God’s not dead 2: un film per riflettere su libertà di pensiero e religione

Nel contesto del modernissimo e liberissimo occidente, dove vige uno stato di, volendo usare un termine provocatorio, "democrazia apparente", il messaggio che il film God's not dead 2 vuole lanciare è soprattutto un invito a riflettere sulla libertà di espressione, di libero pensiero e di libera manifestazione della religione, qualunque essa sia, anche in luoghi pubblici; beni preziosi, conquistati con lotte e sacrifici e che, tutti, abbiamo il compito di difendere da intolleranza, discriminazione e atti d'odio.

Questi i temi principali dell'opera cinematografica, presentata questa mattina ad una conferenza a Palazzo Zanca, a cui hanno presenziato il consigliere comunale Nicola Cucinotta; Federica Picchi, rappresentate della casa di produzione del film, Dominus Production, il pastore Giovanni Alfonso come rappresentante della comunità cristiana evangelica e Daniele Fazio, rappresentante di Alleanza Cattolica. Inoltre erano presenti anche il professore Dario Caroniti e il capo della segreteria particolare dell’assessorato ai Beni Culturali, Giusi Marabello, in rappresentanza, rispettivamente dell'Università di Messina e della Regione che hanno patrocinato la produzione del film.

La pellicola in questione, sarà proiettata esclusivamente nelle date del 3 e dell'11 luglio presso l'UCI Cinemas di Tremestieri.

L’ambientazione del film si sposta dal college del primo God's not dead all’aula di un tribunale, dove un giovane avvocato (Jesse Metcalfe) deve difendere un’insegnante di liceo, Grace Wesley (Melissa Joan Hart), dall’accusa di proselitismo. L’accusa, rappresentata da uno dei più prestigiosi avvocati americani (Ray Wise), desidera sfruttare questo accadimento per creare un precedente finalizzato alla rimozione di ogni argomentazione di fede dai luoghi pubblici. La difesa riserverà però alcuni colpi di scena. God's not dead 2 è un film in cui s’intrecciano storia e attualità, fede e agnosticismo, spingendo adolescenti e adulti a interrogarsi sui temi più profondi dell’esistenza.

Ispirato a una causa legale reale, il film evidenzia inoltre il pericolo di ideologizzazione dei principali canali di comunicazione con la conseguente deformazione delle informazioni e invita lo spettatore ad interrogarsi sui grandi valori della vita, arrivando a domandarci: quanto siamo disposti a rischiare per difendere ciò in cui crediamo?

Il dibattito che ha visto intervenire tutti i presenti alla conferenza si è caratterizzato anche sotto l'aspetto religioso, evidenziando come oggi, Dio, sia stato in qualche modo estromesso dalla nostra vita civica e culturale e di come, anche attraverso il cinema, ci si possa operare per riporlo al centro della fede, perché senza un unico Padre, tutti i cristiani, rischiano di non essere più fratelli, ed è proprio questi conflitti che bisogna evitare per impegnarsi insieme, concretamente, a trasmettere valori che forse, oggi, abbiamo lasciato un po' da parte.

Marco Celi