Al MuMe l’Università ha celebrato l’inaugurazione dell’Anno accademico. FOTO

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Francesca Stornante

Al MuMe l’Università ha celebrato l’inaugurazione dell’Anno accademico. FOTO

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giovedì 10 Gennaio 2019 - 20:44
La cerimonia

La suggestiva location del Museo regionale di Messina, il Nettuno del Montorsoli a fare da sfondo, l’inno di Mameli intonato dal coro dell’Università. Si è aperta così l’inaugurazione dell’Anno accademico 2018-2019 dell’Ateneo messinese che ha celebrato l’apertura del suo 471esimo anno di attività, il primo dell’era targata Salvatore Cuzzocrea. Un evento che è uscito fuori dai locali della stessa università per ribadire quella che è una mission che il Rettore Cuzzocrea ha posto alla base del suo mandato: un’Ateneo aperto alla città e in costante dialogo con tutte le istituzioni, un’Ateneo protagonista della vita e del futuro della città.
Un evento che ha portato in città anche un ospite d’eccellenza: il direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco.
La Cerimonia è stata aperta dai saluti istituzionali del Presidente della Regione Nello Musumeci, della Direttrice del Museo Regionale di Messina, Caterina di Giacomo e del Presidente della CRUI e Rettore dell’Università di Napoli Federico II, prof. Gaetano Manfredi.
Sono intervenuti il Rettore Salvatore Cuzzocrea, il neo Direttore Generale dell’Ateneo Francesco Bonanno, Umberto Trimboli, in rappresentanza del personale tecnico amministrativo e Lavinia Parisi, in rappresentanza degli studenti.
“Ringrazio il Rettore anche per avere avviato un dialogo improntato al principio del rispetto tra le nostre Istituzioni – ha detto il Presidente Musumeci. Malgrado il momento sia drammatico per la nostra Regione, abbiamo il dovere di guardare avanti con fiducia. Gli Atenei siciliani non sono soltanto un luogo di formazione e di ricerca ma una risorsa di energie, alle quali la politica deve sapersi accostare e attingere. Abbiamo il dovere di guardare alle esigenze degli studenti, infatti, una delle mie prime iniziative ha riguardato un disegno di legge sul diritto allo studio. Stiamo lavorando per aumentare i contributi e le borse di studio agli studenti, abbiamo definito le procedure per assicurare 110 tirocini a giovani laureati siciliani, particolarmente meritevoli, che lavoreranno per 18 mesi negli uffici della Regione. Abbiamo stanziato maggiori risorse per borse Erasmus in entrata e in uscita ed in particolare per l’Università di Messina stiamo definendo un processo organizzativo per nuove residenze universitarie ed aumentare i posti letto per studenti. Abbiamo la necessità di accendere un riflettore sulla Città dello Stretto. Messina ha subito un netto calo di protagonismo, bisogna fare qualcosa. Saremo vicini a Messina. Lancio un messaggio di speranza: i nostri nemici sono due, la mafia e la rassegnazione. Forse riusciremo a sconfiggere la mafia, ma forse ci vorranno decenni per cacciare quel senso di rassegnazione che ci fa dire “comu finisci si cunta”. No, come finisce dobbiamo dirlo noi”.
“Un evento così importante, come l’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Ateneo peloritano- ha dichiarato la direttrice del Museo Caterina Di Giacomo – non si è mai svolto in queste sale da esposizione ed abbiamo raccolto con gioia questa novità. Nell’ottica della sinergia con l’Università cittadina, mi auguro che possa aumentare sempre più l’attenzione nei confronti dei giovani, loro sono il futuro ed è giusto dare tutti gli strumenti per realizzare i loro bisogni ed i loro sogni e aspettative”.
“Tanti indicatori, non solo in Sicilia ma in tutto il Paese -ha aggiunto il prof. Manfredi – vedono le Università arrancare rispetto a quelle straniere, ma i nostri ricercatori continuano ad avere un ruolo di rilievo così come i nostri laureati che si affermano con grande competenza in Italia e all’estero, ma a ciò non corrisponde l’impegno dello Stato. Abbiamo bisogno di una riflessione profonda che investa tutte le forze sia politiche che culturali e sociali per dare risposte ai nostri studenti e alle loro famiglie”.
Nel corso del suo intervento, il rettore Cuzzocrea ha illustrato i traguardi raggiunti dall’Ateneo peloritano nel settore della ricerca, dell’internazionalizzazione, della didattica e dei servizi agli studenti, sottolineando le difficoltà in cui si muovono le Università italiane in questi anni. “Anni difficili – ha detto -entro cui di certo l’Università non ha ricevuto tutte quelle attenzioni sotto forma di investimenti e potenziamento complessivo dei sistemi di reclutamento e ricerca che pure sarebbero stati auspicabili in una misura ben più consistente di quanto non sia realmente accaduto”.
