Caro diario, cronache dal Medioevo, tra cinghiali, rifiuti, siccità. Chi ha fallito lo ammetta

“Caro diario, oggi ti scrivo usando penna e calamaio per adeguarmi al ritorno indietro nel tempo che stiamo vivendo a Messina. Se continua così il prossimo caro diario lo dovrò scrivere sulla parete di una caverna con una punta di selce. E’ come se fossimo piombati indietro nel tempo,azzerando i doni che la civiltà ci ha dato. A un certo punto mi è sembrato di essere dentro il film Il Gladiatore, quando Russel Crowe dice “al mio via scatenate l’inferno”. E’ successo di tutto, sembravano le 10 piaghe d’Egitto: frane, alluvioni, fango, detriti, invasioni di: zanzare, topi, blatte, cinghiali, rifiuti. Per finire, dopo le invasioni di specie animali, vegetali e “indifferenziate” (ovvero quei cumuli che troviamo davanti alle nostre case e nelle strade), è arrivata un’altra piaga: la “siccità”, Messina senz’acqua. E non per 1 ora, 10 ore, 1 giorno ma per 10 giorni (5 già trascorsi e gli altri a venire). Fatto inaudito per una comunità civile del 2015. E’ stato un balzo indietro agli albori della civiltà. Mancano soltanto l’invasione delle cavallette e i 3 giorni di tenebre e piombiamo nell’Egitto biblico. E’ stato come guidare un’auto impazzita che va all’indietro.

Ci stiamo ritrovando sull’orlo dell’emergenza igienico-sanitaria e a fronte della gravità dell’accaduto si è registrata un’impreparazione all’emergenza, un’approssimazione intollerabile. Paghiamo i danni e le scelte scellerate del passato, con responsabilità inaudite, ma l'emergenza è oggi ed è a chi amministra oggi che si chiedono risposte adeguate.

Caro diario, per restare in ambito cinematografico “ho visto cose che voi umani non potreste neanche immaginare”, casalinghe e anziani in fila coi bidoni alle autobotti, persone pacifiche pronte a litigare per riempire prima una bottiglia d’acqua, interi condomini alla ricerca di acqua al mercato nero, distinti signori che si sono accapigliati per l’uso di un pozzo o di mezzo serbatoio, pendolari della doccia e della lavatrice a Rometta, Villafranca, Santa Teresa o in casa di amici e parenti, gente che si è improvvisata atleta sperando di lavarsi in palestra, coniugi sull’orlo del divorzio per aver usato troppa acqua per lavarsi i denti. Tutto ciò che davamo per scontato con la civiltà è venuto meno in un batter d’occhio. In tempi di crisi anche i comportamenti umani si deteriorano, tutto si amplifica.

Ma Messina senz’acqua è contemporaneamente Messina piena di rifiuti, perchè è scaduta la proroga alla discarica di Pace e perché era già emergenza da mesi. Messina senz’acqua è anche Messina ultima nella classifica di Legambiente. E’ la città con le strade piene di buche, senza cura del verde, con le ville e le aiuole in condizioni inguardabili, alberi che crollano sulle auto. E’ trasandata e sporca.

L’immagine della città è spettrale, scuole chiuse, negozi chiusi, uffici chiusi, file per l’acqua, file per pagare la Tari (a proposito caro diario, ho fatto la differenziata e ho risparmiato il 35% nella bolletta, vorrei che questa notizia fosse da esempio per quanti ancora non la fanno). Danni incalcolabili, anche sociali. Il baratro sono anche quei 29 milioni di cartella esattoriale a Messinambiente, quei 3 conti pignorati. Tra non molto pignoreranno uomini e mezzi.

