazione Differenza donna- perché è il linguaggio più diffuso tra i giovani e li coinvolge. E’ dalla visione di questa storia che vogliamo inizi il dibattito. Vogliamo che tutti si chiedano perché è Giulia e non Giulio, nella nostra storia che picchia Filippo e da lì inizino a parlare della mentalità che consente la violenza”.

Nessuno si stupisce se il piccolo Filippo picchia Giulia, al punto che il conduttore di Domenica In nel presentare in anteprima il corto ha pensato si trattasse di un errore nella scaletta. Diamo tutti per scontato che sia “normale” la violenza degli uomini contro le donne.

“Noi vogliamo che se ne parli, se ne parli e se ne parli- spiega Carmen Currò, del Cedav- e soprattutto che si parli di quella violenza che è aumentata e che diventa invisibile, perché ha messo radici profonde. Solo se abbiamo il coraggio di parlarne fuori, tutti insieme, allora le cose cambieranno”.

Il Cedav, in collaborazione con numerosi istituti, diffonderà il video nell’ambito di una serie di iniziative che si terranno nei prossimi mesi. Il 9 marzo verrà proiettato nell’Aula Magna dell’Ainis nell’ambito di una lezione con un’equipe del Cedav, ed a seguire ci saranno altre iniziative che coinvolgeranno anche l’Ateneo ed il Policlinico Universitario.

“Messina e la Sicilia non sono zone franche rispetto al fenomeno-continua Carmen Currò- perché non ci sono solo i femminicidi, ma anche quella violenza silenziosa che avviene tra le mura di casa e della quale non se ne parla e noi stimiamo migliaia di casi. Quanto accaduto al liceo Archimede nelle scorse settimane spaventa perché ci fa capire come ci siano ragazzini in fase post-adolescenziale che usano non solo un comportamento violento, ma direi che si possa registrare una violenza nel pensiero. Se ti rapporti con la tua compagnetta di 14 anni con frasi e gesti di quel genere, provi a spogliarla vuol dire che siamo di fronte all’analfabetismo dei sentimenti e questo deve inquietarci come società, come famiglie, come istituzioni”.

E’ proprio questo analfabetismo emotivo e dei sentimenti che sta divorando la società e le generazioni più giovani, che sono le più fragili ed è a loro che si rivolge la campagna del Cedav, il centro donne antiviolenza che nei prossimi giorni organizzerà altre iniziative, grazie anche all’attività di Simona D’Angelo e Teresa Staropoli, nonostante le difficoltà economiche di un centro che deve contare solo sulle proprie forze in assenza di risorse. Proprio per questo sarà avviata anche la campagna tesseramenti per riuscire a portare ossigeno ad iniziative e progetti che stanno dalla parte delle donne e degli uomini perché un problema si risolve solo nel suo complesso e non aggiustando soltanto un pezzo del puzzle.

Dietro ogni uomo, bambino, ragazzo, anziano, che usa violenza nei confronti di una donna, c’è un intero mondo fatto anche di altre donne, che troppo spesso sono rimaste in silenzio.

Rosaria Brancato