Doppio incarico, il procuratore chiede l’inammissibilità del ricorso di Rodi in Cassazione

Si aspettava tanto il 6 dicembre. Un’attesa che rischia di rimanere vana. Non tanto perché oggi, come era ovvio e previsto, non è arrivata alcuna sentenza sul doppio incarico del sindaco-deputato Buzzanca, ma perché è probabile che la sentenza in questione non arriverà mai, per lo meno da parte della Cassazione. Oggi, infatti, si discuteva del ricorso presentato da Giuseppe Rodi contro la sentenza della Corte d’appello di Messina che, pur riconoscendo l’incompatibilità tra le due cariche ricoperte da Buzzanca, aveva rigettato la richiesta di decadenza dalla carica di primo cittadino, avanzata in quella occasione dal cittadino Vincenzino Saglimbeni. Nel corso dell’udienza, alla quale lo stesso Rodi non si è presentato inviando solo un fax, il procuratore generale ha però richiesto l’inammissibilità del ricorso. Sul tutto entro un mese al massimo si pronuncerà il giudice, con una sentenza che potrebbe chiudere questo ennesimo capitolo del caso Buzzanca.

Chiuso un capitolo, non si scriverà però la parola fine sull’intera storia. Il 22 dicembre, infatti, un’altra udienza si terrà a Palermo, all’Ars. E lì il parlamento regionale, sentite le ragioni di Buzzanca e della controparte, in questo caso Antonio D’Aquino, si pronuncerà sulla richiesta di decadenza dalla carica di deputato regionale. C’è poi la solita considerazione da fare: da più di un giudice, compresi quelli della Corte Costituzionale, è stato acclarata l’illegittimità del doppio incarico. Ma questo, oggi, sembra essere diventato un aspetto marginale.