Il dissesto, il piano di riequilibrio e la psicosi collettiva dei “caduti dalla naca”

La vicenda della relazione dell’ex commissario straordinario del Comune Croce che avvisava per iscritto e pubblicamente sulla gravissima condizione delle casse di Palazzo Zanca invitando il Consiglio comunale a procedere verso il dissesto ha scatenato uno psicodramma collettivo che ha dello stupefacente. Premesso che la relazione di Croce non è stata divulgata in una cenetta tra pochi intimi a luce di candela o in un confessionale, ma ne hanno dato ampio risalto le cronache quotidiane di quei giorni. Premesso che Croce ha riunito (e ci sono tanto di foto e riprese dell’incontro) i candidati sindaci, che riteniamo fossero in pieno possesso delle loro capacità intellettive, per dire loro come stavano le cose, la reazione degli attuali Consiglieri comunali e dell’amministrazione arriva a far pensare che siamo di fronte ad un gravissimo caso di psicosi collettiva da caduti dalla naca. Anzi,una caduta dalla naca reiterata nel tempo. E i protagonisti di questa storia sono convinti di vivere nel Castello incantato della Bella Addormentata.

Proviamo a sintetizzare: 1) la consigliera comunale Nina Lo Presti chiede di poter accedere alla relazione di Croce, della quale è a conoscenza evidentemente non in seguito ad una seduta spiritica 2) la presidente Barrile dopo vane ricerche si accorge che non si trova e si rivolge al sindaco e al vicesindaco chiedendo le carte 3) anche l’ufficio di gabinetto però non ne è in possesso 4) la Barrile si rivolge quindi all’ex presidente del Consiglio Pippo Previti che ne ha una copia e la fornisce 5) quando viene consegnata tutti vengono presi dallo sconforto come se fosse la prima volta che apprendono la notizia 6) la Barrile chiede quindi alla giunta se il Piano di riequilibrio approvato dall’Aula sia congruo con quanto scritto da Croce e se non sia inattuabile 7) Signorino chiede alla Barrile copia della relazione visto che nei suoi uffici non c’è traccia.

Già questa sintesi fa temere che siamo a Paperopoli, una terra da fumetto dove la relazione di un commissario che dice “siete nel baratro procedete verso il dissesto” viene ignorata da tutti come se fosse la sua recensione del film che aveva visto il sabato sera con la moglie, e le sue parole rivolte ai candidati sindaci e pubblicate dalla stampa, dimenticate dagli interessati appena finita la riunione. Ma quel che è peggio, come se tutti fossero stati punti dall’ago del fuso della Bella Addormentata non appena sono finite le elezioni, Palazzo Zanca si trasforma nel Castello Incantato,la relazione sparisce misteriosamente dai cassetti e tutti, proprio tutti, consiglieri e amministratori vengono colti da un’amnesia collettiva da far paura, visto che Croce l’allarme l’aveva dato appena un mese prima.

Poi, esattamente come nella favola,due anni dopo, il Castello si risveglia e scopre con sgomento che quella di Croce non era la recensione di un film visto con la moglie ma la relazione sul dissesto. E va in scena la psicosi dei caduti dalla naca. Vediamo in quali versioni.

I CONSIGLIERI COMUNALI

Il presidente del consiglio dell’epoca, Pippo Previti, ha trasmesso la nota ai colleghi immediatamente, nel maggio 2013. Il fatto era comunque noto perché il dissesto è stato il tema principe della campagna elettorale anche per i consiglieri, molti dei quali sono inquilini del Palazzo da lustri quindi l’argomento lo avrebbero dovuto conoscere bene. Pur ammettendo che tutti i candidati fossero in campagna elettorale e quindi distratti da altre problematiche assai più gravi di un Comune al default, c’è da chiedersi: 1) ma di che parlavano ai loro elettori? 2)non leggevano giornali, non guardavano tv, non navigavano su internet,non ascoltavano la radio? Questo vale sia per i veterani che per i novellini, e pur ammettendo che i neofiti pensassero di essere candidati al Palazzo dei puffi e quindi ne ignorassero le problematiche, è grave che gli anziani decidessero di sorvolare su una relazione così drammatica. Ma la “caduta dalla naca” degli eletti è reiterata. Il Consiglio comunale infatti, dall’estate 2013 ad oggi, ha approvato una serie di documenti contabili (4 bilanci) e ben 3 Piani di riequilibrio (il primo bocciato in accordo con l’amministrazione) senza battere ciglio e in alcuni casi con entusiasmo e convinzione, compresi il Piano di riequilibrio 1 ed il Piano rimodulato 2.0.

