Quando la coerenza è una maglia che devono vestire solo gli altri

La coerenza politica ai tempi delle transumanze da un partito all’altro. Mentre assistiamo al disfacimento del vecchio sistema dei partiti accadono anche piccoli paradossi, come quello che ha spinto i consiglieri del III quartiere Alessandro Cacciotto e Libero Gioveni a chiedere le dimissioni del presidente, Giovanni De Salvo, reo di non aver ancora deciso in quale partito stare. De Salvo è, o era, dipende dalle interpretazioni, del Pdl, ma è anche un fedelissimo di Nino Beninati che, come noto, alla vigilia delle regionali ha sbattuto la porta contro la preponderanza dell’area ex An ed è transitato armi e bagagli nell’Udc. Il presidente della circoscrizione ha seguito Beninati, e lo dimostra il fatto che alle convention centriste c’era anche lui. “Ma-spiegano i due consiglieri- De Salvo non ha ancora aderito ufficialmente al partito di Casini, pertanto non sappiamo con quali alleanze esercita il suo ruolo. Il problema non è formale ma sostanziale e di mera trasparenza politica, perché De Salvo non è sostenuto formalmente dall’Udc né dal Pd che finora ne ha chiesto la testa. Ma, paradossalmente, non è sostenuto neppure dal Pdl dal momento che lo stesso capogruppo azzurro al quartiere gli ha chiesto un mese fa di chiarire la sua posizione politica”.
Secondo Cacciotto e Gioveni questo comportamento da parte di quello che è il decano dei presidenti circoscrizionali, “denota incoerenza politica e desiderio di mantenere la poltrona senza una chiara maggioranza né in Aula né fuori”. I due centristi chiedono quindi le dimissioni del presidente, che non ritengono più rappresentativo né incisivo. In verità non si capisce perché, secondo Gioveni e Cacciotto, fin quando non firma l’adesione all’Udc, come invece aveva preannunciato, De Salvo non è rappresentativo e non ha maggioranza, mentre, se dovesse aderire oggi pomeriggio, improvvisamente diventerebbe un presidente che va a genio a quegli stessi consiglieri Udc e Pd che in questi anni ne hanno chiesto la testa. Questi sono i paradossi non di De Salvo ma del nostro sistema politico e partitico. Per 4 anni e mezzo De Salvo vestito d’azzurro Pdl era il bersaglio dell’opposizione, ora che ha cambiato colore non lo sarà più. O meglio, visto che ancora non ha ufficialmente cambiato colore è ancora contestabile, domani non si sa. Dipende dalla tessera. E’ il sistema che non va. Ma c’è un altro aspetto bizzarro, e cioè Cacciotto e Gioveni dichiarano di non poter più sostenere, per “coerenza politica”, un presidente ex Pdl non ancora definitivamente ex. Peccato che il loro partito, l’Udc, non si sa con quale “coerenza politica” continua serenamente a stare in maggioranza a Palazzo dei Leoni, non con gli ex Pdl, ma con i Pdl convinti e ufficiali, dividendo poltrone e decisioni. Ed è la stessa Udc che alla Regione ha sostenuto Crocetta alleandosi col Pd ed ha rotto al Comune con Buzzanca e i Pdl. Noi cronisti politici a queste stranezze siamo ormai abituati, ed anche gli elettori, che infatti stanno iniziando a cambiare. La coerenza politica non è una maglietta che vale solo quando la devono indossare gli altri, ma che, in questo sistema politico non indossa nessuno. Il problema non è solo De Salvo, visto che l’Udc di Cacciotto e Gioveni non è da meno. Le stesse riflessioni le mandino a D’Alia e Naro.
Rosaria Brancato