UniMe: Da Labruto falsità. La classifica è motivo d’orgoglio per la comunità

Di seguito la nota di precisazione dell’Università degli Studi di Messina in merito all’articolo “Un Prof: L’UniMe è ai piani alti se paragonata agli atenei del terzo mondo”.

Si legge con vivo stupore la lettera firmata da “Fausto Labruto, Professore Associato di Radiologia Medica al Karolinska Institute di Stoccolma, Svezia”, pubblicata dalla vostra testata, in cui si dà una fantasiosa chiave di lettura della graduatoria del Center for World University Rankings, nella quale Messina si colloca nel primo 3% su 27.700 atenei di tutto il mondo.
Per inquadrare l’attendibilità della lettura offerta da Fausto Labruto, è bene precisare che, secondo quanto riportato nel sito ufficiale del Karolinska Institute, egli non ricopre il ruolo di professore in quella istituzione, né tantomeno quello di associato (il secondo gradino della carriera accademica, su tre fasce complessive). Figura, piuttosto, come associated che, nel sistema svedese, va inteso letteralmente come affiliato . Qualifica questa attribuita, per esempio, a una persona temporaneamente in visita presso un altro Ateneo senza rivestire alcun incarico strutturato.
A tal proposito, è stata inviata una nota dettagliata al Karolinska Institute di Stoccolma per segnalare l’accaduto che, a parti inverse, genererebbe certamente un provvedimento disciplinare.

Entrando nel merito delle osservazioni di Labruto, è fin troppo semplice capire che quella da lui costruita, forse frutto di rancori verso una istituzione che comunque lo ha formato, rientra a pieno titolo nel novero delle fake news , così come un fake è il titolo accademico che egli si attribuisce.
Labruto contesta, infatti, la soddisfazione per i risultati ottenuti, espressa dai vertici dell’Ateneo, innanzitutto perché “se, con maggiore onestà intellettuale, si considerano i ventisette paesi dell’Unione Europea, UniMe finisce 294esima su 361, ossia nel peggiore 20%. Altro che piani alti, qui siamo ai piani bassi”.

Peccato che il calcolo di Labruto si riferisca ai primi 1.000 atenei nella graduatoria pubblicata nel sito CWUR, ignorando gli altri 26.000. Stesso discorso vale per la sottolineatura riguardante la posizione, in questa graduatoria, di UniMe (42a) rispetto ad altri 48 atenei italiani. Anche in questo caso, le 48 università citate da Labruto sono quelle che rientrano nella top 1.000 della classifica, mentre in realtà gli atenei italiani sono 96.

Secondo le statistiche ad uso e consumo di Labruto, quindi, si potrebbe altresì affermare che il Karolinska Institute si posizionI nel 20% delle peggiori istituzioni universitarie al mondo nei primi 100 posti della classifica in questione.

Errori banali, da cui scaturiscono dichiarazioni gratuite, diffamatorie e immotivate.

Se ciò non bastasse, è anche priva di qualsiasi fondamento l’idea di definire “Università nate l’altro ieri in paesi del terzo mondo” tutte quelle che non rientrano nel novero dei Paesi dell’Unione Europea: come se attrezzatissimi atenei americani, giapponesi, canadesi, russi o cinesi o, ancora, università con grandi risorse che operano in Paesi in via di sviluppo, non siano competitivi negli scenari globali.

Di fronte a risultati che pongono, ad esempio, UniMe al 240° posto (su oltre 27.000 posizioni censite) per la qualità dei Dipartimenti, si ribadisce soddisfazione. Non farlo significherebbe non rendere giusto merito alla comunità accademica protagonista di queste performance. E ciò non è – come scrive Labruto – un atto di presunzione, ma l’orgoglio di un’intera comunità che, pur con i suoi limiti, cerca continuamente di far valere i propri meriti, nonostante le menzogne e i menzogneri.