La Prefettura: “Deve decidere il Comune”. Si va verso la chiusura della struttura

L’ultima speranza è andata in fumo. Era rimasta una sola possibilità per scongiurare la chiusura di Casa Serena, sindacati e lavoratori avevano riposto tutta la loro fiducia nella Prefettura, sperando di trovare una soluzione com’era accaduto il 31 dicembre 2012. In quel pomeriggio lunghissimo il commissario di Palazzo Zanca Luigi Croce ormai aveva deciso che Casa Serena avrebbe chiuso battenti, il tavolo prefettizio riuscì a scongiurare il peggio, con la Prefettura che si fece garante di un percorso che doveva iniziare all’indomani di quell’accordo. Così siamo arrivati ad oggi. Nell’anno e mezzo trascorso non sono stati effettuati gli interventi di messa a norma necessari per mantenere la struttura aperta e funzionante a pieno regime. A Palazzo Zanca non c’è più il commissario Croce ma il sindaco Accorinti, per Casa Serena nulla è cambiato e il 31 marzo potrebbe arrivare la chiusura.

Durante l’ultimo incontro i sindacati, l’assessore Mantineo e il dirigente ai Servizi Sociali Bruno, erano giunti ad una decisione: spostare la discussione in Prefettura per capire se dal Palazzo del Governo potesse giungere una soluzione per scongiurare il peggio. Il sindacato Orsa aveva chiesto l’incontro già lo scorso venerdì, dubito dopo anche Cgil e Cisl avevano inoltrato la richiesta di un tavolo prefettizio. La risposta giunta dal Palazzo del Governo però chiude ogni possibilità di dialogo. Il Prefetto Stefano Trotta ripercorre proprio le ultime tappe della vicenda Casa Serena in cui la Prefettura è stata in prima linea. Ricorda il vertice in cui in extremis si trovò la soluzione per evitare la chiusura che avrebbe danneggiato anziani e lavoratori. Trotta però sottolinea un passaggio importante e cioè che quella iniziativa era stata assunta dalla Prefettura anche “nella considerazione che il Comune di Messina era retto da una gestione commissariale straordinaria, contrariamente ad oggi in cui è invece gestito da Organi Istituzionali eletti democraticamente. Pertanto si ritiene che ogni utile iniziativa debba essere assunta da parte del Comune, istituzionalmente competente nel settore”. Questa la risposta giunta ai sindacati da parte del Prefetto che lascia nelle mani dell’amministrazione Accorinti la patata bollente. Di fatto ieri c’era una gestione commissariale che giustificava l’intervento della Prefettura in una vicenda così complessa e delicata, oggi ci sono dei rappresentati eletti dai cittadini a cui spettano le decisioni politiche e amministrative.

A questo punto sembra inevitabile la chiusura. L’amministrazione comunale è intenzionata a proseguire su questa strada per consentire lo svolgimento dei lavori di messa a norma della struttura e per evitare di sostenere i costi troppo alti di un sistema che deve essere rimodulato. La proroga per la cooperativa Azione Sociale che gestisce la struttura scadrà il 31 marzo, ma ovviamente sarà impossibile trasferire i circa 50 anziani ospiti in altre case di riposo e contemporaneamente sistemare i 101 operatori in soli sette giorni. L’assessore Mantineo ha spiegato che per espletare queste operazioni ci vorranno almeno altri due mesi, la volontà però è chiara, anche se si continua a ribadire che si tratterà di una chiusura solo temporanea. I lavoratori dovrebbero trovare occupazione o nei bandi della 328, ma su questa ipotesi sono troppi i dubbi, o negli altri servizi sociali per i quali adesso arriveranno nuovi bandi.

Non resta che attendere un provvedimento ufficiale da parte dell’amministrazione. Gli anziani però non ci stanno e promettono battaglia. Durissima anche la segretaria dell’Orsa Servizi Francesca Fusco. “Se questa amministrazione dovesse confermare la decisione di chiudere Casa Serena e di ledere così la dignità di anziani e lavoratori, avrà sulla propria coscienza l'ulteriore smacco sociale che questa città subirà. Chi oggi ipotizza semplicemente la chiusura non ha scolpito nella mente la disperazione degli anziani sradicati da quella struttura, che non è soltanto una Casa di Riposo, ma è una comunità, una famiglia ricostruita” commenta la sindacalista che non ha intenzione di assistere impotente di fronte ad un’azione che considera vera e propria macelleria sociale, sia per i lavoratori che per gli anziani.

Francesca Stornante