“Certo che ci arrabbiamo, ci mancherebbe altro…”

“Certo che m’arrabbio!”, chissà quante volte ognuno di voi, di fronte ad un’ingiustizia, una notizia di malapolitica piuttosto che di malasanità, uno scandalo, ha pronunciato questa frase. “Certo che m’arrabbio”, nasce dall’indignazione ma anche dall’amore verso la propria terra. L’indignazione, a differenza del rancore, che immobilizza, è una spinta verso l’azione, è quella molla che ci fa alzare in piedi e dire “BASTA”. Sono certa che migliaia di messinesi che amano profondamente la nostra terra hanno detto questa frase perchè si sentono offesi e feriti dal vederla morire pian piano nell’indifferenza. Ogni giorno 8 persone lasciano Messina per scrivere il loro destino altrove, perché la nostra bella casa è diventata terra di razzìa. Dai commenti dei lettori di Tempostretto, dalle manifestazioni in piazza o semplicemente ascoltando le persone in strada, si avverte l’indignazione crescente e la voglia di partecipare. Quindi, “Certo che ci arrabbiamo, e tanto”, questa rubrica nasce proprio da qui, dal desiderio di dare a voi la penna per dipingere la città come la vedete e come la vorreste, è una pagina vuota che ognuno può riempire, spiegandoci cosa lo ha fatto “alzare in piedi” . E’ un libro in cui chiunque voglia scommettersi in prima persona può scrivere un capitolo. Ogni domenica proporrò un argomento, durante la settimana ognuno potrà inviare la sua opinione (purchè firmata), il suo commento, o semplicemente la segnalazione di un tema da approfondire o di un fatto a certochemarrabbio@tempostretto.it. Non ci sono pregiudizi né preconcetti né censure, queste pagine le scriveremo insieme, a quattro, cento, quattrocento mani, perché ogni cambiamento, anche il più piccolo inizia da noi, dobbiamo imparare a dire : mi alzo io, propongo io, senza aspettare che qualcun altro si alzi prima di me. Quindi, “Certo che ci arrabbiamo, ci mancherebbe pure”, perché quanto accaduto è avvenuto lentamente e nel silenzio, ma di recente, al saccheggio sistematico si è aggiunta la “sfacciataggine”, che è sorella dell’arroganza. Ci vuole sfacciataggine mentre centinaia di famiglie fanno i conti con i licenziamenti, la precarietà, la disoccupazione, a continuare a governare usando l’arma del clientelismo, del favore, del ricatto occupazionale e nel contempo a sfornare consulenti, a perpetuare il regime della raccomandocrazia, della parentocrazia e della gerontocrazia quando sono proprio queste le cause del mancato sviluppo di questa città. Ci vuol faccia tosta a restare tenacemente abbarbicati ad ogni forma di potere, sia essa pure una briciola. Ci vuole arroganza nel giustificare l’assenza di un pur minimo ricambio generazionale con il teorema che “mancano nuove leve”. Ci vuole coraggio a dire, come ha fatto il coordinatore provinciale del Pdl Roberto Corona, deputato regionale “Il Pdl è un partito giovane. Io ho iniziato a far politica negli anni ‘60 ed ero un ribelle, e ora eccomi qui in trincea”. Dopo mezzo secolo sarebbe arrivato il momento di mettere in trincea quei giovani, come Piero Adamo e Ferdinando Croce, risorse vere che il Pdl ha e lascia nella naftalina. E negli altri partiti non va meglio. Per non parlare della presenza femminile. Ci vuol la “disinvoltura” di Lombardo a candidare alla Presidenza dell’Autorità portuale il comandante Santapaola, 78 anni. Superesperto e supercompetente, è indubbio, ma è mai possibile che non ci sia in tutta la popolazione messinese anche solo un cinquantenne in grado di ricoprire quel ruolo? Che fine hanno fatto i giovani? Li facciamo studiare e poi li spediamo a fare i mozzi nelle navi? La nostra classe dirigente si scambia le diecimila poltrone, poltroncine e puff come nel gioco della sedia: tutti girano intorno alle sedie quando c’è la musica e quando la musica finisce, ognuno cerca una sedia, così che a turno si cambia (qualcuno riesce a sedersi persino in due-tre sedie contemporaneamente, roba da Superman), qualcuno ogni tanto resta fuori un giro, ma poi, giurateci, torna a sedersi. Ma se in 50 anni non è nata nessuna “nuova leva” (neanche come Rettore o Amministratore di condominio) allora dovremmo preoccuparci perché vuol dire che nell’aria che respiriamo c’è qualche strana sostanza, oppio, valium, camomilla, rassegnazione (quest’ultimo il peggiore dei veleni). Persino Noè, una volta portata in salvo l’Arca, ha fatto spazio ad un erede. La nostra Arca è naufragata, ma i nostri Noè non hanno alcun intenzione di far spazio neanche alla più piccola coppia di sopravvissuti al diluvio. Ci vuol sfacciataggine a non riuscire a difendere le nostre ferite dell’alluvione del 2009 e a ripetere gli stessi errori con l’alluvione del 22 novembre 2011. A me non piace la teoria del “meno peggio” o del “tanto sono tutti uguali”, è grazie a queste tesi che ci hanno fregato per mezzo secolo, ci hanno fatto ingoiare di tutto. Sono certa che la “buona politica” esiste, pulsa ancora da qualche parte, dobbiamo solo continuare a cercarla, a crederci. Magari ci toccherà scavare, farci sanguinare le dita e magari prenderemo anche ancora qualche abbaglio o batosta. Ma non dobbiamo arrenderci, perché se lo facciamo hanno vinto loro. Quelli del “meno peggio”, del “ tanto sono tutti uguali”, “Messina non cambierà mai”. Alziamoci in piedi e spieghiamo cosa ci ha fatto arrabbiare. E cambiamolo.