Risanamento, l’aula “boccia” il sindaco. De Luca: “Pronto a dimettermi”

I tempi del Consiglio comunale per quanto riguarda l’iter del risanamento non sono quelli del sindaco Cateno De Luca. L’Assemblea chiede tempo per studiare gli atti. Il primo cittadino ha la necessità di fare in fretta: “Lo sbaraccamento non può più attendere” tuona.

La sintesi del Consiglio comunale aperto, al quale hanno partecipato anche i deputati regionali e nazionali messinesi (Antonio De Luca, Elvira Amata, Ella Bucalo, Francesco D'Uva, Grazia D'Angelo, Pietro Navarra, Valentina Zafarana e Matilde Siracusano; assente l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone), è racchiusa nell’intervento di Cateno De Luca dopo tre ore di dibattito e nella replica del presidente Claudio Cardile. Gli appelli del sindaco sono caduti nel vuoto.

IL "NODO" AGENZIA

La seduta si è arenata sulla costituzione dell’Agenzia comunale per il risanamento, propedeutica al trasferimento di 500mila euro. Con un ordine del giorno firmato dalla quasi totalità dei consiglieri, però, il civico consesso intendeva chiedere al presidente della Regione e all’assessore alle Infrastrutture di “provvedere immediatamente (ai sensi dell’art. 62, comma 3, L.R. n. 8/2018) al trasferimento di 500mila euro necessari per la costituzione e la fase di start up dell’Agenzia comunale per il risanamento e le riqualificazione urbana della città di Messina”. Il sindaco presenta un emendamento (alla fine saranno tre), che va dritto al cuore della questione: cassare il punto uno dell’ordine del giorno. “Siamo di fronte ad una emergenza sanitaria e sociale – sbotta De Luca – . La norma è chiara, avviamo l’Agenzia e poi chiediamo i soldi. La copertura finanziaria c’è. Il problema è politico: questo Consiglio intende istituire l’Agenzia?”.

TUTTI FAVOREVOLI AL RISANAMENTO, PERO'…

Iniziano gli interventi. Si va avanti per un paio d’ore. Tutti si dicono favorevoli al risanamento. Ma tutti chiedono chiarimenti e ulteriore tempo. Chiedono chiarezza sull’Agenzia, sul cronoprogramma e su cosa si riuscirà a fare con i 500mila euro della Regione. De Luca parla di interlocutori chiave, il presidente della Regione Musumeci e il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che si è impegnato a vagliare con grande attenzione la “speciale situazione” di Messina quando la richiesta di stato di emergenza arriverà al Consiglio dei ministri.

Al termine del dibattito, prima della votazione, De Luca è perentorio: “Il segnale che viene fuori questa sera è pessimo, perché non si fa politica su questi argomenti. Non ci siamo proprio. Abbiamo speso 10mila euro per parlare del nulla. E non so per quanto tempo continueremo a dare questo spettacolo, a parlare del nulla e spendere soldi”.

IL PRESIDENTE CARDILE: "SINDACO RISPETTI QUESTO CONSIGLIO"

“Non le consento di dire ciò” ribatte il presidente Cardile, chiedendo rispetto per il Consiglio". De Luca alza i toni: “Io mi sono esposto in maniera incredibile, ho tracciato un percorso. Quest’aula non può permettersi di delegittimare il sindaco. Qui la questione è politica. Quando ancora sento parlare di questioni tecnico-contabili, e l’on. Antonio De Luca (M5S) mette anche in dubbio la norma, vuol dire che siamo arrivati. Se dobbiamo giocare al massacro non vi seguirò. L’ho spiegato in Commissione Bilancio – incalza Cateno De Luca – e dopo aver parlato per cinque ore mi sento dire le stesse cose in aula. La buona politica sta anche nei tempi. Io è da un mese che ci lavoro. Qui ci sono atti che non si erano mai prodotti.

