Il sindaco Renzi abbraccia il candidato Calabrò: “Sarà il primo e l’ultimo cittadino di Messina”

Felice Calabrò, Matteo Renzi e Rosario Crocetta insieme sullo stesso palco. Il sindaco di Firenze è venuto a Messina per abbracciare, simbolicamente e fisicamente, il candidato sindaco del centro-sinistra e dargli il suo appoggio in vista del ballottaggio di domenica e lunedì, nello scontro finale con l’altro aspirante primo cittadino, il leader carismatico di “Cambiamo Messina dal Basso”, Renato Accorinti. Stesso intento da parte del presidente della Regione.

Ad ascoltarli, davanti al Duomo, sono in duemila, forse in duemilacinquecento.

“Sarebbe stato facile fare ricorso e andare a trovare quei 59 voti che ci sono mancati. La statistica ci dice che avremmo recuperato il 3 %. Ma avremmo messo la città a rischio commissariamento e non ce lo possiamo permettere, vinciamo al ballottaggio”. Con queste parole, Felice Calabrò introduce l’intervento del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, accompagnato poco dopo dal presidente della Regione, Rosario Crocetta.

“Proprio la Regione – esordisce Renzi salutando Crocetta – darà una grossa mano a Messina, com’è giusto che sia. Lo slogan di questa campagna è Sì Messina. Sì a cosa? Anzitutto alla politica. Non si risolvono i problemi dicendo che la politica fa schifo, ma investendo sulla politica e sulla gente. Diciamo no all’antipolitica, sì alla bella politica. No alla logica dei commissari, sì alla logica del sindaco”.

“Il mestiere del sindaco – Renzi parla con cognizione di causa – è il più bello del mondo, è il depositario di una speranza. Da lunedì, Felice sarà il vostro primo e ultimo cittadino. Se gli va bene, ha davanti cinque anni terribili in cui si dovrà spremere. E noi glielo auguriamo di cuore perché sappiamo che ce la farà a reggere”.

Un accenno a Giorgio La Pira, ragusano diplomato a Messina e laureato a Firenze, dove è ricordato come il più grande sindaco del XX secolo: “Lui era un sindaco serio, non come quello attuale – scherza -. Si occupò di una comunità di anime, non di un ammasso indistinto di persone”.

Poi, si torna al ballottaggio di Messina: “La prima volta c’è mancato veramente poco però a noi non piace vincere facile – conclude Renzi -. Ma siccome il centrosinistra è spesso bravo a farsi del male da solo, niente scherzi. Andate a cercare i delusi, quelli del centrodestra, quelli del movimento 5 Stelle, quelli che hanno detto basta. La politica è speranza e passione. Bisogna far sì che in tanti vadano a votare per Felice, non lasciate che si rovinino i prossimi cinque anni. Insieme con tante altre città, compresa Firenze, costituiremo una rete di città governate dal Pd che dovranno supportarsi a vicenda”.

Dopo l’abbraccio con Calabrò, Renzi passa la parola a Crocetta: “Messina vuole cambiare – afferma il presidente della Regione – e Felice ci metterà tutto il suo impegno. Poco fa siamo stati in un quartiere popolare dove ci sono ancora le baracche del terremoto. E’ una vergogna grandissima per la politica di questa città. Metteremo dei soldi a disposizione di Messina per risanarla”.

Dopo il consueto resoconto sull’operato della Regione, Crocetta torna a parlare di Messina: “In questi anni, la città ha subito gravi ingiustizie e la politica ne è responsabile. Le imprese chiudono, l’Ente Fiera è fallito, l’Ato Rifiuti ha prodotto 120 milioni di euro di debiti. Con la nuova legge che abbiamo fatto, si potranno gestire i rifiuti sul serio, ridurre i costi, abbattere tariffe terribili che hanno rovinato le famiglie e provocato il dissesto del Comune. Col patto dei sindaci per le energie rinnovabili useremo i pannelli solari. A Messina, ad esempio, si potranno creare così da 1200 a 1500 posti di lavoro, con fondi europei. Felice avrà un governo regionale amico perché Messina, insieme a Catania, ha determinato la mia elezione e amore con amore si ripaga”.

