Cronaca

Come ti cremo la nonna a sua insaputa, la sentenza

MESSINA – Ribaltone, in Corte di Cassazione, degli esiti giudiziari della curiosa vicenda della nonna cremata a Messina…a sua insaputa.

In Appello il processo ai nipoti accusati dagli altri parenti di aver “falsificato” le ultime volontà di un’anziana si era chiuso con l’assoluzione e l’annullamento dei risarcimenti. Ma i parenti che si erano costituiti parte civile, i cugini Bertuccio assistiti dall’avvocato Fabrizio Alessi, hanno chiesto ai giudici della Suprema corte di rivedere la sentenza, e i giudici della III sezione penale hanno annullato le assoluzioni e rinviato il fascicolo al giudice civile perché verifichi se c’è un danno e quindi stabilisca eventuali risarcimenti. Per gli imputati, i fratelli Arena difesi dall’avvocato Carlo Autru Ryolo, si tratta di un riconoscimento di responsabilità “senza pena”.

Circonvenzione di incapace della anziana e cerebrolesa madre, falsità in atto pubblico e dichiarate all’ufficiale di stato civile del Comune di Messina, violazione del sepolcro e distruzione del cadavere della propria nonna i reati contestati.

I due avrebbero cioè prodotto una serie di documenti per far risultare che la nonna defunta oltre 40 anni addietro aveva dato il consenso alla cremazione, per consentire l’allargamento del tumulo nel cimitero di Torre Faro a favore di figlio e nuora, appunto la coppia imputata. In realtà non soltanto la nonna non aveva mai dichiarato alcunché ma per ottenere l’allargamento del tumulo la coppia avrebbero approfittato dello stato di deficit cognitivo della stessa madre, affetta da una malattia incurabile.

“Viene così messo il punto su una vicenda tanto umanamente triste quanto di rilevanza giuridica: l’essere umano, anche quando deceduto, non può essere trattato alla stregua di un mero oggetto, sicché l’illegittima apertura di un loculo, la manomissione della salma o la sua cremazione fraudolentemente ottenuta, così come commessa dagli imputati nel caso di specie, integrano i reati di violazione di sepolcro, vilipendio e distruzione di cadavere, con conseguente diritto dei prossimi congiunti ad ottenere il risarcimento di tutti i danni morali ed esistenziali patiti”, commenta l’avvocato Alessi.