Il cammino di Crocetta, dal Modello Sicilia al “Modello Lombardo”

Ci sono figli che trascorrono tutta la vita cercando di dimostrare di essere diversi dai genitori, salvo accorgersi, in piena maturità, di essere “sputati” come due gocce d’acqua. Fenomeni analoghi accadono anche in politica. Prendiamo Crocetta, salutato un anno fa come il “rivoluzionario che piace ai 5 Stelle” e che adesso, in piena guerra con il Pd, si trova a ripercorrere passi con le stesse scarpe del predecessore dal quale ha preso le distanze, Lombardo. Iniziato come l’applaudito Modello Sicilia, il governo Crocetta rischia di tramontare come Modello Lombardo, (non mi riferisco alla regione, ovviamente). Nato “grillino in salsa sicula”, crescendo si sta tramutando nell’odiato avo, avviandosi verso una maturità da lombardiano. Messo all’angolo dal Pd dovrà scegliere e cercare quella maggioranza in Aula che lo possa fare governare, secondo un film già visto. Le analogie tra i due sono tante, dagli sponsor alle giunte, dal metodo divide et impera al vizietto delle nomine, dai ribaltoni alla spiccata inclinazione al controllo di uomini e cose. Un anno fa, era il 2 novembre, negli studi di La7, il neo governatore ascoltava le dichiarazioni di Cuffaro dal carcere: “Di amici eletti ne ho in tutte le liste- diceva l’ex presidente- comprese quelle di Grillo. Crocetta invece i miei amici non li aveva nella lista dell'Udc, li aveva addirittura nel listino”. Immediata la risposta: “Nelle mie liste non ci sono Cuffariani perché l'Udc in Sicilia è ormai un partito 'decuffarizzato'”. E alla Santanché, che in studio lo accusava di dover fare gioco-forza il mercato delle vacche, il neo eletto replicava sdegnato: “voglio autoconvincermi che, al di là dei partiti, troverò tante persone per bene che sono disponibili a questo, altrimenti ce ne andiamo a casa”.

Nell’arco di un anno, a piccoli passi, si è registrato il passaggio dal Modello Sicilia al Modello Lombardo ed è apparso quel mercato delle vacche che fin quando lo ha fatto Lombardo erano becere ma diventano sacre quando lo fanno altri.

Vediamo le analogie. Lombardo fu eletto nel 2008 grazie ad un’alleanza con Pdl-Udc che doppia con il 60% dei voti il Pd. Quattro anni dopo, nel luglio 2012 Lombardo si dimette dopo aver cambiato quattro giunte, ben 30 assessori, e dopo liti con gli alleati, riappacificazioni, nuove alleanze. Dal Pdl-Udc iniziale passa a giunte di varie sfumature e nell’ultima volata una sorta di monocolore Lombardo con i fedelissimi. Nel 2009, un anno dopo l’elezione, rompe con il Pdl approfittando delle divisioni interne tra lealisti e non, ma pochi mesi dopo litiga anche con Miccichè. Con l’Udc, battibecca, poi fa pace, ma alla fine divorzia. Dal 2008 al 2012, in un turbinio di assessori e “tecnici d’area” (eufemismo usato dal Pd per piazzare suoi uomini), Lombardo conclude la parabola con il Pd di Lumia e Cracolici e con Fli (gli ex finiani).

