Lettera (semi) seria del Ministro Tremonti ai Messinesi

Cari Messinesi, mi avete proprio stufato.
Ma li leggete i giornali? Vedete cosa sta succedendo in Grecia? Lo capite o no che, domani, potrebbe accadere lo stesso in Italia? Pregate anche voi, come me, ogni mattina, che Moody’s non abbassi il nostro/vostro rating?
Pensate che gli ospedali, le scuole, i treni e i traghetti (per quanto pochi possano essere), i (magri) stipendi dei dipendenti pubblici, le pensioni e quant’altro siano un diritto inalienabile?
Chiedete ai Greci come cambieranno i loro stipendi, le loro pensioni e i loro servizi pubblici nei prossimi anni.
E chiedetevi cosa succederebbe se nessuno comprasse più i titoli di Stato italiani, per paura che il nostro Paese non possa rimborsarli alla scadenza.
Ha detto bene Giovanni Sartori sul Corriere della sera di qualche giorno fa: “Non rischiamo di diventare poveri, siamo già poveri”.
E non per colpa dei Milanesi o dei Veronesi, non per colpa dei Bolognesi, degli Anconetani o della stessa burocrazia romana, abituata da secoli a esigere il “pizzo” su ogni euro prodotto in Italia. Se il Paese è con le pezze al sedere, buona parte della colpa è del Meridione, della sua incapacità a utilizzare le risorse che il resto del Paese, generosamente e stupidamente, gli regala da mezzo secolo.
Calunnie? Allora, senza tirare fuori Garibaldi e l’oro del Banco di Sicilia, spiegatemi perché, Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna, in un solo anno, hanno dato allo Stato, sotto forma di tasse pagate, oltre 56 miliardi di euro (56 miliardi!!!) in più di quanto hanno ricevuto. Mentre Sicilia, Campania e Puglia, al contrario, ne hanno avuti 52,671 (52 miliardi e mezzo!!!) in più.
E spiegatemi perché dovrebbe continuare così in eterno.
Per essere ancora più chiaro, perché ogni cittadino della Lombardia, dovrebbe continuare a trasferire agli abitanti delle regioni in deficit (quasi tutte al Sud) ben 4.293 €. E ogni Veneto 1.394 €, come è successo nel 2007. Mentre ogni Siciliano è stato beneficato con 4.299 € senza far nulla.
Meglio sposare la proposta tedesca, e dividere la Ue in Paesi con Euro forte e Paesi con Euro debole, con le regioni del Mezzogiorno d’Italia, Sicilia in testa, tra i secondi. E chissenefrega se andrete alla deriva, almeno avremo smesso di finanziare i vostri sprechi.
Silvio, quando era al vertice della sua potenza, ci aveva imposto di fare il Ponte sullo Stretto.
Con tutte le grandi e piccole infrastrutture di cui avevamo bisogno a Nord, proprio da voi voleva spendere 6 miliardi!
Diceva: “Dobbiamo fare in modo che il Meridione produca e consumi come il resto del Paese. Vedrete che ne avremo un grande ritorno in termini economici ed elettorali: qualsiasi persona al mondo sarebbe felice sapendo che, dalle sue parti, si spenderanno tutti quei soldi”.
Sbagliava.
Probabilmente non aveva letto quello che dice il più profondo conoscitore dell’animo siciliano: Tomasi di Lampedusa. Che, in un memorabile monologo, fa dire al Principe di Salina “Il sonno è ciò che i Siciliani vogliono, ed essi odieranno sempre chi li vorrà svegliare, sia pure per portar loro i più bei regali; … convinti che il loro è un paese come tutti gli altri, scelleratamente calunniato; che la normalità civilizzata è qui, la stramberia fuori”.
Umberto ed io abbiamo abbozzato, pur intuendo cosa da questa decisione sarebbero venuti fuori solo guai.
Infatti, altro che consenso e gratitudine!
Raffaele Lombardo, da sostenitore del Governo e strenuo difensore del Ponte – quando voleva il nostro appoggio per essere eletto – si è trasformato nella Sfinge di Grammichele: non ne parla più. Ha cambiato idea?
Non si sa.
Certamente ha cambiato alleati.
Non parliamo poi di voi Messinesi: invece che un “Grazie”, critiche e accuse a mai finire.
Manifestazioni capeggiate da rivoluzionari della domenica, pronti a preferire il 50% di disoccupazione giovanile, il reddito e la qualità della vita tra i più bassi d’Europa pur di non rinunciare alle loro ville al mare e a non veder turbato il loro sonnacchioso impiego pubblico.
E poi interminabili elenchi di richieste, fiumi di pretese, valanghe di rivendicazioni.
Se si deve fare il Ponte vogliamo essere risarciti”.
Risarciti di cosa? Di un benessere ottenuto senza meriti?
Quando, in qualsiasi posto al mondo, sarebbero pronti a fare una statua d’oro a chi volesse investire anche la decima parte del denaro del Ponte sul loro territorio.
Volevate tutto e subito. Prima che inizino i lavori. Anche se il Ponte non si farà
E giù liste di opere compensative, mitigative, connesse, collegate.
Qualsiasi definizione andava bene pur di scroccare qualche altra decina di milioni
Dalla copertura dei torrenti alla realizzazione di reti fognarie abbandonate da decenni; dalla liberazione di ampie fasce d’arenile dimenticate da sessant’anni di incuria e disinteresse alla costruzione di nuove strade; da veloci collegamenti metropolitani sui nuovi binari della ferrovia allo spostamento delle stazioni; dall’incremento dei fondi per la Protezione civile – vi siete ricordati di aver avuto un terremoto solo quando si è cominciato a parlare di Ponte – fino alle lampadine della Nuova Panoramica.
In definitiva, avete chiesto soldi per tutto quello che non eravate riusciti a fare in un secolo.
Non avevate capito che, per collegare l’Italia al Nordafrica, non c’è bisogno né del vostro permesso né del Ponte.
Basta far funzionare il porto di Gioia Tauro – che c’è già – e portarvi binari veloci, come ho promesso qualche giorno fa a Scopelliti (lui sì che è fedele al Governo). Senza andare a sprecare tempo e denaro col vostro maledetto Ponte.
Bene, mi avete, o meglio, ci avete stufato. Ora che Silvio è prossimo a cadere, indebolito dal suo sciagurato vizio di fare promesse impossibili da mentenere in un Paese come questo e massacrato dai media (ma non erano tutti suoi?) e dal voto popolare, finalmente Umberto ed io potremo interrompere questa ridicola pantomima: useremo queste risorse a nord del Po (grazie, prof. Signorino per l’aiuto fornito gratuitamente) e Ponte non se ne farà più.
Salutate per almeno altri cinquant’anni l’affaccio al mare della zona Sud e l’A/V ferroviaria; tenetevi i pozzi neri di Ganzirri, lo sversamento dei liquami nello Stretto e la disoccupazione.
Ci sono mille modi per utilizzare meglio i soldi pubblici frutto delle tasse pagate dai cittadini settentrionali.

Firmato
L’esegeta di Giulio Tremonti