Lettera di un papà per i disagi al bimbo al Policlinico: replica dell’azienda

In riferimento all’articolo pubblicato ieri (leggi qui), esprimendo sincero rammarico per il disagio descritto, suscita tuttavia meraviglia come l’utente, in questo caso il padre del bimbo di due anni, si sia rivolto ad una testata giornalistica piuttosto che al nostro servizio URP, che avrebbe verificato tempestivamente la criticità segnalata e, altrettanto tempestivamente, avrebbe garantito il servizio di trasporto a mezzo ambulanza per il piccolo per ogni suo spostamento all’interno del Policlinico, così come avviene per tutti i pazienti ricoverati.

Considerata la logistica dell’A.O.U. Policlinico, che vede dislocata l’attività diagnostica e clinico-assistenziale su nove padiglioni, la Direzione Aziendale, proprio per evitare i disagi come quelli descritti, ha infatti affidato in convenzione alla Italy-Emergenza il servizio di trasporto interno dei degenti. Viene così garantito giornalmente, su richiesta on-line del medico, il trasferimento del paziente che il medico stesso ha in carico, per l’esecuzione di prestazioni presso le varie unità operative dislocate nei vari padiglioni.

Ad oggi il servizio, costantemente monitorato dalla Direzione Medica, risulta esaustivo e soddisfa tutte le richieste inoltrate .

Relativamente alla disponibilità di parcheggi all’interno del perimetro del Policlinico, poi, si evidenzia che gli stalli disponibili vengono utilizzati dagli utenti e dai loro familiari, dagli studenti e dai dipendenti. Così, specie in alcune fasce orarie, crea problematiche che obbligano alla rimozione forzata dei mezzi, al fine di non ostacolare la viabilità delle ambulanze per l’emergenza e di garantire il parcheggio per disabili.

ndr- corretto il sincero rammarico per il disagio patito dal padre di un paziente di due anni. Quanto al servizio di trasporto interno con ambulanza sarebbe stato più opportuno che a segnalare all'utente la possibilità fossero stati i medici, così come prevede il servizio stesso, piuttosto che ipotizzare che un cittadino, già alle prese con l'amarezza di dover portare in braccio il figlio malato in giro per i padiglioni, pensasse di rivolgersi all'Urp.