“Resto convinto – ha concluso il Rettore- che il nostro compito sia quello di rendere l’Università certamente il luogo della formazione e della ricerca d’eccellenza, ma anche il centro propulsore del confronto civile e democratico, il luogo dove i suoi tanti bravi docenti e ricercatori che vi operano e gli altrettanti numerosi studenti che la frequentano possano trovare le condizioni migliori per dare il loro contributo alla realizzazione di una società più giusta e inclusiva. E del resto, in un mondo che ormai è globale e che deve tener conto delle aspettative, delle speranze e dei bisogni delle tante diversità che lo compongono, quale può essere il ruolo delle Università, se non quello di formare le sue giovani generazioni ai valori della tolleranza, della laicità, della democrazia e della riflessione critica. E’ con questo auspicio che chiudo il mio intervento rivolgendomi soprattutto ai nostri studenti invitandoli a sognare di più, ricordando loro che “un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso”.
Esordio anche per il neo Direttore generale: “Non possiamo non considerare che, nella competizione con le migliori Università, nessuno degli atenei italiani riesce, a ben vedere, a performare con la media del sistema. Dobbiamo aspirare ad essere una organizzazione più lieve e leggera, più rapida, visibile e trasparente. Ancora,aggiungo che un Ateneo come il nostro deve cogliere, quale valore imprescindibile, quello del pluralismo. Se siamo consapevoli che il cambiamento è una caratteristica naturale e necessaria di ogni essere vivente, azzardo, addirittura, l’idea di una amministrazione resiliente: capace di far fronte agli eventi, di riorganizzarsi positivamente dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi con mentalità aperta, restando sensibile alle opportunità senza, tuttavia alienare la propria identità”.
“In uno scenario, gravido di incognite per il futuro delle Università italiane- ha sottolineato il dott. Umberto Trimboli – il personale tecnico amministrativo ha espresso, sempre e comunque, in tutti gli atenei un grande impegno. Se si guarda proprio al nostro, i lavoratori non docenti hanno affrontato con determinazione, senso di responsabilità e competenza le difficoltà emerse in questi ultimi anni, permettendo all’Università di Messina di raggiungere, in collaborazione con le altre componenti, gli alti livelli di performance e di eccellenza riconosciuti”.
“Vi sono ancora punti critici – ha commentato Lavinia Parisi- come la necessità di maggiore sicurezza, il miglioramento del servizio di trasporti in sinergia con gli Enti cittadini e la creazione di più punti di aggregazione per rendere l’Università sempre più a misura di studente, ma siamo contenti che pian piano si inizi a intravedere quello che è il nostro ideale di “Università orizzontale, un luogo in cui gli studenti possano interagire con tutte le altre figure, da quella del docente a quella del Rettore, in un clima di arricchimento reciproco, di comunicazione e di attivo scambio fra membri della stessa comunità”.
Al direttore del Museo Egizio di Torino il compito di pronunciare la Prolusione per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Messina, sul tema “Dialogo fra Egittologia e Archeometria: dotare di voce gli oggetti antichi”. Nel suo intervento, Greco ha sottolineato che “è necessario riconnettere i musei alla società in cui essi sono inseriti perché il loro patrimonio appartiene al mondo; è necessario tornare a fare ricerca al loro interno perché ciò consente di ricostruire la biografia degli oggetti con le loro cicatrici. Messina, in particolare, più di ogni altre città ha un patrimonio che porta le cicatrici al suo interno, come un DNA. Mettendo al centro la cultura materiale, si trovano poi delle forme di narrazione che fanno avvicinare i giovani e tutti i segmenti della popolazione al patrimonio storico dei musei”.
“Il patrimonio culturale in un periodo di digitalizzazione, in cui si progettano app e gaming, corre il rischio che i teen ager guardino le app e non i quadri reali, è necessario quindi che si trovi un modo intelligente per usare la tecnologia . Chiedo aiuto agli Atenei – ha concluso il Direttore del Museo Egizio- per trovare un nuovo modello di valutazione dei Musei, che non è il numero di visitatori annuale, si deve, infatti, capire che sono un patrimonio ed il luogo dove si conserva la memoria”.
Francesca Stornante

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