Eppure nonostante tutto questo, caro diario, ho sentito squilli di tromba e dichiarazioni di giubilo dal presidente dell’Amam e dal sindaco sul successo epocale di un’operazione che pochi minuti dopo si è rivelata un disastro. Il problema è stato a dir poco SOTTOVALUTATO. So bene che le responsabilità sono di chi in passato ha fatto scelte scellerate come quella di rinunciare nel 2009 alla condotta dell’Alcantara, ma la capacità di chi amministra si misura nel momento dell’emergenza, quando deve dare risposte. La capacità di chi amministra non si vede quando inaugura una piazza o parla agli studenti o rifiuta d’indossare una cravatta. Si vede quanto il terreno sotto i piedi frana e la tua comunità ha bisogno di te, ha bisogno di qualcuno che prenda decisioni efficaci in tempi rapidi. Quando il sindaco di Calatabiano ha sbarrato la strada ai nostri mezzi, quando si è esultato per la prima “toppa”, quando si è convocato con enorme ritardo il vertice, quando nessuno ha messo nero su bianco la richiesta di stato di calamità limitandosi all’annuncio verbale, si è data prova di aver sottovalutato la gravità dei fatti e dei disagi che Messina stava patendo e avrebbe patito. Nelle ore più dure solo il parlamentare Enzo Garofalo a Roma ha chiesto al ministro Alfano di intervenire e lo ha fatto senza il supporto di una sola carta scritta, di un atto ufficiale dell’amministrazione. Non si tratta di fare polemiche ma è nei momenti di crisi, quando si “scatena l’inferno” che si misura la capacità di reazione di fronte alle difficoltà. Lo stesso è accaduto con la Protezione civile, attivata con enorme ritardo e solo dalla Regione. Non metto in dubbio la buona volontà dei vertici dell’Amam, ma non è con le buone intenzioni che si risolvono le emergenze. Serve ben altro. E’ questa l’azienda che dovrà gestire acqua, rifiuti, cielo terra e mare con un esercito di dipendenti? Mi chiedo poi, perché Accorinti non era al vertice in Prefettura? Non era al Palazzo del Governo ma per tutto il giorno lo abbiamo visto in Tv. Quando è apparso pure ospite di Barbara D’Urso ho temuto di vederlo di lì a poco da Porta a Porta con il plastico della lavatrice per spiegare come usare la Fontalba per pulire le magliette Free doccia. Sul ritardo della convocazione del tavolo d’emergenza è chiarissima la nota del prefetto Stefano Trotta, che ha messo in luce quelle che sono state le leggerezze, sin dal lunedì scorso, nella gestione dell’emergenza, la sottovalutazione della gravità dei fatti. Parole dure quelle del prefetto, quando ricorda la prima riunione richiesta lunedì, quando spiega che ancora fino a ieri pomeriggio le risposte dell’amministrazione sono state approssimative, le autobotti non sono state sufficienti, il Papardo ha avuto gravi disagi. Parole dure e non sono le prime da parte del prefetto che alla fine assume il coordinamento della gestione dell’emergenza,di fatto “commissariando” la giunta Accorinti che nel momento più difficile non ha saputo resistere all’impatto dell’onda d’urto.

Mentre Messina è in ginocchio, in serata arrivano 3 righe dal presidente della Regione, che ci rassicura che è in contatto con Foti, capo della Protezione civile regionale, e che la situazione si risolverà. Il governatore è a Tunisi, a quella che lui chiama l’Expo di Cartagine e per la quale ha lasciato una Sicilia senza governo (perché ha azzerato la giunta prima di prendere l’aereo), con i forestali che assediavano il Palazzo. Ma quel che interessa a Crocetta e ai partiti è l’ennesimo rimpasto fatto solo per far arrivare a fine mandato i 90 dell’Ars e la giunta. E mentre litigano per le poltrone in Sicilia 6 linee ferroviarie sono interrotte, 3 autostrade sono indecenti (1 è interrotta dopo il crollo del viadotto Hymera e viene chiusa ad ogni frana e l’altra è ridicola), le strade statali franano, i torrenti tracimano, le alluvioni evidenziano un dissesto del territorio spaventoso. Ciliegina sulla torta hanno arrestato Dario Lo Bosco, presidente Rfi, per concussione. Potrei aggiungerti che stanno declassando o chiudendo l’aeroporto dello Stretto, che dello Stretto non è mai stato giacchè per raggiungerlo costa di più in termini di tempo e soldi che andare a Trapani, ma sono già abbastanza depressa. Stanno decidendo a Roma come cancellare la nostra Autorità portuale, uno scrigno che merita di regnare da sola in questo specchio di mare. Invece stiamo mercanteggiando la nostra fine, fagocitati o da una parte o dall’altra in cambio di un piatto di fagioli. Ma questa è filosofia.

La realtà sono le invasioni di zanzare, sporcizia, cinghiali, i rifiuti, l’incapacità di ribellarsi e dire basta. La realtà oggi sono le file con i bidoni come 40 anni fa, quando ero bambina, ma è passato mezzo secolo. Dico grazie a quei lavoratori che faranno lo straordinario per farci stare meglio, agli operai dell’Amam che lavoreranno sotto la pioggia e nel fango, a chi ci sta mettendo la faccia mentre altri, quelli che negli anni scorsi ci hanno causato il danno, l’hanno persa. Ripeto, le responsabilità del passato sono enormi, ma adesso c'è chi ha il compito di alzarsi e guidare la comunità e non sono più quelli del passato.

Oggi rischiamo l’emergenza igienico-sanitaria, sappiamo che la Protezione civile si è attivata e che il governo Renzi segue l’evolversi della situazione, ma mai come in questa settimana di errori abbiamo “toccato con mano” l’incapacità di dare risposte adeguate. In un altro Paese chi ha fallito avrebbe già fatto un passo indietro e chiesto scusa. Se questa è l’Amam sulla quale l’amministrazione sta riponendo tutte le sue aspettative, ci sono riflessioni di fare. Se questa è l’amministrazione che avrebbe dovuto fare la rivoluzione e cambiare Messina allora ha fallito. Nessuno può fermare la natura, le frane, le alluvioni, ma è nella capacità di alzarsi e guidare la reazione, prendere decisioni, battere i pugni, essere autorevole, farsi rispettare, che si misura il saper amministrare. Non basta la buona volontà, le migliori intenzioni, l’essere persone perbene. Gestire un’emergenza, quando la salute, la quotidianità, il vivere civile di 250 mila persone dipendono da te, è tutta un’altra cosa”

Rosaria Brancato