Operazione Alexander, denunciati sei agenti penitenziari

Ci sono anche sei agenti penitenziari nel calderone di inchiesta che ha portato all'arresto di Lucà, due giorni fa, per le estorsioni al cantiere delle Case Arcobaleno.
Il pm Vincenzo Barbaro, titolare dell'operazione battezzata Alexander, aveva chiesto l'arresto dei sei poliziotti, all'epoca dei fatti in servizio al carcere di Gazzi. Il GUP ha peró rigettato la richiesta, ed ora sta vagliando l'ipotesi di sospenderli dal servizio. Tre di loro sono giá stati interrogati stamane.
L'ipotesi di reato è per quasi tutti di falsità ideologica. Per il sesto agente, invece, l'accusa è più grave: corruzione, per aver intascato circa 2500 euro da parte di un soggetto vicino al clan di Santa Lucia sopra Contesse. Il poliziotto era giá stato trasferito al Pagliarelli di Palermo, ed anche gli altri colleghi indagati non sono più in servizio a Gazzi.
E' proprio nella casa circondariale messinese che si sarebbero verificati i fatti. Indagando sul clan di Santa Lucia sopra Contesse, alla fine del decennio scorso, i carabinieri del Nucleo Radiomobile scoprirono che agli uomini del boss Giacomo Spartà, in carcere, erano concessi parecchi "benefici". Tra questi, anche un telefono cellulare, col quale impartivano ordini all'esterno.

L'operazione Ricarica, scattata nel 2009, ha consentito di sventate un omicidio ordinato tramite quel cellulare. Agli atti dell'inchiesta anche l'estorsione del clan ai cantieri delle case Arcobaleno. Uno degli imprenditori vittime, Mariano Nicotra, denunció il pizzo, diventando poi presidente dell'associazione antiracket locale.

Da quell'inchiesta, e continuando a seguire Lucà, tornato in manette ieri, i carabinieri hanno individuato gli agenti che tra il 2008 ed il 2009 avrebbero consentito agli associati di far filtrare all'esterno pizzini e messaggi, o ricevere all'interno droga, armi e il cellulare.