Gianpiero D’Alia è ministro della Pubblica Amministrazione del governo Letta

Totò D’Alia starà sicuramente sorridendo da lassù. E’ morto il 30 marzo non ha fatto in tempo a vedere il suo Gianpiero, che ha respirato politica sin dalla nascita, arrivare in cima alla vetta. Ma sicuramente avrà sorriso ascoltando il presidente del Consiglio Letta nel ripetere l’elenco dei ministri fare il nome di Gianpiero D’Alia, ministro alla Pubblica amministrazione. Ce l’ha fatta, il figlio d’arte che ha superato il padre ma si è fatto da solo, gradino per gradino senza avere regalato nulla, seguendo sfide difficili e mai la strada facile. La città di Messina ha un ministro dopo 28 anni. L’ultimo ministro messinese è stato il socialista Nicola Capria, che lo è stato per ben due volte, al Commercio ed al Turismo, nell’81 e poi nell’86. Altri tempi, quelli in cui i politici messinesi contavano e non dimenticavano il territorio, si guardavano sempre indietro. Certo, c’è stato anche Antonio Martino nell’era Berlusconi, ma non possiamo considerarlo un ministro messinese, perché l’unica cosa che lo ha leggato alla nostra città è stato (a parte gli illustri natali) l’essere candidato nel nostro collegio e quest’anno persino capolista. Dunque Messina, dopo 28 anni, ha un ministro e questo è già un traguardo per una città troppo a lungo scartata dalla politica. Per i canoni della politica attuale è un “giovanotto”, ha 47 anni, ed alle spalle una lunga carriera. La Dc l’ha respirata sin dai tempi del liceo e dell’Università. Poi le tappe in consiglio comunale e nelle giunte di Palazzo Zanca, come assessore e come vicesindaco. Nel 2001 il primo mandato alla Camera, ma nel frattempo la Dc era stata spazzata da tangentopoli e dopo il Ccd era nata l’Udc. Nel governo Berlusconi III è stato Sottosegretario di Stato all'Interno. Nel 2008 viene eletto senatore e diventa presidente del gruppo parlamentare Gruppo UDC, SVP e Autonomie. Nei vari mandati è stato anche membro della Commissione parlamentare antimafia. Alle Politiche di febbraio le urne non hanno premiato l’Udc confluita nell’Agenda Monti,che ha perso un senatore, ma D’Alia, capolista in entrambi i collegi, è stato eletto alla Camera. D’Alia deputato e D’Alia senatore hanno la stessa caratteristica: non l’essersi mai schiodati dalla sedia e dall’ufficio dedicando all’attività parlamentare tutte le ore disponibili. Strenuo oppositore del Ponte ormai da anni, non tanto per motivi ambientalistici quanto per un’analisi concreta dell’irrealizzabilità dell’opera in una Sicilia ancora al Paleolitico delle infrastrutture. A difesa del territorio sono stati poi gli interventi per i finanziamenti per l’alluvione 2009, persi per strada e nei labirinti della burocrazia. D’Alia è stato uno di quei ribelli quarantenni che rivoluzionarono (quando la rivoluzione non era di moda) il partito cuffariano, nonostante con il passare degli anni l’accusa di “cuffarismo” agli Udc resterà attaccata addosso ugualmente. Nonostante gli scontri interni feroci e le polemiche alla fine è proprio al delfino siciliano che Casini affida la segreteria regionale del partito. Nessuno lo ricorda mai, ma è il centrista messinese che ha sfidato Cuffaro per la prima volta. Il vizio del doppio forno D’Alia ce l’ha nel Dna democristiano e per decenni è riuscito ad essere indifferentemente e contemporaneamente in governi di colore diverso (ed opposto) senza battere ciglio e senza che neanche gli oppositori abbiano mai protestato in modo chiaro e veemente. Attualmente, ad esempio, l’Udc è a Palermo con Crocetta insieme al Pd (anzi Crocetta l’ha sposato lui per primo, il Pd si è accodato), alla Provincia con il Pdl di Ricevuto, alle Politiche si è alleato con Monti contro Pd e Sel, ed alle amministrative corre insieme al Pd. Il tutto senza confondersi e replicando ad ogni obiezione senza fare una piega. Sono stati gli anni d’impegno, un carattere spigoloso ed esigente con gli altri quanto con se stesso, la spregiudicatezza che va di pari passo all’intelligenza politica, al saper aspettare, che lo hanno portato a diventare il numero due di Casini che ha puntato su di lui per la poltrona ministeriale. Non sarà simpatico a molti, anche per le sue maniere brusche e la sua capacità di non dimenticare, ma non è la simpatia quel che serve in questo momento delicatissimo per il Paese. In fondo, per l’Udc dei due piedi in una scarpa e del doppio forno, il governo Letta delle “grandi intese” o “del grande inciucio” è proprio il contesto ideale, l’acqua dove nuota meglio. All’orizzonte la Balena Bianca di papà Totò D’Alia non è più così lontana.

Rosaria Brancato