Pensate che mi faccia trascinare in questo vortice? L’articolo 62 è talmente chiaro che la Regione ha già detto: vuoi la semplificazione? Fatti l’Agenzia? Posso dire sì ad un ordine del giorno con il quale si chiede alla Regione una cosa scontata? Lo volete capire che il tempo è importante? Si o no?”. Il sindaco va presto oltre. Pone un termine del 7 settembre (quello precedente del 31 agosto è stato vanificato), perché certi percorsi non li decidete voi. Ho fretta di dare risposte alla città. Altrimenti significa che la città non ha bisogno di me. Considerato quello che sta succedendo, non mi resta che decidere se rimanere deputato o fare il sindaco di Messina. Se venire qui come parlamentare regionale e sparare qualche cavolata…

Me la sono cercata sì, ma con una visione della vita che non è questa che si registra questa sera. Abbiamo una visione del buongoverno completamente diversa io e il Consiglio. Se fuori di quest’aula c’è ancora qualche barone che pensa di non poter consentire a De Luca di operare mi sacrifico su un altare che comprende il mio sacrificio. Quest’aula mi sta dando un segnale chiaro. Mai mi permetterei di tenere sotto scacco questa città come altri hanno fatto. Allora vuol dire che dalle elezioni è uscito un aborto – chiosa il sindaco – un cortocircuito di cui prendo atto. Faccio una scelta: mi tolgo da questo campo, da una situazione che non comprendo”.

"IL SINDACO NON VUOLE CONDIZIONARE IL CONSIGLIO. ANZI, E' IL CONTRARIO"

Ed ancora: “Non voglio sentire dichiarazioni che il sindaco vuole condizionare il Consiglio, posso dire che il Consiglio intende condizionare il sindaco. Non compendo come non si riesca a studiare una delibera consegnata 20 giorni addietro. M i dispiace, ma prendo atto che continuare a discutere di questo significa delegittimare il sindaco. Presidente – dice poi rivolgendosi a Cardile – lei oggi ha parlato come uomo del Pd, ha parlato da uomo di parte. Il Consiglio deve essere con la città. E questo atteggiamento non ha nulla a che vedere con la città e le baracche. Non chiamatelo ricatto. E’ lo sfogo di un sindaco che ha messo tutto se stesso. Chiamatelo ultimo appello. Io non voglio essere ascritto nella lunga lista dei fallimenti di questa città”.

“Alcune tesi non le condivido – replica il presidente Cardile – e mi riferisco a quelle che ledono i consiglieri comunali, che sono qui nell’interesse della città. Hanno chiesto l’esigenza di tempo per studiare atto. La mia posizione sull’assessore regionale Falcone è un atto di difesa di questa città e di questo Consiglio. Con lui abbiamo concordato questa seduta e alla fine non è venuto. La sua motivazione non la comprendo”.

LA VOTAZIONE

Si passa alla votazione degli emendamenti con cui De Luca intende innanzitutto cassare il primo punto dell’ordine del giorno sull’Agenzia, quello con il quale i consiglieri chiedono certezze politiche sui 500mila euro che la Regione deve trasferire e sui quali per il primo cittadino, invece, non esisterebbe alcun dubbio sotto il profilo tecnico e burocratico nel momento in cui si dà vita all'Agenzia, in quanto il tutto è previsto dalla legge: 6 i voti favorevoli (Bonfiglio, Pergolizzi, Rizzo, Alessandro Russo, Sorbello e Zante), sei contrari (Caruso, De Leo, Gennario, Interdonato, Scavello e Gioveni) e 8 astenuti (Argento, Cannistrà, Cipolla, Giannetto, Mangano, Pagano, La Fauci e Cardile). La proposta di De Luca è bocciata. Sono le 22 e 5 minuti. Il sindaco va via, con lui il vicesindaco e l’assessore Musolino. Nel secondo emendamento, che prevedeva una prossima scadenza per il 7 settembre, perentoria, i voti sono stati 10 favorevoli (Bonfiglio, De Leo, Gioveni, Interdonato, La Fauci, Pergolizzi, Rizzo, Alessandro Russo, Sorbello e Zante) e altrettanti contrari (Argento, Cannistrà, Caruso, Cipolla, Gennaro, Giannetto, Mangano, Pagano, Scavello e Cardile). Anche questo bocciato. L’ordine del giorno è invece passato con 18 sì e un astenuto.

Il cortocircuito tra sindaco è Consiglio si è consumato. E De Luca si è detto pronto a lasciare. Mercoledì prossimo si torna in aula. Se la delibera sullo Statuto dell'Agenzia non passerà il sindaco, secondo quanto dallo stesso annunciato, potrebbe rimettere il mandato.