Ufficio Tributi ridotto all’osso, paralizzata la lotta all’evasione

Il dibattito sulla Tares è diventato inarrestabile. Molti cittadini non si rassegnano all’idea di dover pagare la prima salatissima rata del nuovo tributo sui rifiuti proprio mentre la città è invasa da tonnellate di immondizia, a causa di una emergenza dalla quale si fatica ad uscire. Da giorni il Dipartimento Tributi del Comune, che si trova sul viale San Martino, è letteralmente preso d’assalto dai messinesi, in cerca di informazioni o costretti a segnalare errori nei conteggi, che rendono ancora più insopportabile l’odioso balzello.

Al centro delle polemiche è inevitabilmente finito anche il dirigente comunale ai tributi Romolo Dell’Acqua, confermato a capo del Dipartimento “strategico” di Palazzo Zanca anche in seguito alla rimodulazione operata dal segretario/direttore generale Antonio Le Donne.

Non sono giorni facili questi per Dell’Acqua, il qluale tuttavia non si sottrae alle domande, come fanno spesso molti suoi colleghi dirigenti, e ne “approfitta” per lanciare un grido di aiuto, affinché l’Ufficio tributi del Comune venga finalmente potenziato, e non soltanto a parole ma con i fatti. «Da almeno cinque amministrazioni mi sono sentito ripetere che si sarebbe potenziato l’ufficio, ma ancora oggi siamo sottodimensionati rispetto alle reali esigenze», è il suo sfogo.

Nella sede di viale S. Martino lavorano complessivamente 20 persone, di cui 6 o 8 sono addette al front-office. Di questi 20 lavoratori, 12 sono contrattisti. «Ai tempi della Maggioli gli impiegati al Dipartimento Tributi erano circa centoventi», spiega ancora Dell’Acqua, secondo cui il vero punto debole del Dipartimento Tributi è la carenza d’organico e non certo l’inefficienza o la scarsa produttività.

Il super dirigente respinge, poi, al mittente tutte le accuse piovutegli addosso sulla formulazione dei bollettini. «Grossi errori nei conteggi non ne abbiamo verificati», precisa ancora (anche se le vena l'azione giunte in redazione raccontano ben altro!)aggiungendo che «l’ufficio si rifà ai dati aggiornati al primo gennaio 2013 perché così previsto nel Regolamento sulla Tares approvato dal Consiglio comunale».

Le utenze censite per il pagamento della Tares sono circa 105mila , di cui 93mila domestiche, mentre il resto sono le utenze non domestiche. Non ci sono, invece, numeri certi in merito agli evasori, argomento sul quale Dell’Acqua vuole fare chiarezza. «L’Ufficio tributi è sempre in prima linea e mi dà fastidio che si dica che non si fa lotta all’evasione». Secondo quanto riferisce il dirigente di Palazzo Zanca , il Comune di Messina è dotato di una Anagrafe tributaria, che ha accesso sia all’Anagrafe generale sia alle Banche dati catastali, da cui è possibile rilevare l’esistenza dei nuclei familiari intestatari di una scheda anagrafica e non censiti sul fronte tributario. L’inghippo o il paradosso se preferite consiste nel fatto che l’Ufficio non è nelle condizioni di seguire la lunga e complessa procedura di accertamento, perché -pur essendo stato dotato di adeguata strumentazione tecnologica – è rimasto invece sottodimensionato sul fronte delle risorse umane . «Settimanalmente prediamo in esame 200-250 posizioni, ma non siamo in grado di portare a termine l’istruttoria , che richiede una serie di passaggi , perché non abbiamo personale sufficiente». Se il problema è davvero questo, la beffa è doppia e l’amministrazione Accorinti potrebbe e dovrebbe immediatamente correre ai ripari, anche approfittando della ricollocazione dei dipendenti comunali a cui sta attualmente lavorando Le Donne. Sempre a proposito di evasione fiscale in salsa messinese, Dell’Acqua ridimensiona il fenomeno, sostenendo che si attesterebbe al 10%, e quindi ben di sotto di quel 30-40% che molti denunciano. In assenza di verifiche complete e dettagliate, il dato, tuttavia, è tutt’altro che certo.

Ma passiamo all’ultimo aspettato affrontato col dirigente comunale: quello dei ricorsi, la cui strada è stata aperta dalle pagine del nostro giornale dall’avvocato Antonio Catalioto (vedi correlato). Dell’Acqua non usa mezzi termini e parla di «sciocchezze» a proposito delle spiegazioni fornite dal legale che ha vinto la battaglia del doppio incarico “anti-Buzzanca”. Secondo il manager pubblico la tesi di Catalioto «è priva di fondamento giuridico» in quanto l’art.52 del decreto legislativo n°446 del 1997 è stato modificato ed è oggi possibile applicare i regolamenti tributari nell’anno in corso senza dover attendere quello successivo, come precedentemente stabiliva la norma in questione». Secondo Dell’Acqua, dunque, non esisterebbero i margini per il ricorso.

Molti cittadini, però, hanno già manifestato l’intenzione di percorrere questa via, convinti che la Tares sia un tributo iniquo oltre che eccessivamente oneroso per le proprie tasche. (Danila La Torre)