Politica

“Cateno barricato” in sciopero della fame: “Ex Provincia al collasso, Armao si dimetta”

Appena il tempo di ricaricare le batterie dopo la lunga campagna elettorale per le Europee ed il sindaco metropolitano è di nuovo in trincea. E se la marcia del 15 a Palermo sembrava aver fissato una sorta di armistizio, la scoperta che proprio quel giorno, peraltro anniversario dello Statuto Speciale e dell’Autonomia siciliana, il governo siciliano aveva firmato l’intesa-resa sulle Ex Province con il governo gialloverde, lo ha mandato su tutte le furie. Quell’accordo che poche briciole concede all’isola e per di più relativamente ad una sola annualità, sta per diventare concreto nelle prossime ore, dal momento che in Commissione Bilancio è in discussione l’emendamento del governo.

Un accordo da “pochi maledetti e subito” ma che si poteva migliorare o almeno così aveva garantito a De Luca ed alla delegazione di sindaci lo stesso Musumeci il 15 maggio. Ma verba volant scripta manent e l’emendamento all’esame della Commissione è chiarissimo: appena 140 milioni di euro per le Ex Province (in realtà 100 milioni), presi dal Fondo di coesione e sviluppo. Pannicelli caldi che non basteranno se non per tappare le falle del 2018.

Da qui la decisione del “Cateno Barricato” e in sciopero della fame annunciata nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nel Salone degli Specchi di Palazzo dei Leoni. Accanto a lui i dirigenti, per ribadire quel “paradosso contabile” in base al quale Messina Città Metropolitana ha le risorse, ben 140 milioni di euro, ma non può spenderli perché il bilancio è bloccato a causa di 13 milioni di disavanza per il prelievo forzoso. Gran parte di queste somme peraltro oltre ad essere bloccate andranno perdute perché nel frattempo le scadenze saranno superate.

Già, perché nonostante sia noto a tutti, quei pannicelli caldi e la deroga al bilancio 2019 basteranno solo a garantire la spesa ordinaria, ma non a riaprire cantieri o avviare lavori, dal momento, che come ogni amministratore di intelligenza media sa, le opere necessitano di programmazione pluriennale, quanto meno biennale.

De Luca in conferenza stampa ne ha per tutti, ricordando che, come spiegato dalla stessa vice ministra Castelli invece di 140 milioni di euro dal Fondo di Coesione e sviluppo, poiché sono soldi già destinati alla Sicilia ma che per mancata progettazione entro il 2021 rischiamo di perdere (la cifra totale per la Sicilia è di due miliardi e mezzo), se ne potevano chiedere di più, almeno il doppio, per garantire la salvezza degli Enti.

E invece no- ha detto De Luca- Perché il vice presidente della Regione e assessore al bilancio Armao ha firmato un accordo farlocco con il quale forse salva alcune ex province ma non certamente le Città Metropolitane. E chiedo a viva voce le dimissioni di Armaoil fendente successivo è per l’assessore agli enti locali Bernadette Grasso “chiedo all’assessore di battere un colpo e di interrompere il prolungato silenzio. Se è vero, come mi ha detto, che Armao l’ha esautorata in questa vicenda lo dica, altrimenti è complice”.

Quanto al resto De Luca ha fatto appello all’Ars ed al governo Musumeci per presentare con urgenza un emendamento che aumenti fino a 350 milioni le somme destinate alle ex Province. Ha chiesto l’immediato intervento della deputazione regionale e nazionale e si è barricato negli uffici, preparandosi a sottoscrivere l’avvio dell’iter per la procedura di dissesto “se ci vogliono uccidere diremo chiaramente chi sono i responsabili. Andremo alla Corte dei Conti per denunciare l’accaduto. Ho fatto tutto il possibile finora, adesso resto qui e inizio anche lo sciopero della fame.Non possiamo accettare la decretazione istituzionale del fallimento di tutte le ex Province siciliane e spero che in queste ore qualcuno si ravveda e di conseguenza si modifichi il testo in discussione. Per evitare il dissesto di tutti i nove Enti, servono 350 milioni prelevabili dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione; d’altronde la Sicilia ha avuto assegnati ben 2 miliardi e 300 milioni sul FSC e, allo stato attuale, ha speso solo 100 milioni di questa ingente somma “.

Rosaria Brancato

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