D’Alia, Pdl e Picciolo indignati: “Chieda scusa”. Voce fuori dal coro il Prc: “Grazie sindaco”

Il sindaco Accorinti dovrebbe scusarsi pubblicamente con la cittadinanza messinese per una provocazione demenziale e inopportuna, che offende le Forze Armate e la memoria di quanti, anche nostri concittadini, sono morti per la pace in Italia e nelle missioni internazionali”. A parlare non è l’uomo qualunque “della strada” ma niente poco di meno che il ministro per la Pubblica Amministrazione e Semplificazione Gianpiero D’Alia, che commenta e bacchetta pubblicamente il gesto del sindaco di Messina Renato Accorinti, "reo" di aver esposto una bandiera della pace pronunciato un discorso pacifista nel corso delle celebrazioni del 4 novembre.

La notizia ha fatto il giro di tutte le redazioni nazionali, destando scalpore, oltre a quello suscitato tra quanti stavano assistendo “in diretta” alle celebrazioni in piazza Unione Europea.

Alle Forze Armate, giustamente indignate per questo comportamento – aggiunge D’Alia – va la nostra solidarietà e gratitudine. Essere sindaco non significa fare l’attivista di una minoranza, per quanto rispettabile, ma rappresentare tutti i cittadini e il sentimento di un'intera comunità. Oggi Accorinti non l'ha fatto”.

Sulla stessa linea del ministro D’Alia, anche il Pdl.

«Il comportamento assunto oggi dal Sindaco Renato Accorinti in piazza Unione Europea, in occasione delle celebrazioni per la giornata delle Forze Armate e del 95esimo anniversario della fine della prima guerra mondiale – si legge in un comunicato – è stato inopportuno e irrispettoso».

«Oggi il sindaco avrebbe dovuto rendere omaggio a coloro che- come i messinesi caduti in missioni di pace all'estero-rischiano la vita pur di salvaguardare la nostra incolumità e difendere i diritti civili in quei Paesi nei quali tali diritti vengono violati. Invece – conclude il documento – ha espresso la sua opinione personale dimenticando di essere sindaco di Messina e, come tale, tenuto a rappresentare il pensiero di tutti, anche di chi non ha la sua stessa visione delle cose».

Sulla vicenda è intervenuto anche il capogruppo regionale dei Democratici Riformisti Beppe Picciolo: “Siamo in presenza di un comportamento poco opportuno e ai limiti della decenza istituzionale- ha dichiarato il deputato regionale- Ci sono regole che vanno comunque rispettate al di la delle personali e, fors'anche, rispettabili convinzioni politiche e culturali. Il Sindaco della città ha mostrato la sua poca versatilità ad osservare il silenzio e il rispetto dovuto alle istituzioni del Paese che sono rappresentate in primis dalle nostre Forze armate. Siamo noi, dunque, che chiediamo scusa, in sua vece, ed in rappresentanza della Città a quanti si sono sentiti giustamente offesi in un giorno caro alla memoria di chi ha dato la propria vita per il bene del Paese”

Voce fuori dal coro quella di Carmelo Picciotto, Segretario Circolo PRC “Peppino Impastato”- Messina, che ringrazia Renato Accorinti.

«Il Partito della Rifondazione Comunista – scrive in un comunicato – è profondamente grato al Sindaco della Città di Messina per avere ricordato l’art. 11 della Costituzione che sancisce il ripudio della guerra, in un momento storico in cui le spese militari svuotano i granai per riempire gli arsenali, e per acquistare congegni militari sempre più micidiali, come il MUOS che minacciano la vita di tutti».

Anche la Cisl ha deciso di dire la sua. «Quanto è avvenuto e sta avvenendo a Messina è tutto il contrario di quello che serve a questa città». Le parole sono del segretario generale della Cisl Messina, Tonino Genovese, che commenta così l’episodio del sindaco Accorinti in occasione della Festa delle Forze Armate. «Messina ha bisogno di essere unita, non di divisioni – aggiunge Genovese – e l’operato del sindaco Accorinti non fa altro che creare nuove divisioni e acuire quelle già esistenti. In gioco c’è la tenuta socio-economica della città e di tutto il territorio che non può permettersi disgregazioni. Occorre essere tutti uniti per risollevare Messina concentrandosi sul lavoro che si perde, su quello che bisogna creare e sulla protezione sociale».