Teatro, dopo le proteste Accorinti blocca il regolamento sugli incarichi esterni

Accorinti ha detto stop. Nei giorni scorsi a finire nel mirino delle polemiche è stato il regolamento dell’Ente Teatro Vittorio Emanuele relativo al conferimento degli incarichi, predisposto dal sovrintendente Saja, e che oggi pomeriggio il Cda avrebbe dovuto approvare (vedi articolo allegato).

A sobbalzare sulla sedia, per un regolamento che lascia ai direttori artistici e al sovrintendente ampia discrezionalità, sono stati i due consiglieri Cda “ribelli” Laura Pulejo e Totò D’Urso, che hanno rilevato una serie di punti critici che di fatto sbarrano la porta a maestranze ed orchestrali che negli ultimi 15 anni quel Teatro l’hanno materialmente “fatto”. Così sabato mattina i consiglieri comunali Nina Lo Presti e Gino Sturniolo hanno chiamato in assemblea i lavoratori ed insieme ai due componenti del Cda hanno chiesto l’intervento del sindaco: “Non è possibile che Accorinti non sappia quanto sta accadendo al Vittorio Emanuele. Da parte dei vertici non si sta registrando nessuna partecipazione, tutt’altro”.

Venuto a conoscenza dei dettagli del regolamento da D’Urso e Lo Presti è stato lo stesso Accorinti dopo una lunga telefonata con il presidente Maurizio Puglisi a invitarlo a non votare già oggi un provvedimento senza alcuna forma di concertazione. Il regolamento infatti, grazie ad una maggioranza interna al Cda, sarebbe passato senza colpo ferire nonostante le rimostranze di D’Urso e Pulejo e nonostante il provvedimento sia molto distante dalla filosofia che ha portato Accorinti a Palazzo Zanca e Puglisi al Vittorio Emanuele.

“Il sindaco ha invitato Presidente e Cda a valutare anche con le parti interessate il provvedimento- ha spiegato Nina Lo Presti- anche perché in settimana avrebbe dovuto incontrare le maestranze e non sarebbe stato corretto presentarsi con un atto già confezionato e che va contro una serie di diritti”.

Già, perché il regolamento prevedeva che per gli incarichi esterni nei confronti di professionalità iscritte in albi, come giornalisti, avvocati, commercialisti, i direttor artistici ed il sovrintendente non avrebbero avuto alcun “paletto” ma avrebbero potuto scegliere in barba a selezioni, anzianità, graduatorie e requisiti vari. In fondo è quanto già avvenuto nell’Ente con i giornalisti, scelti appunto da Antonino Saija, finito al centro di contestazioni da parte di un folto gruppo di professionisti che si è rivolto ad Ordine e sindacato per il mancato rispetto della legge 150.

Quanto a maestranze e orchestrali il regolamento all’art.8 stabiliva la predisposizione di un albo con analoga discrezionalità di scelta e con una clausola che nei fatti escludeva quanti hanno finora operato: non può essere inserito chi ha avviato un contenzioso con l’Ente. Peccato che i lavoratori in 15 anni si siano rivolti al giudice solo per far valere i propri diritti e questa norma sarebbe stata il danno e la beffa. Accorinti si è reso conto che forse non è questo il modo per “cambiare il Teatro dal basso” e ha dato uno stop per avviare quantomeno un chiarimento e lavorare di lima e confronto. In fondo in un teatro nel quale 50 amministrativi hanno visto tutelarsi diritti e garanzie, dare, se non la stabilizzazione, almeno la possibilità di lavorare,anche a chi lo ha fatto per 15 anni è il minimo che si possa fare.

Rosaria Brancato