Un riferimento, senza mai nominarlo, ad Accorinti: “La rivoluzione non si fa urlando, con il No al Ponte. Il Ponte non lo vogliono i messinesi, non lo vuole la Regione, non lo vuole il Governo nazionale. Candidarsi per un qualcosa che non esiste è un fatto ideologico. L’altro candidato protesta per una cosa che non vuole fare nessuno. La politica non va fatta su questo, ma sulle cose concrete. I soldi che daremo per il risanamento, dei quali mi chiederete conto, quelli che abbiamo già dato per evitare il dissesto finanziario. Cominciamo piuttosto a lavorare seriamente per l’aeroporto messinese. I progetti sono chiari, Felice Calabrò sa fare il sindaco, sa risollevare la città e sono convinto che i messinesi l’hanno capito”.

Prima dell’inno nazionale, al termine dell’evento, la consegna, da parte di Calabrò a Crocetta, delle 2mila 500 firme raccolte in pochi giorni per far da tramite con il Governo nazionale per la riconcessione dei poteri speciali per l’emergenza traffico.

Con il comizio a Piazza Duomo insieme a Renzi e Crocetta, si è ufficialmente conclusa la campagna elettorale di Felice Calabrò, che in mattinata aveva affidato le sue dichiarazioni di fine corsa elettorale ad un comunicato.

IL “BILANCIO” DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DI CALABRO’

La prima parte del documento, il candidato sindaco del centro-sinistra la dedica ad una riflessione sulla lunga e faticosa campagna elettorale, vissuta tra la gente. «Siamo arrivati alla fine di una corsa entusiasmante iniziata più di due mesi fa. Se mi volto indietro –scrive – mi sembra trascorso un attimo e anche la stanchezza accumulata in questi giorni frenetici svanisce al pensiero di quanta gente ho incontrato, ho ascoltato, di quante ore passate con i messinesi mi hanno reso più forte e determinato. So che ci sono ancora tante storie da ascoltare, tante persone che hanno tantissimo da dire e da proporre e che amano questa città e vorrei averle incontrate tutte e se ho un’amarezza è proprio questa. Queste settimane di campagna elettorale però mi hanno dato la certezza che, se dovessi essere Sindaco, non sarei mai solo nell’affrontare i problemi e nel trovare le soluzioni. Le più grandi risorse di questa città le ho scoperte per strada, nei villaggi, nei rioni, nelle parrocchie, nelle piazze, nelle scuole».

Calabrò passa, quindi, a parlare dei temi più importanti affrontati durante la corsa elettorale ed inizia dall’argomento più scottante, il dissesto. «Questa città non merita il dissesto. Certo, sarebbe facile scegliere la scorciatoia più comoda per un amministratore, lavarsi le mani scaricando ogni responsabilità su altri e lasciare che siano tre commissari a occuparsi delle cose negative. Ma da messinese e da politico responsabile non consentirò che si perda un solo posto di lavoro, che vengano tagliati i servizi essenziali, l’assistenza anche ad un solo cittadino, che i fornitori si vedano ridotti i loro crediti, che siano le classi più deboli, a pagare per incapacità di altri. Non lascerò che Messina scivoli verso il dissesto, non me lo perdonerei mai. Il dissesto – spiega ancora Calabrò – equivale alla perdita di centinaia di posti di lavoro, quelli dei precari che da anni aspettano certezze e che si troveranno la porta chiusa ad ogni tipo di risposta. Voglio ricordare che con il dissesto non si può neanche ipotizzare un Piano di stabilizzazione. E ancora non saranno garantiti i servizi essenziali, e questo significherà un aumento delle povertà in una città già attraversata da una crisi devastante. Le piccole imprese che aspettano da anni il pagamento per i servizi resi si vedranno dimezzare i crediti, con conseguenze inimmaginabili per chi ha bisogno di ossigeno per stare sul mercato. Il Comune non potrà partecipare ai bandi di gara nei quali è previsto il cofinanziamento dell’Ente locale. A catena tutto il sistema economico ed il terzo settore entreranno in una spirale senza uscita. Noi non permetteremo tutto questo»

Il candidato sindaco del centro sinistra assicura che, in caso di vittoria, avvierà «quell’operazione verità sui conti che era stata annunciata dal commissario Croce all’atto del suo insediamento e che, per svariati motivi, non è stata portata a termine. Accerteremo l’effettiva entità delle somme, perché nessuno, in nessuna sede competente, può giocare con la pelle dei messinesi. Qui c’è qualcuno che le carte le sa guardare bene, ve lo assicuro, i conti li sa fare, e non si fa spaventare da allarmismi o dichiarazioni ambigue. Qui c’è qualcuno che si rimboccherà la maniche e con l’aiuto di tutti porterà Messina in salvo».

