Certificavano falsi tumori per giustificare interventi di chirurgia plastica, tre medici ai domiciliari

Certificavano l'esistenza di tumori per poter impiantare delle protesi e effettuare degli interventi di chirurgia plastica, ingannando sia le loro pazienti che l'azienda ospedaliera del Policlinico in cui ricoprivano anche alti ruoli. Sono pesantissime le accuse per Letterio Calbo, 68enne all’epoca Direttore del Reparto di Endocrinochirurgia dell’A.O.U, il figlio Enrico Calbo, 40enne all'epoca specializzando, e Massimo Marullo, 59enne all’epoca vicedirettore del stesso reparto. Per tutti loro l'accusa è di falso materiale, falso ideologico commesso dal P.U., peculato e truffa aggravata.

I fatti risalgono al 2011 e, secondo quanto accertato dalle indagini coordinate dalla sezione di Polizia Giudiziaria, avrebbero riguardato svariati casi avvenuti fino al 2013. Un vero e proprio "sistema collaudato", il loro, per portarsi a casa diverse migliaia di euro, a scapito sia dell'azienda universitaria sia delle malcapitate pazienti.

Secondo quanto accertato, anche da indagini interne avviate al Policlinico, i tre riuscivano a falsificare i certificati facendo emergere patologie oncologiche inesistenti solo per poter effettuare interventi chirurgici e mettere protesi. Per l'alterazione della documentazione, gli arrestati potevano contare su Letterio Calbo (padre di Enrico) che "agiva" in qualità di direttore del reparto di Endocrinochirurgia. Per ogni protesi, il "guadagno" era di migliaia di euro di cui i medici si appropriavano senza dichiarare nulla all’azienda sanitaria, utilizzando peraltro le sale operatorie pubbliche.

A richiedere gli arresti, il Sostituto Procuratore della Repubblica Antonella Fradà. I tre medici si trovano adesso ai domiciliari.

Veronica Crocitti