Un terribile sms degli anziani: “Aiutateci o iniziamo lo sciopero della fame e ci lasciamo morire”

Siamo anziani di Casa Serena, la cittadinanza deve sapere lo scombussolamento che abbiamo subìto, preghiamo chi di competenza possa mettere riparo a questo caos altrimenti cominceremo lo sciopero della fame lasciandoci morire”. E’ il messaggio disperato e terribile che Angela Rizzo, ex esperta del Sindaco Accorinti nel settore dei servizi sociali, ha ricevuto questa mattina sul suo cellulare. Un messaggio che è un sos lanciato dagli anziani che continuano a vivere nella casa di riposo di Montepiselli, da quegli stessi anziani che fino a pochi mesi fa minacciavano scioperi della fame e proteste anche eclatanti per salvare quella che consideravano la loro casa da chiusure e smantellamenti.

Oggi Casa Serena non appare più come quell’oasi felice in cui i nonnini messinesi erano felici di trascorrere l’ultima tappa della loro vita. Oggi da Casa Serena arrivano messaggi tristi e che non possono più passare inosservati, esattamente com’è accaduto nei primi giorni di questo 2015, quando con un sms raccontavano del freddo gelido di Casa Serena e della mancanza dei riscaldamenti proprio mentre Messina si svegliava imbiancata dalla neve.

La questione Casa Serena si fa ogni giorno più intricata e sembra di essere sfuggita dalle mani dell’amministrazione comunale che in questi 18 mesi ha fatto tanti passi e altrettanti dietrofront senza riuscire mai a prendere una decisione seria e concreta su quello che dovrà essere il futuro della struttura di Montepiselli. Oggi ci sono 43 anziani, un numero inferiore rispetto ai 50 che dovrebbero essere ospitati, secondo l’ultima rimodulazione che risale allo scorso agosto. Ci sono 52 operatori, i famosi 40 + 12 ormai in guerra tra loro per questioni legate proprio a quella rimodulazione e agli accordi per riuscire a tenere all’interno più lavoratori dei 40 inizialmente previsti, con l’inevitabile riduzione delle ore per tutti. C’è anche la cooperativa Azione sociale che continua a gestire a suon di proroghe la struttura, mentre nel frattempo si è aggiudicata altri servizi con i recenti bandi comunali per i servizi sociali. Fino al 28 febbraio si andrà avanti in proroga, poi sicuramente ne arriverà un’altra per il mese di marzo, intanto il Dipartimento servizi sociali dovrà predisporre il bando per il nuovo affidamento di Casa Serena che sarà fatto attraverso trattativa privata. Un’altra soluzione tampone, necessaria anche perché al momento in queste condizioni è impossibile redigere un regolare bando. Tra l’altro Casa Serena sembra non esserci proprio nei progetti futuri dell’amministrazione, come emerge dal documento redatto dall’assessore Nino Mantineo in vista degli Stati generali dei servizi sociali per il 2015 non sono state neanche predisposte delle somme per la casa di riposo, segno che si naviga ancora a vista (vedi articoli correlati).

Di certo c’è che leggendo l’accorata richiesta d’aiuto degli anziani è quasi scontato chiedersi a chi serva ancora tenere aperta questa struttura in queste condizioni senza programmare concretamente un piano d’azione che possa risollevarne le sorti offrendo a chi vive lì dentro quella serenità e tranquillità che da sempre ha caratterizzato la struttura.

Intanto, a proposito di servizi sociali e Stati generali si allunga l’elenco delle contestazioni e delle perplessità. A dire la sua è il Circolo “Peppino Impastato” – Rifondazione Comunista Messina che quasi 19 mesi dopo di amministrazione Accorinti ritiene che un assessore non possa uscire fuori con un documento dal titolo che richiama principalmente un linguaggio e un’idea che sa più di richiamo militaresco e non certamente sociale. Guardando a quanto è stato fatto il circolo di Rifondazione non ha dubbi: «Non c’è alcuna discontinuità con il passato, una proroga dietro l’altra, una politica poco propositiva sulla gestione di Casa Serena e molto più punitiva nei confronti di una struttura che sicuramente aveva bisogno di aggiustamenti ed ammodernamenti, ma non di interventi che hanno reso la vita di persone giunte ad un’età in cui il bisogno di assistenza diventa una cura del corpo e della mente è maggiore, un inferno. Riteniamo che a fianco dei servizi vadano anche i diritti e le tutele dei lavoratori, spesso costretti a protestare e ad occupare il comune perché non sapevano cosa questa amministrazione volesse realmente fare, oltre alle vecchie e continue proroghe di settimana in settimana e di mese in mese».

« Nel documento diffuso dall’assessore Mantineo non troviamo, se non in maniera superficiale e molto ristretta, un’analisi su una città socialmente sofferente, arretrata e superata nella sua rete di servizi e infrastrutture. Un documento che, pur proponendo al mondo del volontariato, ai sindacati, a fondazioni, all’università e a pezzi istituzionali, due giornate di approfondimento e confronto, orienta già sul tipo di welfare che nella presentazione viene chiamato “comunitario e delle opportunità”. Di fronte al discorso di comunità, crediamo che sia più significativo quello di “società” e che sia necessario ancora più di prima, lavorare per tenere aperte altre prospettive e cioè quelle che guardano al miglioramento dei servizi e alla tutela dei lavoratori. Sul punto che riguarda i lavoratori di un settore che sicuramente innovato, chiediamo più chiarimenti. In particolare rispetto al discorso di superare la frammentarietà municipale, cosa significa in una città in cui i servizi delle circoscrizioni non sembrano per nulla municipalizzati e spesso per alcuni servizi c’è un tira e molla tra circoscrizioni e sede centrale, fare il sistema integrato? Anche su questo punto, dove pensa l’assessore Mantineo di trovare risorse economiche affinchè vengano previste delle figure adeguate che sviluppino quei punti che vengono presentati come innovativi e come panacea in un mondo di “disservizi” sociali? Nel mondo del terzo settore, ormai super sfruttato e privo di risorse per poter rispondere ad un progetto così ambizioso? In una futura cabina di regia unica del sistema di welfare locale, chi sarà il regista? Chi sarà il responsabile artistico e tecnico di questo sistema comunitario? E’ questo il motivo da cui far partire “un’attenta e rigorosa analisi dei bisogni, sulla quale costruire insieme strategie condivise? Quali tutele per i lavoratori da decenni coinvolti nei servizi e da sempre dipendenti da un sistema di cooperative gestiste più in maniera privatistica e clientelare? Sono questi i punti che a nostro parere non sono chiari in questo documento presentato in una conferenza stampa e che vuol farci credere di poter rivoluzionare il sistema dei servizi senza fare alcun cenno al nesso col mondo del lavoro».

Rifondazione comunista non riesce a cogliere il senso della convention perché non dice cosa si farà adesso e dopo la convention di fronte ai problemi sociali di questa città. «E’ sempre bene progettare ed avere velleità. Ma vogliamo sottolineare all’assessore Mantineo che tra pochi mesi questa giunta entrerà nel secondo anno di attività amministrativa e le strutture come le nostre sono anche delle antenne territoriali che stanno raccogliendo disagi e disastri di una mancata politica dei servizi sociali».

Francesca Stornante