Mancano 4 stipendi e le certezze sul futuro, Faranda chiama in causa il Sindaco

A Casa Serena è sempre la stessa musica. Non si sa ancora quando si avranno certezze sul prossimo futuro della struttura che dipende da un affidamento attraverso trattativa privata, le polemiche non si placano neanche su qualità ed efficienza dei servizi, ovviamente nubi nerissime anche sul fronte stipendi. A riaccendere i riflettori è la consigliera comunale Ncd Daniela Faranda che torna a sollecitare l’amministrazione Accorinti affinchè si faccia chiarezza su quanto continua ad accadere a Casa Serena senza che le cose cambino di una virgola. Gli stipendi naturalmente sono solo la punta dell’iceberg ma sono uno dei chiari sintomi che le cose non migliorano. In 52 lavoratori di Casa Serena entro la prossima settimana avranno in tasca uno stipendio, ne aspettano ancora altri quattro e una parte della tredicesima. La consigliera Faranda chiede all’amministrazione comunale di intervenire e di chiarire il perché si continuino ad accumulare questi ritardi.

L’interrogazione indirizzata al Sindaco però tocca anche altri punti a cominciare proprio da quali siano le intenzioni visto che ormai l’ultima proroga è quasi in scadenza e non sono ancora stati resi noti i dettagli di questa trattativa privata di cui si parla, di cui però non condivide il metodo.

L’esponente Ncd vuole sapere se la revisione dell'organico che ha portato alla scrematura di decine di unità di dipendenti abbia tenuto conto delle reali esigenze di servizio, visto che dell'originario organico sono rimasti impiegati a Casa Serena 40 dipendenti in prima istanza, poi portati a 52 unità grazie alla stipula di un protocollo d'intesa (tra l'Amministrazione e alcune tra le principali sigle sindacali); se all'interno del conseguente atto sia stato rispettato lo stato di anzianità che era stato previsto tra i parametri; se sia vigente il contratto d'appalto, pare, mai rispettato e che il ​Comune risulta pagare sempre per le 40 unità e non per le 52 stabilite con il protocollo, a seguito del quale la rimanente parte degli emolumenti dei dipendenti in servizio risulta coperta in parte dalla cooperativa che gestisce la struttura e in parte dall'autotassazione imposta ai dipendenti che, a fronte di una decurtazione coatta dal proprio stipendio, hanno viste ridimensionate anche le proprie ore di lavoro settimanali e per alcuni le mansioni, condizione che inevitabilmente cagiona un clima di malumore tra le figure impiegate presso la struttura nuocendo, ovviamente, alla serenità degli anziani ospiti.

Se anche questa volta non arriverà risposta la consigliera è pronta a rivolgersi alle autorità competenti. Soprattutto perché l’amministrazione non può rimanere in silenzio quando si tratta di anziani e di lavoratori.