E andiamo a Crocetta. Il governatore è un tesserato Pd. Si è autocandidato mentre il Pd guardava altrove. Ci ha pensato l’Udc di D’Alia,, lo stesso partito che ha candidato Lombardo, a sposare la causa, seguito a ruota dal Pd. Sponsor democratici di Crocetta sono gli stessi Lumia e Cracolici che hanno sostenuto a spada tratta gli ultimi due anni lombardiani, nonostante le polemiche interne al partito. In sostanza Crocetta è il candidato degli stessi ex alleati di Lombardo. Gran parte degli uomini che l’appoggiano oggi sono gli stessi che hanno sostenuto il predecessore tra i quali il leader di Articolo 4, Lino Leanza braccio destro di Lombardo, e due ex giunta 2008, Michele Cimino e Pippo Gianni, mentre un altro ex assessore, Titti Bufardeci è stato scelto da Crocetta quale componente del Cga. L’attuale assessore in quota Udc, Cartabellotta è stato uno dei dirigenti più vicini a Cuffaro e Lombardo, l’assessore Patrizia Valenti è stata a capo della segreteria tecnica dell’ex presidente, la Borsellino dirigente generale dell’ex assessore Massimo Russo. Per restare a Messina, gli ultimi 2 anni di giunta lombardiana hanno visto assessore Mario Centorrino, su indicazione di Francantonio Genovese, lo stesso che ha voluto Bartolotta. Se un anno dopo l’elezione Lombardo ha rotto l’alleanza col Pdl oggi Crocetta, ad un anno dalla sua elezione, rischia di dovere fare con il Pd le stesse scelte dell’ex. E così come Lombardo potè contare su Miccichè, il governatore spera di fare leva sulle divisioni interne al Pd, renziani in testa. Come ha fatto il predecessore anche Crocetta dovrà cercarsi la maggioranza all’Ars e potrà contare, ad esempio sugli Articolo 4 di Leanza e sul Drs di Beppe Picciolo, entrambi ex Mpa. Infine, così come Lombardo anche lui sta usando la strategia dei “tecnici di area”, puntando su assessori a “sua immagine e somiglianza” che siano fedelissimi più a lui che ai partiti che li hanno messi lì. Ma Crocetta sta affinando le doti del predecessore, forte di una sorta di immunità mediatica. Se Lombardo avesse nominato Orietta Berti assessore sarebbe stato in prima pagina per mesi. Invece Crocetta nomina uno scienziato che ha corpo e anima nel supermondo, un artista in tournee, una studentessa fuoricorso, sostituisce Battiato con la sua segretaria e nessuno batte ciglio. Crocetta affina l’arte del predecessore. E forse, quando pensa ai suoi rimpasti, ha l’occhio all’ultima giunta dell’ex, il Superlombardo. Ci sono poi altre analogie. Lombardo ha creato l’Mpa, Crocetta il Megafono con il quale ha messo radici in Senato ed in tutti i Consigli comunali dell’isola. Lombardo è stato il papà del nominificio al punto che nell’agosto 2012, quando da dimissionario era riuscito a sfornare 120 nomine in 3 mesi l’Ars votò il decreto bloccanomine. Ma se il buon Raffaele i consulenti li sceglieva tra gli alleati, Rosario si fida solo dei suoi. In 10 mesi ha totalizzato 100 nomine, ha commissariato il commissariabile, comprese le Province e si appresta a fare di più con Ato e manager sanità.

Oggi Crocetta è come Lombardo nel 2010, e da qualche parte i voti in Aula dovrà prenderli, con qualcuno in giunta dovrà governare. A meno che non ceda al Pd e molli Megafono e ambizioni. All’Ars può contare sui voti di Megafono, Udc, Art.4 e Drs e di volta in volta sui grillini, alleati della prima ora che però gli hanno dato fiducia fino a dicembre. Se dovesse ampliare la giunta a Art 4 e Drs rischierebbe di trovarsi fianco a fianco gli stessi ex assessori di quel predecessore al quale non vorrebbe mai somigliare.

In quella intervista di un anno fa, dal carcere, Cuffaro disse “li voglio vedere tra un po’”. E’ trascorso un anno e il Modello Sicilia è lontano al punto che se Crocetta dovesse riutilizzare quel termine i grillini lo denuncerebbero per millantato credito. Come ha detto il giornalista Pierangelo Buttafuoco “quello di Crocetta non è più un programma politico ma un palinsesto”. E’ come se fosse ancora in quello studio di LA7 nel quale ha annunciato, un anno fa, i primi due decreti, quello sui tagli alle indennità e quello sull’incandidabilità per gli indagati per associazione a delinquere e corruzione. “Se non li faccio entro tre mesi ce ne andiamo tutti a casa”. Poi però è andata in un altro modo.

Rosaria Brancato