Undici corsisti dell’Ancol alla Regione: “Abbiamo studiato, fateci fare gli esami”

Nel pozzo senza fondo della Formazione le vittime, oltre al personale che non viene pagato, sono i corsisti e lo sono doppiamente: perché non trovano lavoro dopo il corso o, come nel caso dell’Ancol perché rischiano di non poterlo neanche completare. Undici partecipanti al corso per operatore socio-assistenziale dell’Ancol hanno scritto all’assessore regionale Nelli Scilabra, al governatore Crocetta, al Tribunale di Messina, per esporre il loro caso. Appena dieci giorni fa l’Ancol ha comunicato che la Regione ha sospeso il loro corso bandito nell’ambito del progetto Fas, avviso 20/2011. Con ogni probabilità il taglio rientra tra quelli avviati dalla Regione che ha revocato contributi e cancellato progetti per quegli Enti che presentavano una serie di irregolarità. L’Ancol fra l’altro è finito nei mesi scorsi al centro di un’inchiesta della Procura messinese in base alla quale l’Ente di formazione avrebbe percepito indebitamente 13 milioni e 600 mila euro dal 2006 al 2011. L’avviso di conclusione indagine ha raggiunto l’ex assessore comunale Melino Capone, con l’ipotesi di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. In particolare l’indagine della Guardia di finanza aveva accertato che Capone, commissario regionale dell’Ancol fino al 2005, si era visto revocare l’incarico nel 2006, ma aveva continuato ad operare presentando progetti formativi alla Regione per quasi 14 milioni di euro. Cifre che hanno consentito di aprire nuove sedi a Barcellona, Priolo Gargallo, Catania, Palermo e Mirabella Imbaccari e di effettuare numerose assunzioni. L’ex assessore ha assunto padre e madre (con stipendi medi da 3 mila euro al mese), il fratello, tre cugini e la cognata, nonché un elenco di familiari di esponenti politici di area Pdl. Nel frattempo oltre alle inchieste è scoppiato il terremoto nella formazione siciliana così che la nuova giunta ha invertito la rotta chiudendo i rubinetti e avviando controlli a tappeto. E’ in questo nuovo quadro che però s’inserisce il dramma di undici corsisti per operatore socio-assistenziale costretti adesso a scrivere alla Regione per raccontare la loro storia. Il corso infatti è stato sospeso il 13 febbraio dalla Regione, ma nel frattempo loro hanno già svolto 666 ore di lezioni, pari al 71,50% del monte ore complessivo e sono già pronti per fare l’esame di fine corso.

“Non entriamo nel merito della sospensione in quanto non sappiamo se scelta politica o giudiziaria-scrivono- ma a nostro avviso risulta essere illegittima. Vi invitiamo quindi a voler nominare un commissario per consentirci di effettuare l’esame che ci permette di ottenere l’attestato. Ci auguriamo che per una volta la scelleratezza della politica abbia il buon senso sulle aspettative di tanti disoccupati che sperano in un corso per poter trovare un lavoro”.

I corsisti sottolineano che, trascorsi 10 giorni senza avere risposte concrete, nomineranno un legale per fare ricorso alla Procura. Se la politica ha devastato il pianeta della Formazione lasciando solo macerie non possono essere gli anelli più deboli gli unici a pagare ed essere quindi doppiamente beffati.

Rosaria Brancato