Inizia la Festa dell’Unità. Orfini: “L’Italia non parte senza la Sicilia”. I docenti contestano Delrio

Con la Festa dell’Unità volutamente organizzata nella “casa” di Enzo Bianco, il Pd apre le “danze” della lunga campagna elettorale che Renzi ed i vertici nazionali del partito guardano con estrema attenzione ed apprensione. Se la Festa dell’Unità di un Pd che unito non è ha il sapore amaro delle polemiche in tutta Italia, la manifestazione siciliana è il simbolo delle contraddizioni di un partito che paga il prezzo di una doppia anima, quella di governo e quella di opposizione.

Nella Sicilia dell’era Crocetta infatti il Pd che ha governato con lui dal 2012 ad oggi cerca da un lato di “smarcarsi” per evitare la Waterloo per mano grillina, dall’altro di “ottimizzare” l’ultimo anno per portare a casa il più possibile.

La Festa dell’Unità si è aperta a Catania alla presenza dei big nazionali del partito, dal presidente Matteo Orfini alla vice segretaria, Debora Serracchiani, al ministro Delrio, all’europarlamentare Michela Giuffrida e del segretario regionale Fausto Raciti, del governatore Crocetta. A fare gli onori di casa il sindaco metropolitano Enzo Bianco, per il quale la settimana di eventi che si concluderanno con l’intervento di Renzi l’11 settembre potrebbe essere l’investitura per la candidatura alla presidenza della Regione.

Certo il Pd siciliano può definirsi in ogni modo tranne che compatto e Bianco dovrà vedersela sia con lo stesso Crocetta che con il plenipotenziario di Renzi in Sicilia, il sottosegretario Davide Faraone che tra un affondo al governatore, un annuncio di commissariamento ed un armistizio non ha mai nascosto di aspirare a quella poltrona. E in casa Pd non è il solo.

Quanto a Crocetta ha già fatto intendere che darà del filo da torcere a tutti: “Non possiamo trasformare la politica in uno squallido gioco di potere- ha detto a Catania- Quattro anni fa ho vinto insieme ai movimenti della società civile ed alla sinistra. Questa sarà la mia proposta e saranno i siciliani a decidere alle primarie”. La stoccata del governatore è contro chi cerca alleanze con “i camaleonti” o i cuffariani.

Insomma Crocetta è in campo e non farà passi indietro, almeno al momento. Un anno è lungo e nel mezzo c’è il Referendum, primo test determinante per capire il peso del Pd siciliano e dei suoi alleati di governo regionale (che sono Udc, Ncd e Sicilia Futura). Il Pd siciliano, tra i più divisi del Paese, dovrà portare in dote a Renzi per il Referendum un numero di sì tale da spingerlo a liberare quei cordoni della borsa che tiene saldamente stretti, dosando l’ossigeno da mesi.

Le Regionali 2017 saranno il banco di prova per l’avanzata dei 5Stelle nelle Regioni, un antipasto delle Politiche 2018 e sbagliare il candidato per il Pd sarebbe un errore fatale. Ecco perché Renzi, atteso per domenica prossima, guarda con attenzione a Catania ed a questo inizio di una Festa dell’Unità che sui temi del sì ha visto pochi eventi in Sicilia (se non quello di Taormina organizzato da Sicilia Futura).

Il Pd paga un’esperienza rivoluzionaria, quella di Crocetta, fallita clamorosamente e che rischia di trascinare tutti gli alleati. Se Udc ed Ncd potrebbero dopo il Referendum studiare un exit strategy per lasciare Crocetta sperando nella memoria corta dei siciliani, lo stesso non potrà fare il Pd, costretto, dopo pantomine durate 4 anni a restare nell’abbraccio mortale.

Se il presidente del Pd Orfini ha glissato sui temi delle candidature al dopo Crocetta e se di Referendum si è parlato poco o nulla, le contestazioni sono iniziate quando il ministro Delrio ha aperto il suo intervento sulle infrastrutture. Un gruppo di professori siciliani trasferiti al Nord in seguito alla riforma ha interrotto il ministro contestando aspramente sia “le deportazioni” dei docenti meridionali che il Referendum mostrando cartelli con l’hastag #renzistaisereno.

Presenti alla prima serata della Festa dell'Unità i messinesi Alessandro Russo e Francesco Palano Quero.

“L’Italia non parte senza la Sicilia” ha detto Orfini ed è proprio alla Sicilia che il Pd guarda per cercare di capire dove andrà il resto del Paese. L’isola infatti è stata spesso laboratorio politico e non a caso le regionali del 2012 hanno visto il M5S primo partito per numero di deputati all’Ars. Pochi mesi dopo, nel febbraio 2013 i grillini sono sbarcati in Parlamento. Adesso la storia si ripete. Tra un anno, nell’ottobre 2017 ci saranno le Regionali e pochi mesi dopo, febbraio 2018, le Politiche. Ecco perché il Pd guarda la Sicilia per cercare di “leggere il futuro”.

Rosaria Brancato