Reti scommesse: parte da Messina la battaglia, vinta, contro la gara Monti

La III sezione penale della Corte di Cassazione si è pronunciata in via definitiva sul caso Stanleybet, l'operatore di scommesse che ha lamentato la discriminazione nell'accesso al sistema concessorio italiano, , così come disciplinato dal bando Monti.

Il bookmaker britannico è stato assistito dall'avvocato messinese Daniela Agnello, che ha patrocinato diversi ricorsi paralleli e ha ottenuto la conferma della pronuncia del Tribunale del Riesame di Milano. I giudici milanesi avevano accolto il ricorso dell'avvocato Agnello la quale aveva chiesto la disapplicazione delle norme del bando Monti, ed ora la Suprema corte le da ragione in via definitiva, respingendo il ricorso della Procura di Milano e confermando la pronuncia dei giudici del Riesame.

La Corte statuisce che il ricorso è infondato alla luce delle recenti pronunce dalla Corte di Giustizia -sentenza Corte di Giustizia in data 28/01/2016, Laezza, C-375/2014 e ordinanza in data 07/04/2016 nella causa C-65/2015. La pronunzia della Corte di Cassazione dimostra che la gara Monti è stata per l'operatore Stanleybet una gara non concorrenziale che prevedeva misure non proporzionate, poco chiare e poco trasparenti, rimesse alla discrezionalità dell'amministrazione.

Stanleybet non aveva partecipato alla gara Monti, lamentando che le clausole la ponevano in una condizione di plateale diseguaglianza concorrenziale rispetto agli altri operatori che chiedevano di ottenere la licenza. Da qui i ricorsi.

Alessandra Serio