Adesso scoprono quanto era sempre stato alla luce del sole,riemergono dall’amnesia e chiedono alla giunta lumi su quel piano di riequilibrio più volte approvato chiedendosi se sia fattibile??? E finora cosa hanno votato? A questo punto è legittimo chiedersi:

1)Hanno letto quel che votavano o si sono limitati a guardare l’intestazione o a credere ciecamente a quel che Signorino e Le Donne dicevano in Aula?

2)Hanno ascoltato quanto Nina Lo Presti, Antonella Russo e Gino Sturniolo hanno detto per mesi e mesi con interventi documentati e dettagliati o ritenevano le dichiarazioni dei colleghi noiose e strumentali?

3)Hanno dato un’occhiata alle missive della Corte dei conti dalle quali si evinceva chiaramente la situazione gravissima dell’ente?

4)Hanno letto le 23 richieste di chiarimenti del Ministero sul Piano e soprattutto le risposte (lacunose e incomplete) che la giunta ha dato nel Pluriennale 2.0 o si sono limitati a credere ancora una volta a quanto dichiaravano in Aula Signorino e Le Donne senza leggersi nulla?

I dubbi sono legittimi, altrimenti non si spiega il perché di tutti questi timori che sorgono soltanto adesso, dopo che il Piano è stato trasmesso al Ministero e tutti i bilanci approvati regolarmente senza dire “cio”. Chiedere oggi lumi sulla fattibilità del Piano è non solo tardivo ma illuminante sul grado di consapevolezza che ha questo Consiglio quando vota un atto.

E’ comprensibile che adesso l’Aula provi a scaricare la responsabilità sull’amministrazione ma la prossima volta sarebbe bene ci pensassero due volte prima di votare un documento che determina le sorti di Messina per i prossimi 20 anni e che già ad una prima sbirciatina fa sollevare perplessità sulla sua applicabilità.

La verità è che questo consiglio avrebbe votato qualsiasi Piano anche se gli fosse venuto in sogno Croce a spiegare la relazione con tanto di gessetti, lavagna e grafici. Questo consiglio ha approvato un Piano di riequilibrio quantomeno improbabile per almeno tre ragioni: 1) per dire: noi il salvagente ve l’abbiamo lanciato se voi non siete in grado di salvare la città è colpa vostra. 2) il pluriennale salva da ipotesi di responsabilità amministrativa in caso di dissesto quellicheceranoprima molti dei quali sono ancora consiglieri o comunque fanno parte dei partiticheceranoprima 3) per evitare il rischio di lasciare la poltrona in caso di dimissioni della giunta derivanti dalla bocciatura del Piano.

L’AMMINISTRAZIONE

Si suppone che gli allora candidati Accorinti & Company fossero a conoscenza del fatto che Palazzo Zanca era sull’orlo del dissesto, visto che la domanda sul default era la prima in ogni conferenza stampa. Si suppone che Accorinti,dopo aver incontrato Croce quel pomeriggio di giugno ed appreso della relazione e dell’invito del commissario, abbia riferito ogni cosa a Signorino. Invece Accorinti, che fino a pochi giorni prima d’incontrare Croce era favorevole alla dichiarazione di dissesto,quando esce dalla riunione cambia idea e dopo l’elezione la giunta procede dritta verso il Piano di riequilibrio. A fine giugno 2013 l’amministrazione ha totalmente ignorato quanto detto da Croce appena 30 giorni prima, un invito chiaramente rivolto a chi avrebbe amministrato la città. Un’amnesia che è durata due anni, fino a quando la Barrile non ha bussato alla porta per chiedere la relazione e Signorino e gli uffici “cadono dalla naca” al punto da dover chiedere alla presidente copia di quel documento.

La sindrome dell’amnesia collettiva, meglio nota come quella dei caduti dalla naca ha come principale conseguenza che lascia la giunta con il cerino in mano,mentre l’Aula inizia a scappare dal Titanic preparandosi a dire: noi vi abbiamo dato l’occasione.

A noi non resta che restare stupiti dalla superficialità con la quale si amministra la cosa pubblica ed il denaro pubblico. Le nostre perplessità sul Piano di riequilibrio le abbiamo sempre espresse con chiarezza, basandoci sulla lettura delle carte e dei documenti e mai a cuor leggero. Mai avremmo immaginato che nel frattempo Palazzo Zanca si era trasformato nel Castello Incantato della Bella addormentata.

Rosaria Brancato