Nuovo colpo al doppio incarico: per la Consulta incompatibili le cariche di sindaco e parlamentare

La “guerra” dell’avv. Antonio Catalioto contro il doppio incarico miete una nuova vittima. Anzi, a cascata le vittime sono diverse. E occupano tutti dorate poltrone Parlamento. La vittima principale è Raffaele Stancanelli, sulla cui posizione di sindaco di Catania e al tempo stesso senatore del Pdl si è pronunciata la Corte Costituzionale: bocciata la legge n. 60 del 1953 nella parte in cui non prevede l’incompatibilità tra la carica di parlamentare e quella di sindaco di un Comune con più di 20mila abitanti. A sollevare la questione dinanzi alla Consulta era stato il Tribunale civile di Catania, al quale un elettore, Salvatore Battaglia, tramite l’avv. Catalioto, aveva fatto ricorso. Quando Stancanelli conquistò la fascia tricolore del Comune di Catania, nel giugno 2008, era già stato eletto, due mesi prima, senatore del Pdl. Cariche incompatibili, quindi Stancanelli dovrà decidere quale dei due incarichi mantenere. E insieme a lui altri tre senatori-sindaci: i Pdl Vincenzo Nespoli, sindaco di Afragola, e Antonio Azzollini, sindaco di Molfetta, e il leghista Gianvittore Vaccari, sindaco di Feltre (Belluno). Nella stessa posizione i parlamentari della Camera, dove i primi cittadini di paesi con oltre 20mila abitanti sono per il Pdl Adriano Paroli (Brescia), Giulio Marini (Viterbo), Nicolò Cristaldi (Mazara del Vallo), Marco Zacchera (Verbania), Michele Traversa (Catanzaro). Per la Lega Luciano Dussin, sindaco di Castelfranco Veneto.

Ovviamente soddisfatto Catalioto: «Sono stanco – dice il legale – di questi doppi incarichi. Ora Stancanelli ha dieci giorni di tempo per optare: o fa il sindaco o fa il senatore. Io chiederò al tribunale la riassunzione del processo e se Stancanelli non opta il tribunale lo farà decadere». La prossima sentenza molto attesa a Messina riguarda ovviamente il sindaco Buzzanca: la Consulta, che ha già sancito l’incompatibilità tra le cariche di sindaco e di deputato regionale, a giorni si pronuncerà sulla “leggina” grazie alla quale si deve attendere il terzo grado di giudizio per fare optare per una delle due cariche. Il ricorso, nel caso specifico, riguarda il presidente della Provincia di Caltanissetta, Giuseppe Federico, che è anche deputato regionale, ma la fattispecie è identica a quella di Buzzanca. «La mia guerra non è finita – è la dichiarazione finale di Catalioto – e finora ho vinto tutte le battaglie». Il che suona quasi come un avvertimento.