Uno dei cavalli di battaglia di Calabrò in questa campagna elettorale sono stati i “poteri speciali” , a proposito dei quali ribadisce: «batterò i pugni per ottenerli. Senza i poteri speciali non potremo iniziare quel che abbiamo in mente per la mobilità, per liberare la rada San Francesco dalle navi, completare l’approdo di Tremestieri, ma neanche per poter intervenire sul fronte della messa in sicurezza del territorio e del dissesto idrogeologico. Per cambiare Messina avremo bisogno dell’apporto di tutti, dalla Regione Sicilia ai nostri parlamentari, di qualsiasi colore politico essi siano. Stiamo raccogliendo le firme dei messinesi ma questo non basta, non può bastare se poi al nostro coro non si aggiungono i consiglieri comunali, i deputati regionali e nazionali, le altre forze politiche. Questa non è la battaglia di Felice Calabrò, è la battaglia di tutti i messinesi per trasformare Messina non in una città normale ma in una città speciale».

L’ultimo pensiero di Felice Calabrò va agli ultimi. « Il primo dovere di un sindaco – sottolinea – è difendere gli interessi della città accanto agli ultimi che sono gli assistiti dei servizi sociali, ma anche i precari che operano in quel settore. Gli ultimi – spiega – sono gli abitanti dei villaggi che non hanno garantiti i servizi essenziali, dal trasporto pubblico ad un’efficiente raccolta rifiuti, gli ultimi sono i disoccupati, i cassintegrati, le famiglie che non hanno più alcuna rete di sostegno se non quella del mondo del volontariato, gli ultimi sono i bambini che non hanno spazi per crescere e scuole dignitose, i giovani delle zone a rischio e quelli che finiti gli studi dovranno andar via. Gli ultimi – continua sono i commercianti costretti a chiudere le saracinesche e licenziare i dipendenti, gli imprenditori soffocati da un sistema che non aiuta la loro voglia di scommettersi, gli artigiani che non hanno più nessuno cui tramandare la loro arte, gli anziani senza e i diversamente abili senza assistenza, quanti hanno perso il posto a 50 anni e non hanno più speranze di rientrare nel mercato del lavoro. Gli ultimi sono i lavoratori delle mille vertenze cittadine, dalla Triscele alla Sicilia Limoni, all’Ente Fiera, fino ai dipendenti, alle maestranze ed agli orchestrali del Teatro Vittorio Emanuele. A tutti questi ultimi dobbiamo guardare per dare risposte. Il Comune non crea lavoro, ma ha il dovere di creare opportunità ma per farlo c’è una sola strada ed è quella di evitare il dissesto. Riaccendendo il motore della macchina comunale riprenderemo a camminare e poi anche a correre».

A conclusione di questa campagna elettorale , il candidato sindaco del centro-sinistra rivolge i suoi ringraziamenti «a quanti hanno corso insieme a me , allo staff agli amici della coalizione, agli assessori designati, a chi ci ha sostenuto anche solo inviando una mail con una proposta o un suggerimento, a chi ho incontrato e a chi avuto la pazienza di aspettarmi quando in questi incontri arrivavo in ritardo. Grazie a chi ha creduto in questo progetto e continuerà a farlo. Ma un grazie particolare lo voglio fare alla mia famiglia, a mia moglie Mariella,ai miei figli, a quegli affetti che ho dovuto mettere in secondo piano ma che so che avrò sempre accanto. Senza di loro non sarei né quello che sono oggi né l’amministratore che voglio essere».

(Marco Ipsale – Danila La Torre)