Taormina. La “cacciata” di don Salvatore Sinitò

Don Salvatore Sinitò è ormai l’ex prete di Taormina, anche se non si conosce ancora il nome del parroco che da settembre arriverà a sostituirlo. Una decisione senza ripensamenti quella del Monsignor Calogero La Piana che ha invitato Sinitò ad allontanarsi da Taormina. La decisione della Curia non ha trovato riscontri ufficiali, si è così insinuata l’ipotesi che il motivo della sua cacciata fosse l’esistenza di un’amante (vedi correlato). La vicenda, dai contorni poco chiari, ha immediatamente fatto breccia nella comunità taorminese, impegnata a difendere o ad aggravare la posizione scomoda in cui era finito Padre Sinitò. La diatriba è finita anche in consiglio comunale dopo un ordine del giorno presentato dal consigliere Nunzio Corvaia che ha scatenato l’indignazione di alcuni cittadini che hanno presentato una lettera per affermare il loro sostegno a La Piana per la decisione “sicuramente sofferta”, ma “determinata da fatti e notizie certamente provati e che se fino ad oggi erano sconosciuti a molti (…) ora sono divenuti di dominio pubblico”. Di quali fatti provati si parli in realtà non è dato saperlo, i firmatari della lettera fanno riferimento a generiche “attività imprenditoriali del parroco Sinitò” e prendono le distanze da “quelle quattro persone che tutt’ora coprono e sostengono tutte le azioni risapute ed altamente discutibili” del prete. Quella “quattro persone” erano almeno le duecento che il 18 agosto scorso hanno partecipato alla fiaccolata di solidarietà indetta per Don Salvatore. “La maldicenza insiste, batte la lingua sul tamburo”, cantava De Andrè, ma il tempo e il silenzio faranno finire, presto, tutto nel dimenticatoio.

Giusy Briguglio