Porcellum, Rosatellum, Cetriolellum, la flora e la fauna delle leggi- beffa

Sono e resterò una fan sfegatata delle preferenze. Ci scegliamo i coniugi, gli amici, gli scrittori e gli attori preferiti. A maggior ragione dovremmo essere liberi di scegliere chi vogliamo se si tratta di dover votare chi ci deve rappresentare e prendere decisioni per il nostro futuro.

Allo stesso modo sono e resterò una fan sfegatata del voto, della democrazia. Quelli che sbandierano l’equazione: elezione di secondo livello uguale elezione diretta sono non soltanto in malafede ma convinti che gli italiani siano idioti ed incapaci di autogovernarsi.

Hanno la sindrome del maestro: so io cosa va bene per te, quindi decido per te chi ti amministra e già che ci sono ci metto mio cugino in quella poltrona.

Dal Porcellum in poi stanno facendo di tutto per ridurre l’enorme potenziale di democrazia e libertà che c’è nel VOTO. E secondo me sono pure contenti dell’astensionismo da record. Vogliono prenderci per stanchezza, sperando che un giorno rinunceremo del tutto a votare lasciando a loro ogni decisione.

Ma la RESISTENZA si fa solo esercitando fino alla fine quel brandello di diritto che ci resta. Per le Regionali ci sono ancora le preferenze. Teniamocele strette.

E andiamo a quello che il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, ha correttamente definito un colpo di mano e che persino Calderoli, papà del Porcellum, definirebbe una porcata di centro-sinistra: il voto di fiducia sulla legge elettorale. A prescindere dal fatto che il nostro ordinamento non prevede il voto di fiducia sulle leggi elettorali (per ovvi motivi) e che finora è stato applicato solo due volte: nel ’53 per la legge truffa e nel 2015 per l’Italicum, quanto accaduto nei giorni scorsi è un passo indietro nel rapporto tra politica ed elettori di 100 anni.

Intendiamoci, il Rosatellum (da Rosati, il primo firmatario della legge, renziano di ferro) non è poi tanto male, ripristina un lontano barlume di preferenza (che si affretta a spegnere nei successivi articoli). Ma sempre parente del Porcellum è, coltivato nello stesso giardino. Se la legge è passata solo grazie al voto di fiducia lo si deve a quel principio di autoconservazione che anima il cuore e la tasca di tutto il clan dei nominati. Se fosse per loro abolirebbero con un voto di fiducia il ritorno alle urne.

Provo a spiegare in modo semplice a Donna Sarina il meccanismo del Rosatellum-Cetriolellum, mi scuso quindi con esperti e giuristi per la mia grossolanità.

Da un lato c’è il bravo di turno, quello che sa fare politica, ha i contatti col territorio, fa il lavoro pesante, porta voti e consensi. Il Richard Gere della politica insomma.

Siccome di Richard Gere in politica ce ne sono pochi e prevalgono i raccomandati, cosa prevede la legge? Che i bravi siano una piccola parte nel nuovo Parlamento e che anzi fungano da specchietto per le allodole. Pardon, per gli allocchi, ovvero noi elettori. Dei 630 seggi della Camera 232 andrebbero quindi assegnati ai “Richard Gere”, nei Collegi uninominali (pari al 36% con sistema maggioritario) mentre 386 con i listini bloccati (64% con il proporzionale)e 12 nelle circoscrizioni Estero. Al Senato 102 sarebbero eletti nei Collegi uninominali e 207 nei plurinominali (al Senato l’elezione è su base regionale). Meno male che il Referendum ha bocciato la riforma Costituzionale se no i senatori ce li sceglievano Renzi, Berlusconi, Grillo, Salvini e Meloni….. (peraltro ce li sceglievano tra quelli eletti all’Ars e ho detto tutto…)

Il 36% della Camera quindi sarà eletta nei collegi uninominali là dove ci sarà la “sfida corpo a corpo” tra i candidati, quelli veri, in carne ed ossa che dovranno essere in grado di convincere gli elettori. Supponiamo quindi nel Collegio Messina X la sfida tra il Richard Gere dei peloritani, Orazio La Fauci e Michele La Penna (tutti maschi ovviamente). Ma qui casca l’asino. L’elettore avrà una sola scheda e ci sarà il divieto del voto disgiunto, non sarà possibile quindi votare per il Richard Gere dei peloritani nell’uninominale e per un altro partito al proporzionale. Supponendo che Orazio La Fauci abbia la pancetta e Michele La Penna non abbia alcun appeal vincerà Richard Gere. Quel singolo voto però andrà automaticamente alla lista del Richard Gere dei peloritani, la Hollywood dello Stretto. Più voti andranno a lui più la lista aumenterà consensi e più nominati nel listino diventeranno deputati. Quindi Richard Gere farà eleggere la Banda Bassotti, Dracula e il cugino dell’ex ministro. Nel proporzionale infatti ci saranno listini corti e blindati con i nominati, cioè scelti dai leader dei partiti (da 2 a 4 nomi). Supponiamo, sempre per ipotesi, che a Messina Forza Italia sia in mano ad un solo capo, Francantonio Genovese, sarà quest’ultimo ad indicare i nomi da inserire in base al loro grado di parentela o affinità elettiva.

Il grosso dei deputati in Italia sarà eletto grazie a questo sistema.

La quota di Richard Gere eletti nei Collegi uninominali è lo specchietto per le allodole, sono le briciole per gli elettori. Noi pensiamo di eleggere uno bravo (e magari ci riusciamo pure) ma quello si trascina dietro i NOMINATI.

Spiace vedere che il centro-sinistra sia allergico alle preferenze ed alla democrazia.

Spiace profondamente che utilizzi il voto di fiducia, che già come termine ha un’accezione positiva, piegandola ai propri interessi.

L’unica arma che ci resta è protestare, rivolgerci alla Corte Costituzionale che INUTILMENTE dal Porcellum in poi continua a dire la stessa cosa e a tranciare queste leggi-beffa (nei prossimi giorni racconterò di questa nuova battaglia che il senatore Enzo Palumbo, dopo quella sull’Italicum è pronto ad avviare).

C’è poi un’altra arma. Sia pure spuntata: votare quei partiti che nei listini corti NON METTERANNO I NOMINATI. Temo che non esistono, perché ognuno, una volta scoperto che nel proprio orto crescono fiori d’oro, non molla l’osso neanche morto.

Nella rubrica della scorsa settimana proponevo di lanciare le Liste delle Tappabuchi.

Ora rilancio. Ecco la proposta: mettiamo una brava nel collegio, la Julia Roberts dei peloritani e la colleghiamo ad un listino corto con Cate Blanchett, Jennifer Aniston, Susan Sarandon, Kate Winslet e Charlize Teron. E ce la giochiamo. Gli avversari ci schiereranno contro Crudelia Demon, la Strega di Biancaneve, le sorellastre di Cenerentola e la cugina dell’ex ministro. Non raggiungeremo mai il 3% a livello nazionale, ma ci divertiremmo tanto e perderemmo a testa alta.

Rosaria Brancato