Caso Manca, ancora dubbi e misteri sulla morte del giovane urologo barcellonese

A distanza di quasi 10 anni, la morte del giovane Attilio Manca continua a portar dietro un alone di mistero intriso ad un’esigenza estenuante di giustizia e verità.
Chirurgo urologo, serio e professionale, Attilio Manca fu ritrovato morto nella sua casa di Viterbo il 12 febbraio 2004. Secondo l’autopsia, ad uccidere il ragazzo fu una dose letale di droghe e, sul suo braccio sinistro, furono ritrovati due piccoli fori.
La prima ipotesi vagliata dagli inquirenti, ma mai sostenuta dalla famiglia, fu dunque quella di suicidio. Dalle testimonianze della madre, però, emergeva fin da subito come la pista tracciata non collimasse assolutamente con la realtà. Attilio si trovava bene a Viterbo, era in procinto di comprare casa ma, soprattutto, era mancino puro per cui l’unico modo per iniettarsi sul braccio sinistro sarebbe stato quello di utilizzare la mano destra. La famiglia di Attilio non ha mai temuto di dichiarare le proprie perplessità nelle indagini della Polizia di Viterbo, né di bollare la morte del figlio come un assassinio di mafia.
Il collegamento con il boss Bernardo Provenzano, infatti, iniziò a prender vita concreta quando si intrecciarono diversi elementi: la necessità di uno specialista in urologia che operasse il boss in Francia per una malattia di tumore alla prostata, la figura del brillante dottore Manca ed una telefonata alla madre a cui, proprio negli stessi giorni i cui avveniva l’operazione di Provenzano, Attilio confermava di trovarsi in Costa Azzurra per doveva assistere ad un intervento.
L’ipotesi mafiosa, però, venne sconfessata dalla Procura di Viterbo che, sette anni dopo, chiuse il caso decretando la morte di Manca come suicidio. Nelle motivazioni si leggeva, infatti, che Attilio era drogato e quel tragico 12 febbraio 2004 aveva sbagliato la dose.
In realtà la famiglia non si arrese mai e continuò a rivolgersi alla trasmissione Chi l’Ha Visto? per denunciare apertamente il clamoroso caso del figlio.
Nella puntata di ieri, la svolta. Paolo Fattori, uno dei giornalisti della trasmissione, ha difatti portato in onda un’eclatante scoperta: negli stessi giorni in cui il boss Provenzano veniva operato a Marsiglia, Attilio Manca non si trovava all’ospedale Belcolle di Viterbo. E’ quindi possibile che la tesi sostenuta da sempre dalla madre di Attilio sia confermata da un concreto dato di fatto, nonostante nei verbali della polizia questo non risulti.
Secondo le rivelazioni di ieri, infatti, i fogli di presenza dell’ospedale di Viterbo confermerebbero che nel periodo compreso tra il 22 ottobre ed il 4 novembre 2003 (lo stesso in cui è datata l’operazione di Provenzano), Manca non si era presentato a lavoro né il 25 né il 26 ottobre, mentre il 30 era uscito prima.
La domanda adesso è: perché nei verbali della Polizia questo dato non emerge? A firmare quegli stessi verbali fu l’allora capo della Polizia di Viterbo Salvatore Gava, attualmente sospeso dal servizio dopo la condanna in via definitiva per aver firmato verbali falsi che giustificarono il blitz nella scuola Diaz, all’epoca del G8 di Genova.
Altra domanda: e se anche i rapporti del caso Manca fossero stati modificati per celare una connessione tra il giovane e brillante urologo con il boss mafioso Bernardo Provenzano?
Veronica Crocitti