Storia della Fiera: da Federico III e dall’Irrera a mare alle cineserie

La Fiera di Messina fu istituita da Federico III di Sicilia nel 1296, si teneva anticamente nel "piano" tra porta Reale e la chiesa di S. Francesco di Paola, a nord della cinta muraria cittadina.

Proprio perché Messina è una città che per la sua posizione geografica ha vocazione per il commercio, ebbe fortuna nel corso dei secoli, toccando il proprio apice nel XV secolo. La successiva colonizzazione spagnola, portò però il declino che sembrava ormai certo ma negli ultimi decenni del XIX secolo, quelli dell'Unità d’Italia e l’apertura verso il canale di Suez, vi fu un’inversione di tendenza.

Il terremoto del 1908 cancellò anche questa istituzione che rinasce negli anni 30 nei locali del Liceo classico "Maurolico. Il complesso fieristico fu progettato dal regime fascista che la trasformò in un vero centro economico, scomparso con i bombardamenti del secondo conflitto bellico mondiale.

Nel 1946 l’istituzione fieristica riapre alla città, stavolta da ente autonomo. Nel corso dei decenni vive momenti di splendore anche perché diviene con il tempo, punto di riferimento della cinematografia italiana e mondiale.

Così d’estate mentre il giorno era consuetudine andare a mare a Mortelle, la sera ci si ritrovava nella terrazza dell’Irrera Mare per assistere alla proiezione dei film che da lì a poco avrebbero furoreggiato nel mondo. Tanti infatti i divi e le dive che hanno calcato quegli spazi: Liz Taylor, Richard Burton, Peter O’ Toole, Gregory Peck, Cary Grant, Sandra Milo e tantissimi altri e altre. Indimenticabile, il suono che ancora oggi riecheggia nelle orecchie dei nostri genitori, di quella sirena che suonava puntualmente a mezzanotte per sancire la chiusura dei cancelli che nel corso del fine settimana, avveniva all’una di notte.

Fu quattro anni fa che si tenne l’ultima campionaria internazionale. Un anno prima, era il 2012, la regione sciolse l’Ente autonomo per grave situazione debitoria.

Nessuna soluzione fu trovata per i dipendenti.

Fabio D’Amore, ormai “ex” commissario dell’Ente, ha provato in tutti i modi a salvare la Campionaria la cui fine successiva però è stata inevitabile.

A pagarne il prezzo più caro sono i cittadini. E’ vero, ci saranno piccoli eventi, ma questi, di certo, non risolleveranno gli animi degli abitanti di una città che si professa metropolitana ma che, di metropolitano ha davvero poco e offre quasi
nulla per via di mancate programmazioni e giuste sponsorizzazioni.

Piero Genovese