Da un lato ancora un fitto silenzio che non ha ancora lasciato spazio alle spiegazioni, dall’altro le prime inevitabili reazioni che rischiano di moltiplicarsi bruscamente. E’ diventato un vero e proprio “caso” il licenziamento del dirigente di Messinambiente Natale Cucè che venerdì mattina ha ricevuto il benservito dalla partecipata comunale per cui lavorava dal 2007. Un licenziamento improvviso che ad oggi è ancora senza le motivazioni ufficiali. Il liquidatore Alessio Ciacci, che ha siglato il provvedimento, ha affidato la sua dichiarazione ad un comunicato stampa secco e asettico che è stata pubblicato venerdì pomeriggio sul sito di Messinambiente, poi è arrivata la reazione di Cucè che ha parlato di provvedimento pretestuoso, infondato e inefficace e ha annunciato di rivolgersi all’Autorità Giudiziaria, per il resto solo bocche cucitissime (vedi articoli correlati). Chiarire i contorni di tutta questa vicenda sarà però necessario, anche per capire quale seguito e quali conseguenze avrà la durissima decisione presa da Ciacci. Dal liquidatore, che questa mattina sarà di nuovo in città dopo il week end trascorso come ogni settimana nella sua Capannori, sono in tanti ad attendere delle risposte, a cominciare dall’assessore all’Ambiente Daniele Ialacqua che subito dopo questo terremoto ha dichiarato di dover chiarire insieme al commissario Ciacci i motivi di un provvedimento così drastico. Segno che, evidentemente, l’amministrazione non fosse a conoscenza di quanto stesse accadendo neo giorni scorsi negli uffici di via Dogali.
I primi a mettere nero su bianco un documento durissimo sono stati i Revisori dei Conti di Palazzo Zanca che, all’indomani del licenziamento di Cucè, hanno inviato al Sindaco Accorinti, al Dirigente delle Partecipate Pagano, al Segretario/direttore generale Le Donne, al Ragioniere generale Cama all’assessore a Bilancio e Partecipate Signorino, alla presidente del Consiglio comunale Barrile e anche alla Corte dei Conti una pesantissima nota. Il collegio, presieduto da Dario Zaccone e composto da Giuseppe Zingales e Federico Basile, non cita mai espressamente la questione Cucè, né tantomeno si fanno espliciti riferimenti a Messinambiente o al liquidatore Ciacci, è evidente però che quanto scritto suona come un fortissimo campanello d’allarme per l’esecutivo di Palazzo Zanca.
I Revisori invitano il Comune a «verificare con estrema attenzione ogni atto amministrativo rilevante posto in essere dagli amministratori/liquidatori delle società partecipate al fine di poter valutare la potenziale generazione di ulteriori esposizioni debitorie che avrebbero inevitabilmente refluenze negative sui bilanci delle medesime e di conseguenza nei confronti dell’Ente». In pratica ciò che Zaccone, Basile e Zingales chiedono al Comune è di controllare tutto ciò che avviene nelle partecipate per evitare passi falsi che potrebbero mettere in difficoltà la già precaria condizione finanziaria di Palazzo Zanca. E, infatti, basta continuare a leggere la nota per comprendere che il riferimento è a Messinambiente, probabilmente non solo per la questione Cucè ma anche per le recenti polemiche che hanno coinvolto Ciacci, il suo braccio destro Raphael Rossi e la squadra di consulenti messa in piedi per gestire Messinambiente. I Revisori lanciano un monito ben preciso agli amministratori comunali: «Eventuali perdite generate da consulenze non strettamente necessarie, liti temerarie, affidamenti a soggetti terzi superflui o inerenti attività esplicabili da dipendenti o soggetti interni, non potrebbero trovare copertura nel Piano di riequilibrio già approvato e pertanto graverebbero sui bilanci di previsione dell’Ente». Viene dunque messa in dubbio anche la stabilità e sostenibilità del piano decennale che l’amministrazione ha voluto a tutti i costi per provare ad evitare la strada del dissesto.
Ed ecco l’ultimo passaggio della nota che fa comprendere ancor di più che ad essere sotto la lente d’ingrandimento è Messinambiente, in quanto unica partecipata al momento in liquidazione ma ancora in piena attività. I revisori ribadiscono al Comune di «verificare che le procedure di liquidazione delle società vengano espletate secondo quanto prevede il codice civile, riducendo per quanto possibile ogni ulteriore onere per l’Ente e quindi per la collettività». E poi la stoccata finale: «Si evidenzia che ogni debito fuori bilancio generato da perdite societarie, che non trova origine in fatti amministrativi ordinari e prudenti, troverà responsabile il Dirigente o l’amministratore che lo ha determinato». Non fa sconti il collegio presieduto da Zaccone che dice molto chiaramente ad amministratori e dirigenti di Palazzo Zanca di aprire gli occhi su quanto accade nelle partecipate e che mette in guardia circa le conseguenze che possono derivare da azioni e decisioni adottate da liquidatori e amministratori che operano a briglia sciolta. Probabilmente i Revisori hanno già messo in conto il contenzioso che Messinambiente si troverà ad affrontare per il licenziamento dell’ormai ex Direttore tecnico e Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione sulla sicurezza dei lavoratori e per questo mettono in chiaro che eventuali debiti fuori bilancio che non siano causati da ordinaria gestione ricadranno solo sulle spalle di chi lo ha determinato.
Una nota che probabilmente spingerà Ciacci o gli amministratori di Palazzo Zanca a uscire fuori dal silenzio e a spiegare come sono andate le cose.
Un caso inevitabilmente destinato a far discutere ancora. Quantomeno fino a quando non sarà fatta chiarezza su un licenziamento che ha provocato un vero terremoto tra gli uffici di via Dogali e Palazzo Zanca.
Francesca Stornante