“Prendo atto della sentenza, ma è solo l’ultima di tante decisioni contraddittorie”. Pippo Midili, ex assessore al bilancio del Comune di Milazzo, non sembra sorpreso dalla decisione della III sezione del TAR di Catania di ritenere illegittima la procedura utilizzata dall’ex amministrazione Pino per dichiarare il dissesto. “E specifico che si tratta di una sentenza sulle procedure adottate, e non sul dissesto in sé” – sottolinea ancora Midili. La vicenda è infatti più complessa di quanto sembra.
Il tortuoso cammino del dissesto
L’idea di dichiarare in dissesto il comune mamertino si profila quando l’ex sindaco Carmelo Pino subentra, nel 2012, a Lorenzo Italiano. Lo stato dei bilanci dell’ente, con un passivo stimato in circa 60 milioni di euro, convince la nuova amministrazione a chiedere un’ispezione dell’assessorato regionale agli Enti locali, per valutare il possibile default. L’ufficio ispezioni dell’assessorato confermerà questa tesi, diffidando il Comune a dichiararlo. “E qui iniziano le divergenze” – continua Midili, – “nove consiglieri fanno infatti ricorso – alla stessa sezione del TAR di Catania – appellandosi al decreto legislativo n. 149/2011, che indica la Corte dei conti come competente per le valutazioni sul dissesto, e non gli uffici regionali. Ma anche la Corte, dopo tre ispezioni, arriverà alla stessa conclusione dell’assessorato. E qui, ancora una volta, i consiglieri cambiano idea, opponendosi alla dichiarazione di dissesto perché, secondo loro, si potevano percorrere altre strade”. Da qui inizierà una lunghissima serie di ricorsi, terminati con la sentenza definitiva di ieri.
Scenari futuri
“A mio parere, il dissesto era inevitabile, ed è stata la scelta giusta” – continua Midili, – “dicono sia stato un male per la città, e che abbia aumentato le tasse. Ebbene, noi abbiamo chiuso tutti i bilanci in attivo, lasciando un Comune che, come annoverato dai nuovi amministratori, è in attivo per 2.541.000 euro; siamo riusciti a pagare circa 9 milioni di debiti, e abbiamo risparmiato ai cittadini 4,5 mln di interessi passivi. Grazie a tutti questi risparmi siamo riusciti a pagare regolarmente i precari, anticipando i soldi che la Regione non ha ancora trasferito. L’aumento delle tasse, poi, non è affatto collegato al dissesto; è dipeso infatti dai tagli dei trasferimenti statali e regionali, ed è una situazione diffusa in tantissimi comuni. Se dunque si vuole smentire l’efficacia del dissesto, si quantifichino i presunti danni, e si colga l’occasione per abbassare le tasse. Il tempo ci dirà quale delle due strade era quella giusta”.
Giovanni Passalacqua